Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber
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martedì 4 ottobre 2016

QUARTA LEGGE DELLA SPIRITUALITA’ INDIANA


Quando qualcosa finisce, finisce”.

Proprio così. Se qualcosa nella nostra vita finisce, è per la nostra evoluzione e quindi è meglio lasciarlo, andare avanti e continuare ormai arricchiti dall’esperienza.

lunedì 3 ottobre 2016

TERZA LEGGE DELLA SPIRITUALITA’ INDIANA


Il momento in cui avviene è il momento giusto”.
Tutto inizia al momento giusto, non prima non dopo. Quando siamo pronti a iniziare un qualcosa di nuovo nella nostra vita, è allora che avverrà.

domenica 2 ottobre 2016

SECONDA LEGGE DELLA SPIRITUALITA’ INDIANA


Quello che succede è l’unica cosa che sarebbe potuta accadere”.
Niente, ma niente, assolutamente nulla di ciò che accade nella nostra vita avrebbe potuto essere altrimenti. Anche il più piccolo dettaglio. Non c’è un “se avessi fatto quello, sarebbe accaduto quell’altro…”. No. Quello che è successo era l’unica cosa che sarebbe potuta succedere, ed è stato così perché noi imparassimo la lezione e andassimo avanti. Ognuna delle situazioni che accadono nella nostra vita sono l’ideale, anche se la nostra mente e il nostro ego siano riluttanti e non disposti ad accettarlo.

sabato 1 ottobre 2016

PRIMA LEGGE DELLA SPIRITUALITA’ INDIANA


La persona che arriva è la persona giusta“.
Nessuno entra nella nostra vita per caso, tutte le persone intorno a noi, tutte quelle che interagiscono con noi, sono lì per un motivo.

mercoledì 2 marzo 2016

ABBIAMO SEMPRE RAGIONE? - Dale Carnegie (1888-1955)


Quando Theodore Roosevelt era alla Casa Bianca, disse che per lui il massimo sarebbe stato di trovarsi dalla parte della ragione il 75% delle volte.
Se questa era l'aspirazione più alta di uno degli uomini più in gamba del XX secolo, che aspettarsi da noi, miseri mortali?

Dale Carnegie, Come trattare gli altri e farseli amici, 1936, ed. it. Bompiani, Milano 2001, p. 138.

venerdì 12 febbraio 2016

LA CONDOTTA DEL SAGGIO – Gabriella Caramore

Sconfiggere l’ira, perdonare: questa è la condotta del saggio. Non è accumulando ira che si sconfigge l’ira. Non è con altro male che si cancella il male. Non con la rivolta si vince l’umana fragilità. Ma con l’accoglienza paziente di ciò che accade.

Gabriella Caramore, Pazienza, Il Mulino, Bologna 2014, p. 43.

giovedì 11 febbraio 2016

QUESTO MONDO E’ DEI PAZIENTI - dal Mahabharata

Questo mondo è dei pazienti; quello di là è dei pazienti. In questo mondo ottengono il rispetto universale; in quello di là hanno accesso al cammino propizio.
Gli uomini che tengono sempre sotto controllo la propria ira mediante la pazienza hanno accesso ai mondi supremi: per questo la pazienza è stimata come la suprema virtù.

Arjuna e l'uomo della montagna (dal Mahabharata), a cura di Alberto Pelissero, Il Leone verde, Torino 1997, p. 113

mercoledì 10 febbraio 2016

IL PERDONO E’ PROPRIO DELL’ESSERE SUPERIORE - dal Mahabharata

Un uomo deve esercitare il perdono e la pazienza in ogni caso avverso, giacché la pazienza è l’esistenza stessa degli esseri, ciò che è proclamato essere la loro nascita.
Un uomo insultato, percosso, spinto all’ira da uno più forte, se riesce a perdonarlo, e a sconfiggere l’ira per sempre, è un saggio, un individuo superiore.

