Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber
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venerdì 8 maggio 2015

NESSUNO PUO’ RESTITUIRE IL TEMPO - Seneca


Nulla ci appartiene, Lucilio, soltanto il tempo è nostro; la natura ci ha dato il possesso di quest’unico bene che fugge e scivola via, dal quale, però, esclude chi vuole esserne escluso. 
E gli uomini sono così stolti che, se ottengono cose insignificanti e di nessun valore e sicuramente recuperabili, accettano che vengano loro messe in conto, e invece nessuno per aver ricevuto il tempo ritiene di dover nulla, mentre questo è proprio l’unica cosa che nemmeno una persona riconoscente può restituire.

Seneca, Lettere a Lucilio in Seneca, Tutte le opere, a cura di G. Reale, Bompiani 2000.

giovedì 7 maggio 2015

TIENI STRETTA OGNI ORA - Seneca


Chi potrai indicarmi che attribuisca un giusto valore al tempo, che tenga in pregio la giornata, che capisca di morire un po’ ogni giorno? In questo ci inganniamo: vediamo la morte davanti a noi: gran parte di essa, invece, è già dietro di noi; ogni momento passato è nel dominio della morte. Lucilio mio, fa così come mi scrivi che stai facendo: tieni stretta ogni ora; dipenderai meno dal domani, se ti impadronirai dell’oggi. Mentre si continua a rimandare, la vita se ne va.

Seneca, Lettere a Lucilio in Seneca, Tutte le opere, a cura di G. Reale, Bompiani 2000.

mercoledì 6 maggio 2015

NON FARTI PORTARE VIA IL TUO TEMPO - Seneca


Comportati così, Lucilio mio: rivendica i tuoi diritti su te stesso, e il tempo che finora ti veniva portato via o ti veniva rubato o ti sfuggiva di mano, trattienilo e custodiscilo. Convinciti che le cose stanno proprio così come ti scrivo: certi momenti ci vengono strappati via, altri ci vengono sottratti furtivamente e altri ci sfuggono senza che ce ne accorgiamo. Tuttavia, la perdita più vergognosa è quella che avviene per nostra negligenza. E se vorrai fare attenzione, comprenderai che gran parte della vita se ne vola via nel fare il male, la maggior parte nel non fare nulla, tutta la vita nel disperdersi in altre cose estranee al vero senso della vita.

Seneca, Lettere a Lucilio in Seneca, Tutte le opere, a cura di G. Reale, Bompiani 2000.

mercoledì 4 febbraio 2015

COME TRATTARE GLI AMICI - Seneca


Vivi in modo da non aver segreti nemmeno per i tuoi nemici. Poiché, però ci sono cose che è abitudine tener nascoste, dividi con l'amico ogni tua preoccupazione, ogni tuo pensiero. Se lo giudichi fidato, lo renderai anche tale. Chi ha paura di essere ingannato insegna a ingannare e i suoi sospetti autorizzano ad agire disonestamente. Perché di fronte a un amico dovrei pesare le parole? Perché davanti a lui non dovrei sentirmi come se fossi solo?
Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65), Lettere a Lucilio, Libro I, 3


domenica 8 settembre 2013

DEL TEMPO PER ME - Seneca (4 a.C - 65)


Quando qualcosa colpisce il mio animo non avvezzo a essere urtato, quando mi si presenta qualche situazione spiacevole, come ce ne sono molte nella vita di ognuno, o di quelle che procedono poco agevolmente, oppure occupazioni di non gran conto mi richiedono troppo tempo, mi concedo del tempo per me e, come succede anche ai greggi stanchi, tomo più velocemente verso casa.
Mi piace chiudere la vita tra le sue pareti: "Che nessuno ci porti via alcun giorno, dato che non potrà renderci nulla che sia degno di tanta perdita; l'animo stia con se stesso, si coltivi, non si dedichi a nulla di esterno, a nulla che attenda il giudizio di altri; si cerchi una tranquillità priva di tormenti pubblici e privati".

Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65), La tranquillità dell’animo

martedì 3 settembre 2013

RIMUOVERE LO SFARZO - Seneca (4 a.C. - 65)


Abituiamoci a rimuovere da noi lo sfarzo e a misurare l'utilità, non gli ornamenti delle cose.
Il cibo domi la fame, le bevande la sete, il piacere sia libero di espandersi entro i limiti necessari; impariamo a sostenerci sulle nostre membra, ad atteggiare il modo di vivere e le abitudini alimentari non alle nuove mode, ma come suggeriscono le tradizioni; impariamo ad aumentare la continenza, a contenere il lusso, a moderare la sete di gloria, a mitigare l'irascibilità, a guardare la povertà con obiettività, a coltivare la frugalità anche se molti se ne vergogneranno, ad apprestare per i desideri naturali rimedi preparati con poco, a tenere come in catene le speranze smodate e l'animo che si protende verso il futuro, a fare in modo di chiedere la ricchezza a noi piuttosto che alla sorte.


Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65), La tranquillità dell’animo, Milano 2008, p. 103

domenica 7 luglio 2013

DUE COSE DA ELIMINARE - Seneca (4 a.C. - 65)



Ognuno è infelice quanto ritiene di esserlo. Ma evitiamo, io la penso così, di lamentarci per i dolori passati dicendo:
"A nessuno è mai capitato di peggio. Che sofferenze, che mali ho sopportato! Nessuno pensava che mi sarei ripreso. Quante volte i miei mi hanno pianto, quante volte i medici mi hanno dato per spacciato! Nemmeno sotto tortura si soffre tanto."
Anche se questo è vero, ormai è andata: a che serve rivangare i dolori sofferti ed essere infelice ora perché lo sei stato in passato? Tutti ingigantiscono i loro mali e mentono a se stessi! E poi è piacevole che siano finiti quei dolori che è stato duro sopportare: quando il male finisce, è naturale goderne.
Due cose, dunque, vanno eliminate: il timore di un nuovo male e il ricordo di quello vecchio; l'uno ancora non mi tocca, l'altro non mi tocca più.

Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65), Lettere a Lucilio, Libro IX, 78

sabato 6 luglio 2013

TUTTO DIPENDE DALLA SUGGESTIONE - Seneca (4 a.C. -65)


Non renderti più gravosi i tuoi mali, non opprimerti con i lamenti: il dolore è leggero se non lo accresci con la tua suggestione. Se comincerai invece a farti coraggio e a dirti: "Non è niente o almeno è cosa da poco; resistiamo, sta per finire", con questi pensieri lo renderai leggero.
Tutto dipende dalla suggestione: soffriamo per suggestione.

Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65), Lettere a Lucilio, Libro IX, 78

venerdì 5 luglio 2013

STACCARSI DAL DOLORE - Seneca (4 a.C. - 65)


Gioverà anche volgere lo spirito ad altri pensieri e staccarsi dal dolore. Ripensa ai tuoi atti di onestà e di coraggio; considerane gli elementi positivi; ricorda le imprese che più hai ammirato; richiama allora alla memoria tutti gli uomini più forti che hanno sconfitto il dolore: quello che ha continuato a leggere un libro mentre si faceva operare di varici, quello che non ha smesso di sorridere mentre i suoi carnefici, rabbiosi proprio per questo, provavano su di lui tutti gli strumenti della loro crudeltà.
Quel dolore che il riso è riuscito a vincere, non lo vincerà la ragione?

Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65), Lettere a Lucilio, Libro IX, 78

sabato 29 giugno 2013

UN DOLORE LANCINANTE - Seneca (4 a.C - 65)


"Sento un dolore lancinante!"
E allora? Non lo senti più se ti comporti come una donnetta? Il nemico è più pericoloso per chi fugge; allo stesso modo una disgrazia dovuta al caso preme di più su chi si arrende e volge le spalle.
"Ma è lancinante!"
E come? Siamo forti solo per portare pesi leggeri? 
Preferisci una malattia lunga oppure breve e violenta? Se è lunga ha degli intervalli, lascia un po' di respiro, concede molto tempo e necessariamente, come comincia, finisce; una malattia breve e violenta presenta due alternative: o si estingue o estingue. Che differenza c'è se vengo meno io o la malattia? In entrambi i casi finisce la sofferenza.

Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65), Lettere a Lucilio, Libro IX, 78

venerdì 28 giugno 2013

LA GIUSTA CURA DEL CORPO - Seneca (4 a.C. - 65)


Riconosco che è innato in noi l'amore del nostro corpo e riconosco che ne abbiamo la tutela. Non dico che non bisogna averne riguardo, dico che non bisogna esserne schiavi: se uno è schiavo del proprio corpo e teme troppo per esso e fa tutto in sua funzione, sarà schiavo di molti.
Comportiamoci non come se dovessimo vivere per il corpo, ma consci che non possiamo vivere senza. Se lo amiamo più del necessario, siamo tormentati dai timori, oppressi dalle preoccupazioni, esposti agli oltraggi. Colui al quale è troppo caro il proprio corpo, tiene in poco conto la virtù. Abbiamone, dunque, la massima cura, tanto, però da essere pronti a gettarlo nel fuoco quando lo richiedano la ragione, la dignità, la lealtà.
Nondimeno, per quanto possibile, evitiamo anche i disagi, non solo i pericoli, e mettiamoci al sicuro, pensando di volta in volta come si possano allontanare i casi più temibili.
Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65), Lettere a Lucilio

mercoledì 22 maggio 2013

LA FIAMMA DIRITTA - Seneca (4 a.C. - 65)



