Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber
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sabato 12 maggio 2012

LETTERA APERTA A MARCO ROSSI DORIA "MAESTRO DI STRADA" - Simonetta Salacone



Carissimo collega,
(mi permetto questa confidenza in nome di una professione , quella docente, che anche io ho svolto con passione e che, credo, dia un senso alla tua presenza, oggi, nel Governo dei tecnici) come ben sai, sulla scuola italiana, sempre più investita da tagli agli organici, alle risorse finanziarie, ai servizi di supporto; afflitta per il prossimo anno scolastico da dimensionamenti che produrranno “iperistituti” con numeri mostruosi di plessi e sezioni staccate; sempre più tormentata dalla precarietà dei docenti; oberata da compiti di amministrazione e gestione impropri, in nome di un’autonomia che, senza risorse, si è ridotta ad un “fai da te” dei poveri…su questa scuola umiliata, offesa, accusata di inefficienza anche quando riesce a dare prestazioni di qualità in situazioni di deserti culturali e sociali….si sta per abbattere di nuovo il tormentone delle prove dell‘INVALSI.
Il Ministero si ostina ad ignorare il disagio e la resistenza che gran parte dei docenti, spesso quella più qualificata e motivata, esprime da anni verso un progetto che l’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Scolastico Italiano intende effettuare con prove (per lo più test a risposta chiusa) a cui quest’anno verranno sottoposti, fra il 9 e il 16 maggio, tutti gli alunni delle classi I e V della Primaria, delle classi I della Secondaria di primo grado e delle classi II della Secondaria di secondo grado.
Le prove , come nei precedenti anni scolastici, verranno somministrate con modalità identiche su tutto il territorio nazionale, a prescindere dai contesti socio – culturali, dalla composizione delle classi, dai programmi effettivamente svolti, dai sistemi di valutazione adottati dai Collegi dei docenti e dai Consigli di classe.
La valutazione è tema delicato che non si può affrontare in maniera parziale e senza una interlocuzione continua e approfondita con i docenti che nelle scuole operano . I Collegi sanno ben distinguere la valutazione formativa, che si svolge lungo tutto il percorso annuale, da quella finale o sommativa. Sanno che il “valore aggiunto” di una scuola non si misura solo attraverso i risultati ottenuti in termini di abilità da tutti gli alunni, in un certo momento dell’anno, ma anche attraverso i percorsi realizzati per non perdere i soggetti più fragili e attraverso la capacità che i docenti esprimono di leggere i bisogni educativi dei singoli alunni e di sostenerne lo sviluppo complessivo della personalità.

martedì 3 gennaio 2012

GLI OCCHIALI DI DIO - Renzo Zocca


Nella redazione del cielo si è liberato un posto di giornalista, come inviato speciale sulla terra. Io sono pronto per il grande esame. So benissimo che lo stile del Padre Eterno è molto diverso da quello degli uomini sulla terra. Ogni fatto va narrato solo al positivo.
Arriva il momento tanto atteso. Sono nell’ufficio di Dio. E al suo cospetto supero a pieni voti la prova teorica. Mi compiaccio e, in un momento di paura, sfruttando la sua assenza frugo furtivamente con lo sguardo le sue cose. Scorgo, sulla scrivania, i suoi occhiali. La tentazione è forte. L’euforia del momento mi fa esitare, in un attimo, ecco inforcati gli occhiali. Rimango letteralmente estasiato. Con gli occhiali vedo tutto chiaro e trasparente. Di ogni cosa mi appare la realtà più profonda. Nessun segreto si nasconde ai miei occhi. Guardo all’ingiù e fermo lo sguardo su un possidente terriero che sfrutta gli extracomunitari per lavori massacranti senza un’assicurazione, né compenso. In questo momento, ne sta proprio assoldando uno. Non sopporto oltre. E senza esitazione alcuna raccolgo lo sgabello sotto la scrivania e glielo scaravento in testa.
Ma ecco che ritorna Dio. Testimone invisibile e silenzioso di tutto mi chiede spiegazione di tal gesto. Ma è chiaro:”Quel disonesto va punito!” Esclamo con voce forte e assetata di giustizia. “Ah, no. Non ti rendi conto che ti sei messo i miei occhiali, ma non il mio cuore?”. “Ha diritto di giudicare, solo chi ha il potere di salvare”. Mi sorride e come un buon padre mi raccomanda: “E ora va, e scrivi con il cuore”

Renzo Zocca, Arena giovani, 10 maggio 1995

venerdì 28 ottobre 2011

LA COMPETENZA - Scuola di Barbiana


Agli esami di ginnastica, il professore ci buttò un pallone e ci disse: “Giocate a pallacanestro”. Noi non si sapeva. Il professore ci guardò con disprezzo: “Ragazzi infelici”.
Anche lui come voi. L’abilità in un rito convenzionale gli pareva importante. Disse al preside che non avevamo “educazione fisica” e voleva rimandarci a settembre.
Ognuno di noi era capace di arrampicarsi su una quercia. Lassù lasciare andare le mani e a colpi d’accetta buttare giù un ramo d’un quintale. Poi trascinarlo sulla neve fin sulla soglia di casa ai piedi della mamma.
M’hanno raccontato di un signore a Firenze che sale in casa sua con l’ascensore. Poi s’è comprato un altro aggeggio costoso e fa finta di remare. Voi in educazione fisica gli dareste dieci.
Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, p. 29-30

domenica 3 luglio 2011

23. VOTO FINALE - Francesco Callegari



Esame di terza media, anzi “Esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione”. 
Dopo l’estenuante tour de force degli scrutini di ammissione, dopo un numero di prove scritte superiore perfino all’esame di maturità e dopo ore e ore di colloqui orali è finalmente giunto il momento di stabilire il voto finale per ciascun candidato.
A questo punto, emergono solitamente le due diverse posizioni proprie dei docenti della scuola dell’obbligo: due visioni e due convinzioni assolutamente legittime, ma apparentemente inconciliabili tra loro.

