Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber
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venerdì 3 febbraio 2017

GLI EVENTI ACAUSALI - Robert H. Hopcke

                                                              disegno di Marie Cardouat

Un modo diverso di pensare, in particolare secondo l’approccio che ci viene offerto dalla sincronicità, consente invece di fare i conti con la possibilità che eventi casuali siano significativi e non semplicemente privi di significato.
Quest’idea può rivelarsi un brutto colpo per il nostro io poiché mette in dubbio la sensazione di potere e di controllo assoluto che noi tutti creiamo per noi stessi.
La possibilità che accadano a noi eventi acausali, incontrollabili e in grado di avere effetti profondi, suscita una certa ansia. Come sostiene Marie-Louise von Franz, collaboratrice di Jung, “è il caso il nemico, il caso va eliminato…”; questa formulazione sintetica ben descrive l’atteggiamento generale sul ruolo degli eventi acausali nella vita di ciascuno di noi.
Robert H. Hopcke, Nulla succede per caso, Milano 2003, p. 31-32.


giovedì 2 febbraio 2017

L’ILLUSIONE DEL CONTROLLO - Robert H. Hopcke

                                                                 disegno di Marie Cardouat
La sincronicità ci costringe a liberarci della tirannia inconscia di un pensiero fondato sul principio di causa ed effetto. Perché mai, ci si potrebbe chiedere, abbiamo così radicata una visione dell’esistenza come catena di azioni e reazioni? Che vantaggio possiamo trarre dal credere che ogni legame dipenda necessariamente da rapporti di causa ed effetto?
Ritengo che il pensiero causale ci dia l’illusione di avere un potere assoluto su ciò che ci circonda e rafforzi in noi la sensazione di controllare il nostro destino, fornendo una visione piuttosto lusinghiera del nostro io. Il pensare in termini di causa ed effetto ci consente infatti di sentirci in grado di controllare la situazione, di staccarci dal mondo “esterno” e di agire su di esso.
Secondo questa prospettiva, a limitarci sono soltanto le conseguenze delle nostre azioni, ma se le accettiamo saremo in grado di agire, e anche liberamente.
Robert H. Hopcke, Nulla succede per caso, Milano 2003, p. 31.


martedì 11 ottobre 2016

SE TI SENTI OFFESO DA QUALCUNO – Carlos Castaneda (1925-1998)


“Un guerriero potrebbe essere ferito, ma non offeso”, disse. “Per il guerriero non c’è nulla di offensivo negli atti dei suoi simili, finché lui stesso agisce entro lo stato d’animo appropriato”.
“L’altra notte, tu non sei stato offeso dal leone. Il fatto che ci abbia dato la caccia non ti ha irritato. Non ti ho sentito maledirlo, né ti ho sentito dire che non aveva il diritto di inseguirci, Per quel che ne sapevi, avrebbe potuto essere un leone crudele e maligno. Ma tu non hai fatto una simile considerazione mentre cercavi di sfuggirgli”.
“Se tu fossi stato solo e il leone ti avesse preso e sbranato a morte, non ti sarebbe mai venuto in mente di lamentarti o di sentirti offeso dai suoi atti”.
Gli spiegai il mio modo di ragionare. Il leone e i miei simili non erano sullo stesso piano, perché conoscevo gli intimi sotterfugi degli uomini, mentre non sapevo nulla del leone. Quello che mi offendeva nei miei simili era che agivano malignamente e con consapevolezza.
“lo so, lo so”, disse pazientemente don Juan. “Raggiungere lo stato d’animo del guerriero non è cosa semplice. E’ una rivoluzione. Considerare uguali il leone, i topi d’acqua e i nostri simili è un magnifico atto dello spirito del guerriero. Per farlo ci vuole potere”.
Carlos Castaneda, Viaggio a Ixtlan. Le lezioni di don Juan, Astrolabio, Roma 1973, 118.