La qualità migliore di un animo generoso è l'istinto al bene. Nessun uomo di spirito elevato si compiace di cose abiette e sordide: lo attira e lo esalta la bellezza delle cose grandi.
La fiamma si leva diritta, non può stare distesa o abbassarsi, come non può rimanere ferma; così il nostro spirito è sempre in movimento, ed è più mobile e attivo quanto maggiore sarà il suo impeto. Ma beato l'uomo che ha rivolto questo slancio al meglio: si sottrarrà al dominio e al potere della sorte; sarà moderato nella prosperità, attenuerà le sventure e disdegnerà quanto gli altri ammirano.
Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65), Lettere a Lucilio

mercoledì 3 aprile 2013

UN'ANIMA DI STRAORDINARIA BELLEZZA - Lucio Anneo Seneca (4 a.C. - 65)



Un'anima rivolta alla verità, consapevole di ciò che va fuggito e di ciò che va cercato, capace di valutare le cose non in base a pregiudizi, ma in base alla natura, un'anima che s'inserisce nella totalità dell'universo, che ne scruta ogni manifestazione, ugualmente attenta ai pensieri e alle opere, grande e impetuosa, non domata né da minacce, né da lusinghe e neanche schiava della buona o della cattiva sorte, al di sopra del contingente e dell'accidentale, un'anima di straordinaria bellezza, con un perfetto equilibrio di dignità e di forza, sana e vigorosa, imperturbabile e intrepida, che nessuna forza riesce a spezzare, che non si lascia esaltare né deprimere dagli imprevisti: un'anima così, ecco la virtù.
Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65), Lettere a Lucilio

Un bell'augurio per tutti noi!

lunedì 4 marzo 2013

IL VERO BENE - Lucio Anneo Seneca (4 a.C. - 65)



Vuoi sapere che cosa sia il vero bene o da dove venga? Te lo dirò: dalla buona coscienza, dagli onesti propositi, dalle rette azioni, dal disprezzo del caso, dal tranquillo e costante tenore di vita di chi segue sempre lo stesso cammino. Quegli uomini che passano da un proposito all'altro o neppure passano, ma si lasciano portare dal caso, come possono avere sicurezza e stabilità se sono incerti e instabili?
Sono pochi quelli che decidono di sé e delle proprie cose a ragion veduta: gli altri, come gli oggetti che galleggiano nei fiumi, non avanzano: vengono trasportati: alcuni sono trattenuti e spostati più lentamente da una corrente più debole, altri trascinati con maggiore violenza, altri deposti vicino alla riva da una corrente meno forte, altri gettati in mare dall'impeto delle acque. Dobbiamo, perciò stabilire che cosa vogliamo e perseverare nei nostri propositi.
Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65), Lettere a Lucilio

mercoledì 27 febbraio 2013

NEL PROFONDO DI TE STESSO - Lucio Anneo Seneca (4 a.C. - 65)



Credimi, la vera gioia è austera. I metalli vili si trovano in superficie: i più preziosi sono nascosti, invece, nelle viscere della terra, e procurano un compenso maggiore a chi ha la costanza di scavare. Quei beni di cui si compiace la massa dànno un piacere inconsistente e superficiale: ogni gioia che viene dall'esterno manca di fondamenta: questa, di cui ti parlo e alla quale cerco di condurti, è reale e si spiega più intensamente nell'intimo.
Ti prego, carissimo, fa' la sola cosa che può renderti felice: distruggi e calpesta questi beni, splendidi solo esteriormente, che uno ti promette o che speri da un altro; aspira al vero bene e godi del tuo.
Ma che cosa è "il tuo"?
Te stesso e la parte migliore di te. Anche il corpo, povera cosa, benché non se ne possa fare a meno, stimalo necessario più che importante; ci procura piaceri vani, di breve durata, di cui necessariamente ci pentiamo e che, se non li frena una grande moderazione, hanno un esito opposto.
Questo dico: il piacere sta sul filo, e si muta in dolore se non ha misura; ma è difficile tenere una giusta misura in quello che si crede un bene: solo il desiderio, anche intenso, del vero bene è senza pericoli.
Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65), Lettere a Lucilio

giovedì 21 febbraio 2013

IMPARA A GIOIRE - Lucio Anneo Seneca (4 a.C. - 65)



