Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber
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giovedì 19 novembre 2015

IMPARATE PAROLE - Nadia Vidale


Cari ragazzi,
a pochi mesi dall’attacco alla redazione di Charlie Hebdo, i fatti di Parigi della scorsa notte hanno rinnovato in Europa l’esperienza della barbarie.
Stavolta, però, i terroristi hanno colpito uomini e donne riuniti in luoghi di pace e bellezza: ciò prova che lo “scontro di civiltà”, che alcuni temono, non c’è.
La civiltà sul pianeta è una soltanto: ne fanno parte i credenti, di tutte le fedi, che rifiutano che, in nome di Dio, possa giustificarsi il disprezzo dell’uomo, e i non credenti che rifiutano, in nome dell’intelligenza che a nessuno è negata, che una strage di innocenti possa mai rappresentare la soluzione a un qualsiasi problema. Ma che dire dei giovani che, a questa illusione atroce, sacrificano la vita propria e altrui? Quale arroganza li nutre?
La civiltà, unica sul pianeta, è di tutti e soli coloro che accettano di affrontare i conflitti, le crisi, le difficoltà con l’arma della parola, che però, come tutte le armi, occorre imparare a maneggiare.
Nella tristezza di questa giornata, si fa dunque strada la considerazione che, oggi, il vostro compito è più chiaro: leggete, ragazzi, imparate parole, imparatene tantissime, in tutte le lingue: ce n’è una per ogni sfumatura del vostro cuore e dei vostri pensieri, una per ogni sfumatura del cuore e dei pensieri degli altri; senza la sfumatura, tutto diventa piatto e l’infinita ricchezza di sé e dell’incontro con l’altro si perde, perché la comunicazione viene semplificata, banalizzata, abolita.
Imparate moltissime parole e esercitatevi a usarle: scoprirete che capirsi non è facile, che il malinteso è dietro l’angolo e il chiarimento arriva solo dopo, se ci diamo il tempo di arrivarci, se abbiamo o siamo disposti a cercare le parole per farlo. Sforzatevi di essere precisi, state attenti al dettaglio, siate pazienti se non capite subito o se qualcuno non vi capisce subito.
È un cammino che può essere lunghissimo e molte volte frustrante, ma una è la via della pace e non ammette scorciatoie. La pace non è andare tutti d’accordo: è capire che ciò che è radicalmente diverso può non essere nemico, pur restando diverso. È scoprire che non occorre annientare nessuno perché si compiano o il volere di Dio o il progetto della nostra vita.
Nadia Vidale, dirigente scolastico


mercoledì 18 novembre 2015

LE STESSE LACRIME - Francesco Callegari


Lo stesso piombo di Beirut e di Parigi ha lacerato la nostra mente 
e il nostro cuore.

Mogli e fratelli, figlie e mariti sono pianti da lacrime 
dello stesso colore.


lunedì 16 novembre 2015

NON NEL MIO NOME – Oriana D’Anna


Caro direttore,
come insegnante di una scuola primaria di Milano, formata da 22 alunni di cui solo cinque di nazionalità italiana, e di cui 12 di religione musulmana, mi interrogo su quello che vedrò riflesso sui volti dei bambini dopo i fatti di Parigi.
Gli episodi di terrorismo ci interrogano sia come cittadini sia come uomini e donne di buona volontà, ma soprattutto come membri di una società multietnica. Chiedo pertanto e mi auguro che si alzino tutti i musulmani che risiedono in Occidente al grido «non nel mio nome». Vorrei che la loro voce si alzasse così da sentirla chiaramente e nitidamente.
Spero che in Italia si alzino tutti i genitori musulmani degli alunni che dividono i banchi con i nostri figli, si alzino i papà e le mamme per dire ai loro bimbi cos'è davvero l'Islam così da spiegarlo anche a noi, affinché possano aiutarci a capire e a sentire la condanna di ciò che è male per perseguire, insieme a chi non è musulmano, ciò che è bene. Mi auguro un confronto alla luce della verità. Auspico che i popoli musulmani possano interrogarsi sulla loro identità, chiarirsela e chiarirla a noi che li accogliamo nelle scuole, nelle case. Mi auguro, entrando in classe, di poter scorgere nei volti dei miei alunni musulmani un riflesso, una traccia del fatto che nelle loro famiglie si condivida il desiderio di pace e si lavori perché ciò che abbiamo visto non accada più nel loro nome.
Mi chiedo allora se non sia opportuno cambiare qualcosa nella scuola e nelle politiche di accoglienza. Perché non introdurre l'insegnamento della lingua araba nelle scuole europee? Non certo per diventare arabi ma per aumentare gli strumenti di dialogo. Mi chiedo perché non la smettiamo di pensare di abbattere le differenze annullandole, ma accogliendole. Oggi nelle scuole si evita di parlare di alcuni soggetti d'arte perché troppo cristiani, si evita di parlare di alcune feste religiose per non urtare chi non è di fede cristiana, si festeggia Halloween ma non si specifica che la festa è quella di Ognissanti. Una ricorrenza che costringerebbe a parlare della morte, di affrontarla e inquadrarla nella cornice della verità. Ebbene la morte entra però nelle nostre case con gli attentati, le guerre e gli attacchi terroristici. Molti militanti dell'Isis sono giovani che hanno studiato in Europa. E' giusto chiedersi cosa non ha funzionato nel processo scolastico, nel processo di socializzazione e di accoglienza.
Non è negando le differenze culturali e religiose che si affronta il problema della convivenza, ma crescendo nella competenza. Conoscere le nostre tradizioni e accoglierne di nuove senza negare la nostra identità e quella altra da noi. Per questo si auspica che i musulmani residenti nel nostro territorio si alzino a far conoscere la loro cultura nel dialogo.
Oriana D'Anna, insegnante su La Stampa, 16 novembre 2015.