venerdì 24 giugno 2016

RIDURRE L’ENFASI SUI RISULTATI – Marco Orsi


L’enfasi sui risultati, la pressione sui bambini e sui ragazzi è lo specchio di un modello scolastico improntato alla dipendenza e alla passività.  Questa non è propriamente la strada per il tanto invocato apprendere ad apprendere, per l’acquisizione delle competenze, che è poi il cammino per incoraggiare i bambini ed i ragazzi ad essere protagonisti, in prima persona, della propria biografia. 
Così la scuola, anche se dichiara il contrario, si è strutturata secondo questo fiume carsico del potere dell’adulto che condiziona e plasma un modello pedagogico poco rispettoso, un’educazione depositaria direbbe P. Freire, incapace di incentrarsi su quell’ospitalità dell’ambiente formativo che fa sentire accolti e riconosciuti nella propria originalità, che sa attivare cooperazione,  che mette in grado di sollecitare l’esplorazione.
Tanta irrequietezza, demotivazione, disinteresse dei ragazzi e dei bambini, il famoso mal di scuola, ha la sua radice nel non riconoscimento di un’ambiguità che fa sì che la società adulta, e in particolare la scuola, ricerchi anche se ufficialmente si dice il contrario, il loro adattamento piuttosto che la loro libertà. 
Con Hannah Arendt viene da dire che la società ha paura della novità, vale a dire dei soggetti giovani, che in quanto nuovi nati  sono portatori di un inedito, che se accolto ci scompagina e ci rende insicuri.  Può essere allora che la scuola, magari in modo sotterraneo e sofisticato, visto che i metodi repressivi di una volta non sono più di moda, si strutturi più per delimitare, costringere, adattare, in luogo di ricercare la libertà, l’espressione di ciascuno, la cooperazione e la comunità? 
La scommessa della visione che il progetto Senza Zaino tenta di realizzare è forse condensata qui nel prendere il largo per provare nuove strade che pure sono vecchie.  C’è qui ancora tutta una tradizione che va da Rousseau a Pestalozzi, da Dewey a Montessori, da Freinet a Claparede, da Piaget e da Bruner e a Gardner che attende ancora un pieno compimento.
Marco Orsi, A scuola senza zaino, Erickson, Trento 2006


martedì 21 luglio 2015

IL POTERE – Gianrico Carofiglio


Il potere sulle altre persone è qualcosa di osceno e l'unico modo per renderlo tollerabile è il rispetto.
E' la regola più importante e anche la più facile da violare.
Gianrico Carofiglio, Le perfezioni provvisorie, Sellerio, Palermo 2010.


martedì 9 giugno 2015

IL POTERE - Tiziano Terzani


Io ho sempre provato una ripulsione per il potere. Forse, nel fondo sono un anarchico, ma a me vedere un presidente, un ministro, un generale, tutti con la loro aria tronfia, tutti con la loro pillola da rivenderti, mi ha sempre fatto ribrezzo. Il mio istinto è sempre stato di starne lontano. Proprio starne lontano, mentre oggi vedo tanti giovani che godono, che fioriscono all’idea di essere vicini al Potere, di dare del «tu» al Potere, di andarci a letto col Potere, di andarci a cena col Potere, per trarne lustro, gloria, informazioni magari.
Io questo non l’ho mai fatto. Lo puoi chiamare anche una forma di moralità. Perché il potere corrompe, il potere ti fagocita, il potere ti tira dentro di sé! Capisci? Se ti metti accanto a un candidato alla presidenza in una campagna elettorale, se vai a cena con lui e parli con lui diventi un suo scagnozzo, no? Un suo operatore. Non mi è mai piaciuto.
Tiziano Terzani, La fine è il mio inizio, Longanesi, Milano 2006.


venerdì 27 marzo 2015

NON SONO UN’AQUILA - Adriano Campiello

Non sono
un’aquila
che solo sulle cime
chiude l’ali:
sono un uccello
che si posa sugli alberi.
E non canto
per tutti, ma per voi
che, come me,
amate
questo dolce paese.

Adriano Campiello – 9 novembre 1976, “Un grande amore”, Posina (VI) 1983.

giovedì 19 febbraio 2015

UNA SOCIETA’ MECCANICISTICA - Pierre Lévy


L'affare del secolo consiste nel prendere potere o nel dominare, da un lato, mentre si è dominati dall'altro. In questi ambienti patologici i rapporti tra le persone somigliano a interazioni tra ingranaggi, cinghie di trasmissione, alberi a camme, in una grande macchina di cui ognuno tenta di prendere il controllo. La metafora popolare parla di un «nido di serpi». 
Partecipare a queste società di morti-viventi soffoca l'anima.