Impara innanzi tutto a gioire, Lucilio mio. Non voglio che ti manchi mai la gioia. Voglio, però che ti nasca in casa: e nasce, purché scaturisca dall'intimo.
Le altre forme di contentezza non riempiono il cuore; rasserenano il volto, ma sono fugaci, a meno che tu non giudichi felice uno che ride.
L'animo deve essere allegro e fiducioso ed ergersi al di sopra di tutto. Questa gioia voglio che tu la possieda: non verrà mai meno, una volta che tu sappia da dove derivi.
Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65), Lettere a Lucilio

lunedì 11 febbraio 2013

L'UOMO PERFETTO - Lucio Anneo Seneca (4 a.C. - 65)



L'uomo perfetto che ha raggiunto la virtù non si è mai scagliato contro la fortuna, non si è lasciato affliggere dalle disgrazie: le ha subite come fatiche impostegli, sentendosi cittadino dell'universo e soldato. Le avversità di ogni tipo non le ha rifiutate come un male assegnatogli dalla sorte, ma le ha accolte come un impegno: "Comunque sia la situazione, è affar mio; è dura, è difficile, devo impegnarmi a fondo."
Non poteva, perciò, non apparire grande l'uomo che non ha mai pianto sui suoi mali e non si è lamentato mai del suo destino; si è fatto comprendere da molti, ha brillato come una fiaccola nelle tenebre e si è attirato la benevolenza generale col suo carattere mite e moderato, ugualmente giusto con gli uomini e con gli dèi.
Aveva un animo perfetto e giunto al massimo livello, oltre il quale c'è solo lo spirito divino, di cui una parte è discesa anche nell'anima mortale; e proprio quando medita sulla sua mortalità e si rende conto che l'uomo è nato per morire, l'anima rivela di essere divina: questo corpo non è la sua casa, ma solo un albergo, e per un breve soggiorno, e bisogna lasciarlo quando ci si accorge di essere sgraditi all'ospite.
Lucio Anneo Seneca (4 a.C. – 65), Lettere a Lucilio

domenica 6 maggio 2012

LA RICCHEZZA E LA LIBERTA' - Seneca



La libertà non puoi comprarla. Perciò è inutile scrivere sui documenti la parola libertà: non si può comprarla, né venderla: questo bene te lo devi donare tu stesso, devi chiederlo a te stesso. Liberati prima di tutto dalla paura della morte, che ci impone il suo giogo, e poi dalla paura della povertà.
Nella povertà non c'è niente di male; per rendertene conto confronta tra loro il volto dei poveri e quello dei ricchi: il povero ride più spesso e più di cuore, non ha nessuna preoccupazione nel suo intimo e, anche se gli capita qualche cruccio, passa come una nube leggera. Ma l'allegria di quegli uomini che vengono definiti felici è simulata oppure gravata e corrotta da un'intima tristezza, ed è tanto più penosa perché certe volte non possono mostrare apertamente la loro infelicità, ma devono fingersi lieti anche se gli affanni rodono loro il cuore.
Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio

mercoledì 29 febbraio 2012

L'ARGILLA E L'ARGENTO - Seneca


Come è segno di mollezza cercare alimenti raffinati, così è segno di pazzia evitare quelli comuni che si possono avere a poco prezzo. La filosofia richiede frugalità, non sofferenza, e la frugalità può essere decorosa.
Chi entra in casa nostra ammiri noi, non il nostro mobilio. È grande chi usa vasellami di argilla come se fossero di argento, ma non lo è meno chi usa l'argento come se fosse argilla.
Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio

mercoledì 22 febbraio 2012

PER UN ANIMO SERENO - Seneca

Ruote di preghiera tibetane a Pennabilli (2011)

A chi si trova in tale condizione di spirito, nessun male fa paura. E arriviamo a tale condizione quando siamo capaci di raffigurarci tutte le possibili vicissitudini umane prima di subirne gli effetti; quando, pur avendo figli, moglie e patrimonio, siamo convinti che non potremo averli sempre e che, se ci sfuggono, non diventeremo più infelici.
Ma è ben miserabile l’anima ansiosa dal timore di non poter conservare fino all’ultimo le cose che ama. Ella non avrà mai pace e l’attesa del futuro le toglierà anche il godimento del presente. E, invero, il dolore per i beni perduti o il timore di perderli sono sentimenti equivalenti.
Ma non devi credere che io ti consigli l’indifferenza. Evita pure i mali più temibili. Provvedi con saggezza a tutto ciò a cui si può provvedere; qualunque sia il pericolo che ti minaccia, cerca di prevederlo e di sventarlo prima che ti colpisca. Ti gioverà molto a questo scopo la fiducia e il fermo proposito di tutto sopportare. Può guardarsi dalla fortuna chi sa affrontarla: in un animo sereno tutte le difficoltà si appianano.

Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio

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