Arjuna e l'uomo della montagna (dal Mahabharata), a cura di Alberto Pelissero, Il Leone verde, Torino 1997, p. 112

venerdì 5 febbraio 2016

L’UOMO AUTOREVOLE – dal Mahabharata


Quel che i saggi, nella loro lungimiranza, chiamano uomo autorevole è senz’alcun dubbio esente dall’ira.
I saggi, che percepiscono le cose così come sono, definiscono autorevole chi è in grado di tenere a freno la propria ira nel momento in cui sorge, valendosi del discernimento.
Un uomo in preda all’ira non scorge più il proprio obiettivo, non riesce più a scorgere alcun limite.
Un uomo in preda all’ira colpirà gli innocenti e giungerà a levare empiamente la mano sul proprio maestro. E dunque, se si vuole esercitare l'autorità, occorre porre un freno all'ira.

Arjuna e l'uomo della montagna (dal Mahabharata), a cura di Alberto Pelissero, Il Leone verde, Torino 1997, p. 110

giovedì 4 febbraio 2016

PIU’ IN BASSO DELLE MONTAGNE – Lao Tse (VI sec. a.C.)

Il motivo per il quale fiumi e mari ricevono l’omaggio delle sorgenti di centinaia di monti sta nel fatto che fiumi e mari stanno più in basso delle montagne. E così possono regnare sulle sorgenti lontane.
Così il saggio che desidera porsi al disopra degli uomini di fatto si pone al disotto di loro; il saggio che desidera porsi davanti agli uomini, di fatto si pone dopo di loro. Così, benché il suo posto sia sopra gli uomini, essi non risentono del suo peso; benché il suo posto sia davanti a tutti loro, essi non se ne sentono offesi.

Lao Tse

giovedì 2 luglio 2015

L’ORSIGNA – Tiziano Terzani



Allora io avevo qui la mia seconda patria che ha rappresentato, me ne rendo conto ora, la magia nella mia vita. Perché questo posto è misterioso, è una valle chiusa che non va da nessuna parte, con una storia di grande povertà. La gente viveva in case fatte di pietre, con finestre piccolissime perché non entrasse il freddo, molte erano addirittura senza camino. Quello che ci ha venduto la terra era un uomo straordinario che stava con la moglie, di cui dicevano che era una strega, in una stanza dalle pareti nere di fumo.
Così viveva la gente. Viveva di castagne, di funghi e del granturco che coltivavano, però erano tutti poeti. Prima di tutto perché erano pastori, gente che con un filo d’erba in bocca stava in cima a una montagna a guardare il gregge e a pensare alla vita, a Dio, alla natura.
Tiziano Terzani, La fine è il mio inizio, Longanesi, Milano 2006.


mercoledì 3 giugno 2015

IL CONTADINO SAGGIO – Racconto cinese


C'era una volta un contadino cinese, era molto povero, per vivere lavorava duramente la terra con l'aiuto di suo figlio, ma possedeva il grande dono della saggezza.
Un giorno il figlio gli disse: - Padre che disgrazia, il nostro cavallo è scappato dalla stalla!
- Perché la chiami disgrazia? rispose il padre! - Aspettiamo e vediamo cosa succederà nel tempo!
Qualche giorno dopo il cavallo ritornò portando con sé una mandria di cavalli selvatici.
- Padre che fortuna! Esclamò questa volta il ragazzo. - Il nostro cavallo ci ha portato una mandria di cavalli selvatici.
- Perché la chiami fortuna! rispose il padre. Aspettiamo e vediamo cosa succederà nel tempo.
Qualche giorno dopo, il giovane nel tentativo di addomesticare uno dei cavalli, venne disarcionato e cadde al suolo fratturandosi una gamba.
- Padre che disgrazia, mi sono fratturato una gamba.
Ma anche questa volta il saggio padre sentenziò: - Perché la chiami disgrazia? Aspettiamo e vediamo cosa succede nel tempo.
Ma il ragazzo per nulla convinto delle sagge parole del padre, continuava a lamentarsi nel suo letto.
Qualche tempo dopo, passarono per il villaggio gli inviati del re con il compito di reclutare i giovani da inviare in guerra. Anche la casa del vecchio contadino venne visitata dai soldati reali, ma quando trovarono il giovane a letto, con la gamba immobilizzata, lo lasciarono stare per proseguire il loro cammino.
Qualche tempo dopo scoppiò la guerra e molti giovani morirono nel campo di battaglia, il giovane si salvò a causa della sua gamba zoppa.