Pierre Lévy, Il fuoco liberatore

sabato 14 febbraio 2015

SII PADRONE DELLA TUA ANIMA - Pierre Lévy


Non lasciare che nessuno assuma potere nella tua anima, ovvero che nessuno ti faccia arrabbiare, che nessuno ecciti la tua invidia, il tuo orgoglio, ti seduca, ti illuda...
Sei padrone della tua anima.
Fai attenzione a come le persone che ti avvicinano fanno sorgere le tue emozioni: la collera con l'aggressione, la passione con la seduzione, l'orgoglio con la lusinga, il senso di colpa con l'accusa, la confusione con la menzogna, la paura con la minaccia, la speranza con la promessa ecc.
Osserva bene come funziona la manipolazione. In ultima analisi, sei sempre complice di questa manipolazione perché nessuno al di fuori di te può far nascere i tuoi sentimenti. Potresti sempre, se non evitarli totalmente, almeno osservare il loro sorgere e il loro dissolversi senza attaccartici, senza che le tue parole e i tuoi atti obbediscano loro.
Non appena smetti di vigilare sulla tua mente, non appena ti assenti dal tuo corpo e dalla tua presenza, non appena la luce della piena coscienza non risplende più al centro della tua anima-mondo, vieni manipolato, inizi a diventare un morto-vivente, una marionetta, e qualsiasi forza oscura può infiltrarsi nella tua vita.

Pierre Lévy, Il fuoco liberatore

venerdì 30 gennaio 2015

LA VOCE CHE CI SFINISCE - Pierre Lévy


L'«io» è proprio ciò che non smette di dire a mezza voce «non dovresti... fai male... dovresti invece... ecc.». Questa voce maledetta che si è stabilita al centro del nostro essere usurpa il posto dell'anima, si fa passare per lei. Ma invece di una natura di scintilla ha il carattere di una doccia fredda che ci sfinisce. Siamo diventati questa doccia fredda. Tutti coloro che ci criticano, ci colpevolizzano, ci demoralizzano si appoggiano su questa voce che tradisce la nostra vita dall'interno.
Inutile farla tacere. Accontentiamoci di sentirla in maniera distinta e di riconoscerla per ciò che è: il nostro incubo nemico. Perde il suo potere dal momento in cui viene riconosciuta.
Pierre Lévy, Il fuoco liberatore, Luca Sossella Editore, 2000.


domenica 14 dicembre 2014

MARIA, DONNA DI PARTE – Tonino Bello


No, non fu neutrale. Basta leggere il Magnificat per rendersi conto che Maria si è schierata. Ha preso posizione cioè dalla parte dei poveri, naturalmente. Degli umiliati e offesi di tutti i tempi. Dei discriminati dalla cattiveria umana e degli esclusi dalla forza del destino. Di tutti coloro, insomma, che non contano nulla davanti agli occhi della storia.
Non mi va di avallare certe interpretazioni che favoriscono una lettura puramente politica del Magnificat, quasi fosse, nella lotta continua tra oppressi e oppressori, una specie di marsigliese ante litteram del fronte cristiano di liberazione. Significherebbe ridurre di gran lunga gli orizzonti dei sentimenti di Maria, che ha cantato liberazioni più profonde e durature di quelle provocate dalle semplici rivolte sociali. I suoi accenti profetici, pur includendole, vanno oltre le rivendicazioni di una giustizia terrena, e scuotono l'assetto di ben più radicali iniquità.
Sta di fatto, però, che, sul piano storico, Maria ha fatto una precisa scelta di campo. Si è messa dalla parte dei vinti. Ha deciso di giocare con la squadra che perde. Ha scelto di agitare come bandiera gli stracci dei miserabili e non di impugnare i lucidi gagliardetti dei dominatori.
Si è arruolata, per così dire, nell'esercito dei poveri. Ma senza roteare le armi contro i ricchi. Bensì, invitandoli alla diserzione. E intonando, di fronte ai bivacchi notturni del suo accampamento, perché le udissero dall'alto, canzoni cariche di nostalgia. Ha esaltato, così, la misericordia di Dio. E ci ha rivelato che è partigiano anche Lui, visto che prende le difese degli umili e disperde i superbi nei pensieri del loro cuore; stende il suo braccio a favore dei deboli e fa rotolare i violenti dai loro piedistalli con le ossa in frantumi; ricolma di beni gli affamati e si diverte a rimandare i possidenti con un pugno di mosche in mano e con un palmo di naso in fronte.
Qualcuno forse troverà discriminatorio questo discorso, e si chiederà come possa conciliarsi la collocazione di Maria dalla parte dei poveri con l'universalità del suo amore e con la sua riconosciuta tenerezza per i peccatori, di cui i superbi, i prepotenti e i senza cuore sono la razza più inquietante.
La risposta non è semplice. Ma diventa chiara se si riflette che Maria non è come certe madri che, per amor di quieto vivere, danno ragione a tutti e, pur di non creare problemi, finiscono con l'assecondare i soprusi dei figli più discoli. No. Lei prende posizione. Senza ambiguità e senza mezze misure. La parte, però, su cui sceglie di attestarsi non è il fortilizio delle rivendicazioni di classe, e neppure la trincea degli interessi di un gruppo. Ma è il terreno, l'unico, dove lei spera che un giorno, ricomposti i conflitti, tutti i suoi figli, ex oppressi ed ex oppressori, ridiventati fratelli, possano trovare finalmente la loro liberazione.
Tonino Bello, Maria, Donna dei nostri giorni, Edizioni San Paolo