martedì 10 novembre 2015

LE ETICHETTE – Ruth Bebermeyer


Non ho mai visto un uomo pigro:
ho visto un uomo che non ha mai corso
mentre lo stavo guardando, ed ho visto
un uomo che talvolta faceva un sonnellino tra pranzo e cena,
e che rimaneva a casa in un giorno di pioggia,
ma non era un uomo pigro. Prima di chiamarmi pazza,
pensateci, lui era un “uomo pigro”
o faceva soltanto cose che definiamo “pigre”?
Non ho mai visto un bambino stupido;
ho visto un bambino che talvolta ha fatto
cose che non ho compreso
o cose in modi che non avevo previsto;
ho visto un bambino che non aveva visto
quegli stessi luoghi dov'ero stata io,
ma non era un bambino stupido.
Prima di chiamarlo stupido,
pensateci, lui era un "bambino stupido"
o soltanto sapeva cose diverse da quelle che sapete voi?
Ho guardato il più intensamente possibile
ma non ho mai visto un cuoco;
ho visto una persona che mescolava
ingredienti che poi avremmo mangiato,
una persona che girava una manovella
e sorvegliava il forno che cuoceva la carne,
ho visto queste cose ma non ho visto un cuoco.
Ditemi, se guardate, vedete un cuoco
o qualcuno che fa delle cose che chiamiamo cucinare?
Quello che alcuni chiamano pigro
altri lo chiamano stanco o bonario,
quella che alcuni chiamano stupidità
altri la chiamano soltanto una diversa conoscenza.
Così sono giunta alla conclusione,
che se non mescoliamo ciò che vediamo
con quella che è la nostra opinione,
ci salveremo dalla confusione.
E questo, io lo so è ancora soltanto la mia opinione.

Ruth Bebermeyer, tratto da Marshall B. Rosenberg, Le parole sono finestre [oppure muri], Introduzione alla Comunicazione Nonviolenta, Edizioni Esserci, Reggio Emilia 2003, p. 49-50.


sabato 11 luglio 2015

LA PARSIMONIA – Tiziano Terzani


Occorrono nuovi modelli di sviluppo. Non solo crescita, ma parsimonia. Vedi, Folco, io dico che bisogna liberarsi dei desideri.
Ma proprio per il perverso sistema del consumismo la nostra vita è tutta centrata su giochi, sport, mangiare, piaceri. Il problema è uscire da questo circolo vizioso: una cosa dopo l’altra dopo l’altra. Porca miseria, questo ti impone dei comportamenti che sono assolutamente assurdi. Tu non vuoi certe cose ma il sistema del consumismo ti convince, ti seduce a volerle. Tutta la tua vita dipende da quel meccanismo.
Se invece cominci a non parteciparvi resistendo, digiunando, allora è come se usassi la non violenza contro la violenza. La violenza che ci fa alla fine? Mica te la possono cacciare in gola, la roba!
Tiziano Terzani, La fine è il mio inizio, Longanesi, Milano 2006.


sabato 4 luglio 2015

IL VALORE DELLA NON VIOLENZA – Tiziano Terzani


L’educazione dovrebbe cominciare con l’insegnare il valore della non violenza, che ha a che fare poi con tutto: con l’essere vegetariani, col rispettare il mondo, col pensare che questa terra non te l’han data a te, che è di tutti e tu non puoi impunemente metterti a tagliare e a fare buchi.
Il guaio è, secondo me, che tutto il sistema è fatto in modo che l’uomo, senza neppure accorgersene, comincia sin da bambino a entrare in una mentalità che gli impedisce di pensare qualsiasi altra cosa. Finisce che non c’è nemmeno più bisogno della dittatura ormai, perché la dittatura è quella della scuola, della televisione, di quello che ti insegnano. Spegni la televisione e guadagni la libertà.
Tiziano Terzani, La fine è il mio inizio, Longanesi, Milano 2006.


mercoledì 14 gennaio 2015

LA NON VIOLENZA – Mahatma Gandhi



La somma dell’esperienza dei saggi del mondo è a nostra disposizione e lo sarà per tutto il tempo a venire.
Non vi sono molte verità fondamentali, ma una sola verità fondamentale che è la Verità stessa, conosciuta altrimenti come Non-violenza.
La non-violenza è la legge della nostra specie, come la violenza è la legge dei bruti. Lo spirito resta dormiente nel bruto ed egli non conosce altra legge che quella della forza fisica. La dignità dell’uomo esige ubbidienza a una legge più alta, alla forza dello spirito.

Mahatma Gandhi

giovedì 25 settembre 2014

CONTRO TUTTE LE GUERRE - Papa Francesco


La guerra è solo una sconfitta per l'umanità, la guerra porta solo morte. 
In ogni violenza e in ogni guerra facciamo rinascere Caino.
Finisca il rumore delle armi! Abbiamo perfezionato le nostre armi, la nostra coscienza si è addormentata.

Papa Francesco, San Pietro, 7 settembre 2013

mercoledì 24 settembre 2014

CONTRO LE GUERRE DI RELIGIONE - Papa Francesco


"Nessuno pensi di poter farsi scudo di Dio mentre progetta e compie atti di violenza e di sopraffazione. Nessuno prenda a pretesto la religione per le proprie azioni contrarie alla dignità dell'uomo e ai suoi diritti fondamentali, in primo luogo quello alla vita ed alla libertà religiosa di tutti!".

Papa Francesco a Tirana, 21 settembre 2014
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