Fu così che il giovane capì che non bisogna mai dare per scontato né la disgrazia né la fortuna, ma che bisogna dare tempo al tempo per vedere cosa è bene e cosa è male.

lunedì 2 marzo 2015

IL VECCHIO GUFO - Comunità di Bose


Sopra una vecchia quercia 
c'era un vecchio gufo,
più sapeva e più taceva,
più taceva e più sapeva.

domenica 1 marzo 2015

IL SOLE NELLA PIOGGIA - Alice



Nelle leggende dei popoli che vivono oltre gli oceani
gli amplessi con la terra per vincerne la sterilità
e rinnovano i cicli della vita alla luce dei falò
ma sedendo quietamente l'autunno viene da sé.

Le litanie delle donne dei villaggi dell'Indonesia
davanti ai simboli di pietra invocano la fertilità
ma intanto l'universo geme nelle doglie del parto
quelli che sanno le cose non parlano.

E vedi il sole nella pioggia… e il sole nella pioggia.

Nelle valli dove le acque scorrono in silenzio
le iniziative personali, i rituali, non servono.
Il mondo è un’ombra che cammina nel fiume del Tao
e la luna alla finestra il ladro non la porta via.

E vedi il sole nella pioggia… e il sole nella pioggia.

Alice, "Il sole nella pioggia", 1989


sabato 28 febbraio 2015

COLORO CHE SANNO - Lao Tzu


Coloro che sanno non parlano,
coloro che parlano non sanno.

Lao Tzu (604 a.C. - 531 a.C)

venerdì 27 febbraio 2015

COLORO CHE SANNO - Platone


I migliori degli scritti non sono altro che mezzi per un richiamo alla memoria di coloro che già sanno.

Platone, Fedro, 275 D

giovedì 26 febbraio 2015

COLORO CHE SANNO - Eschilo


Io, volentieri, a coloro che sanno parlo,
a coloro che non sanno mi nascondo.

Eschilo, Agamennone, 38 s.

venerdì 16 gennaio 2015

L’APERTURA - Adyashanti


Non è tanto il pensiero, ma sono i cinque sensi che ti danno l'accesso più veloce a quest'apertura verso la tua vera natura. Ad esempio, se ascolti questo istante per intero, in ogni suo aspetto, e non solo i suoni che giungono alle orecchie, se senti tutto l'attimo presente, con tutto te stesso, ti apri ben oltre i confini del tuo piccolo io. Appare una sensazione particolare nel tuo corpo, e la senti - si estende, si allarga. Senti la quiete assoluta. Senti gli uccellini. Senti com'è sentire un suono.
I cinque sensi ti danno accesso immediato, al di là della realtà virtuale mentale, a qualcosa che non è cercato dalla mente. È sbalorditivo ciò che accade, quando consenti ai tuoi cinque sensi di spalancarsi. Ti rendi conto che il novantanove per cento del tuo problema è dovuto al fatto di relegare, concentrare tutto in una sola direzione, mentre quando ti apri alla totalità tutto diventa chiarissimo. E se ricominci a soffrire, è perché i tuoi cinque sensi hanno rinunciato a rivolgersi alla totalità per concentrarsi su una cosa sola, che causa sofferenza.

Adyashanti, La danza del vuoto

mercoledì 14 gennaio 2015

LA NON VIOLENZA – Mahatma Gandhi



La somma dell’esperienza dei saggi del mondo è a nostra disposizione e lo sarà per tutto il tempo a venire.
Non vi sono molte verità fondamentali, ma una sola verità fondamentale che è la Verità stessa, conosciuta altrimenti come Non-violenza.
La non-violenza è la legge della nostra specie, come la violenza è la legge dei bruti. Lo spirito resta dormiente nel bruto ed egli non conosce altra legge che quella della forza fisica. La dignità dell’uomo esige ubbidienza a una legge più alta, alla forza dello spirito.

Mahatma Gandhi
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