lunedì 28 aprile 2014

FURORE - John Steinbeck (1902-1968)


La vicenda narra l'epopea della 'biblica' trasmigrazione della famiglia Joad, che è costretta ad abbandonare la propria fattoria nell'Oklahoma a bordo di un autocarro e a tentare di insediarsi in California, dove spera di ricostruirsi un avvenire. Nella stessa situazione si trovano centinaia di altre famiglie, sfrattate dalle case dove avevano vissuto per generazioni perché le banche a cui avevano chiesto i prestiti non rinnovano i crediti e confiscano i terreni spedendo le "trattrici" a spianare tutto, comprese le abitazioni in legno.
La storia inizia con Tom, che è appena stato rilasciato sulla parola con un permesso speciale del carcere - dove ha già scontato quattro dei sette anni ai quali è stato condannato per aver ucciso un uomo che lo aveva accoltellato. Egli ritorna a casa attraversando un paesaggio desolato dall'aridità e dalle piogge torrenziali che rovinano l'ennesimo raccolto e che preannunciano la miseria incombente. Con la sua famiglia decide così di abbandonare l'Oklahoma per tentare la fortuna all'Ovest. Costoro intraprendono a bordo di un autocarro il lungo viaggio verso la California.
John Steinbeck, Furore, Bompiani, Milano 1940.
Nuova edizione: Bompiani 2013, nuova traduzione integrale di Sergio Claudio Perroni.

Titolo originale: The grapes of wrath, Copyright 1939 John Steinbeck

lunedì 7 aprile 2014

PAROLE DI SCUOLA - Mariapia Veladiano


Eppure il potere della parola è molto particolare. Perché la parola è affidata alla libertà degli uomini e delle donne che la pronunciano, e che l’ascoltano. E’ un potere «debole» in quanto la parola può essere letta, abbandonata, ignorata. Forte perché la parola può trasformare la vita. E quante ne ha trasformate.
La parola abita le aule di scuola.
Ecco la scelta di mettere al centro le parole. Perché possono essere forti senza essere violente, possono trasformare il mondo, possono ricostituire la fiducia e la giustizia, e mettono in gioco la volontà, l’intelligenza delle donne e degli uomini.
La terra della vita buona è un bel giardino di parole coltivate. Ed è un compito, questo, che oggi è quasi completamente affidato alla scuola. Perché il mondo intorno alla scuola vive una realtà in cui le parole sono dissipate, rovesciate, ossessivamente associate al contrario del loro primo lineare significato, piegate al volere e soprattutto al potere.
E allora resta la scuola, quando le parole si son perse, la scuola ritrova la strada. Qualcuno ha detto tempo fa che la scuola è un potere forte. Vero, ma non nel senso inteso da chi parlava. Potere fortissimo, sì, di dare ai bambini e poi ai cittadini le parole per dirsi, capirsi, difendersi, capire il sopruso e poi lottare contro l’ingiustizia.
Mariapia Veladiano, Parole di scuola, Trento 2014, p. 15-18 passim


venerdì 24 gennaio 2014

L'ANELLO DEBOLE - Stanislaw Jerzy Lec (1909-1966)


L’anello più debole della catena è anche il più forte, perché può spezzarla.