La prima visione è quella dei docenti convinti che il ragazzo si debba conquistare il voto finale all’Esame di Stato prova dopo prova. Il risultato finale sarà misurato oggettivamente sulla base delle chiare prescrizioni normative:
“Il voto finale è costituito dalla media dei voti in decimi ottenuti nelle singole prove e nel giudizio di idoneità arrotondata all’unità superiore per frazione pari o superiore a 0,5” Art. 3 comma 6 del D.P.R. 122/2009. Più chiaro di così!

La seconda visione è quella dei docenti convinti di conoscere ormai, dopo tre, quattro o, Dio non voglia, cinque anni di scuola media, il valore del ragazzo che hanno di fronte e non sarà certo un esame andato troppo bene o troppo male a far cambiare loro opinione. La loro valutazione sarà pertanto formulata sulla base delle chiare indicazioni ministeriali:
“Sarà perciò cura precipua della Commissione e delle Sottocommissioni d’esame, e della professionalità dei loro componenti, far sì che il voto conclusivo sia il frutto meditato di una valutazione collegiale delle diverse prove e del complessivo percorso scolastico dei giovani candidati” C.M. 49 del 20 maggio 2010 e C.M. 46 del 26 maggio 2011. Più chiaro di così!   

E così allo scrutinio avremo da una parte i docenti che giustamente non vogliono svilire il valore dell’Esame di Stato, e dall’altra avremo i docenti che, altrettanto giustamente, non vogliono che sia perso il senso del percorso scolastico di un allievo che ha dato il meglio di sé durante gli anni di scuola e che, malauguratamente, è scivolato sulle prove scritte o all’orale.

Durante la discussione, queste due diverse posizioni emergono chiarissime e corrispondono naturalmente all’idea che ciascuno ha della scuola. Alla fine, però, il candidato deve uscire con un voto. Ed è il voto con cui si presenterà alle superiori, alla società, alla vita. Il voto che egli sente come il “valore” che gli viene dato e che quindi porterà con sé e ricorderà per sempre.

In una lettera che vi ho scritto un paio di anni fa (Il triangolo e il primo violino) vi esortavo a tenere sempre a mente la differenza tra “misurare” e “valutare”. Non a tutte le tipologie di docenti è richiesto questo: durante un esame universitario, per esempio, vengono soprattutto “misurati” i livelli di conoscenza teorica o i gradi di competenza tecnica. Nel caso però di un docente che è anche un educatore, la misurazione risulta essere del tutto funzionale alla valutazione e non può mai essere considerata fine a se stessa, pena l’annullamento della funzione pedagogica propria del docente della scuola dell’obbligo. Una scuola che, come dice il nome stesso, ha l’obbligo di accompagnare gli allievi in un percorso personale, guidandoli in otto anni ad acquisire le competenze di base utili a ricoprire il loro specifico ruolo nella società. E in questo risiede il compito orientativo della scuola dell’obbligo!

Ogni ragazzo ha una propria vocazione da scoprire, ma ha anche un’immagine di sé: ciascuno nel proprio intimo si dà in qualche modo un “valore”. Un valore che noi stessi come docenti abbiamo contribuito a definire durante le giornate scolastiche, le discussioni in classe, le interrogazioni, i compiti. Credo sia giusto tenere conto anche di questo.

Quale può essere allora il senso della valutazione alla fine del primo esame scolastico cui i nostri ragazzi vengono di fatto sottoposti?
Una possibile risposta, in grado di contemperare le due visioni,  potrebbe essere quella di considerare l’esame di Stato una tappa estremamente importante per gli allievi, ma non risolutiva per i docenti. Il giusto valore dell’esame non viene sottolineato da una misurazione che poco ha a che vedere con la valutazione che l’allievo ha fatto di se stesso e che i docenti hanno via via affinato durante i suoi anni di sviluppo e di maturazione. Il giusto valore dell’esame viene dato valorizzando l’allievo ed “evidenziando i punti di forza nella preparazione dei candidati anche in funzione orientativa rispetto al proseguimento degli studi” C.M. 49/2010.

Valutazione dunque come valorizzazione:  ne “Il triangolo e il primo violino” potrete trovare altri spunti di riflessione.

Vi invito a non dare mai nulla per scontato, a non pensare di avere la verità in tasca, a non ritenere di avere raggiunto la meta e di non avere più nulla da imparare da nessuno. Ma, con l’umiltà di chi sa di non sapere, vi auguro e mi auguro di saper fare sempre tesoro delle idee diverse dalle nostre, perché solo confrontandole con quelle degli altri potremo confermare la bontà delle nostre posizioni o migliorare le nostre convinzioni. 
Vi auguro e mi auguro di avere anche come don Chisciotte il coraggio di guardare al di là delle apparenze e di trovare sempre la forza di scagliarci contro tutti quei mulini a vento che vorrebbero intralciare la nostra strada verso un mondo più giusto.

Francesco Callegari
Dirigente Scolastico
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