Stanislaw Jerzy Lec, Pensieri spettinati

mercoledì 9 ottobre 2013

LIBERTA' DALLE COSE - Chiara Frugoni


Senza l’avidità dell’avaro, del potente che vede soltanto ricchezza, onori e gloria, ci si può inoltrare con gioia e vivacità verso le “indicibile delizie” dello Sposo celeste.
Per Chiara, per la nobile Chiara memore di un parentado superbo e tracotante, la rinuncia all’esercizio del potere, all’affermazione sociale, all’amore e al possesso delle cose, è sinonimo di libertà mentale, garantisce il godimento e il dominio della propria coscienza interiore.

Chiara Frugoni, Storia di Chiara e Francesco, p. 110

martedì 1 ottobre 2013

SENZA ACCUMULARE MAI PROVVISTE - Chiara Frugoni

I primi frati lavoravano tutti, non per guadagnare ma per aiutare in spirito di servizio il prossimo, svolgendo qualsiasi mansione purché non comportasse un esercizio di potere. Accettavano come compenso soltanto un po’ di avanzi di cibo, per sfamarsi, ma senza accumulare mai provviste. Il nutrimento accettato o richiesto doveva corrispondere esclusivamente al fabbisogno giornaliero.
Chiara Frugoni, Storia di Chiara e Francesco, p. 39


domenica 29 settembre 2013

UN CERVELLO MERAVIGLIOSO - Dalai Lama


Come esseri umani, abbiamo tutti lo stesso potenziale.
Il cervello umano, fonte della nostra forza, è meraviglioso,
purché se ne faccia buon uso.
Se utilizziamo il nostro meraviglioso spirito umano in maniera negativa, non ne possono conseguire che catastrofi.

Dalai Lama 

mercoledì 31 luglio 2013

LE FAVOLE E I DRAGHI - G. K. Chesterton (1874-1936)


Le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono. 
Perché questo i bambini lo sanno già. 
Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti. 

Gilbert Keith Chesterton (1874-1936), Tremendous Trifles, 1909 

domenica 7 aprile 2013

DIVENTIAMO NOI STESSI IL CAMBIAMENTO - Patrizia M.



Sento ancora vivo l'eco del tuo messaggio pasquale: un bellissimo augurio!
Le profezie e i pronostici ci hanno distratto e la nostra attenzione è stata rivolta sempre con tanta apprensione alle calamità naturali: alla troppa abbondanza di pioggia, alle frequenti frane e alluvioni, alle inaspettate scosse di terremoto.
Se siamo sensibili ai fenomeni della Natura, non di certo trascuriamo quegli eventi sociali, economici, politici che determinano e scrivono la "nostra storia", la storia dell'Umanità.
E'stato singolare il gesto di Papa Benedetto XVI, cioè dimostrare a tutti che non si può essere legati al fascino del potere. Lui umilmente ha rinunciato alla sua carica e ha lasciato che un altro suo fratello, con maggiori forze fisiche, fosse il Pastore in cammino con la Chiesa del mondo. Entrambe sono due persone straordinarie che hanno percepito il malessere della gente generato dalla grande crisi economica che sta sconvolgendo diverse nazioni.
Al momento, non si fanno avanti veri capi politici capaci di gestire la grave situazione del Paese. Sono troppo impegnati a litigare, a pensare solo alle campagne elettorali, alle nuove elezioni, ma non sanno scegliere fra di loro il vero uomo politico (ammesso che ci sia) che sappia governare senza seconde finalità o intrighi di potere.
Ora mi chiedo, però, interpretando le parole di Gandhi, come possiamo diventare noi stessi il cambiamento che desideriamo vedere.
Forse ci vuole un altro segno forte dal Cielo.
Patrizia M.

giovedì 29 novembre 2012

LE CARICHE PUBBLICHE - Tommaso Moro (1478-1535)


A Utopia, chi si mostra ambizioso di cariche pubbliche perde ogni speranza di ottenerle. La vita sociale si svolge alla buona, perché nessun politico è borioso e terribile: sono chiamati padri e come tali si dimostrano. Nemmeno il principe in persona si distingue per veste o diadema, ma da un mazzo di spighe in mano; allo stesso modo, l’insegna del pontefice è un cero, che gli viene portato innanzi.
Tommaso Moro, L’Utopia, [1516], Bari-Roma 1993, p. 102
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