Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli
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domenica 17 novembre 2019
domenica 3 giugno 2018
L’ACCETTAZIONE ALL’OTTAVA BASSA
Chi fa un lavoro su di sé, sa che esistono due «ottave» di
qualsiasi concetto e di qualsiasi emozione. Per esempio, esiste l’amore
all’ottava bassa, che proviene dai centri inferiori e implica possesso e
sofferenza, e poi c’è l’amore all’ottava alta, che proviene dai centri
superiori e implica un cuore aperto e una comunione animica.
Medesimo discorso può esser fatto per il concetto di
accettazione. Spesso si confonde l’accettazione all’ottava alta (non oppongo
resistenza interiore a ciò che avviene, non giudico l’evento o la persona, vivo
nel flusso) con l’accettazione all’ottava bassa (qualunque cosa succeda mi deve
andar bene per forza, perché io sono un essere spirituale e gli esseri
spirituali si comportano così).
La differenza consiste nel fatto che l’ottava alta implica
sempre la capacità di cogliere l’evento da un punto di vista animico, non
mentale, ossia al di là delle apparenze, per cui le nostre reazioni saranno una
conseguenza spontanea di questa nuova visione. Il fatto di accettare qualcosa nel
proprio cuore, non implica però che il nostro atteggiamento debba essere
fatalista o che non possiamo mandare a stendere qualcuno. L’accettazione non è
sinonimo di rassegnazione e passività; questa è "l'idea
dell'accettazione", non la sua realizzazione effettiva. In altre parole,
non mi lascio rubare il portafogli solo perché “io sono nell’accettazione
totale”.
Il mio invito di oggi è a osservare quando state veramente
accettando qualcuno o qualcosa e quando invece state recitando la parte della
persona spirituale. Niente paura, fra un estremo e l’altro... c’è tutto il
lavoro su di sé che intanto procede.
Salvatore Brizzi
martedì 1 maggio 2018
TUTTE LE COSE SONO COLLEGATE - Piotr Demianovich Ouspensky
Cercate
di, capire quel che dico: tutto dipende da tutto, tutte le cose sono collegate,
non vi è niente di separato. Tutti gli avvenimenti seguono dunque il solo
cammino che possono prendere. Se le persone potessero cambiare, tutto potrebbe
cambiare. Ma esse sono quelle che sono, e di conseguenza le cose, anche esse
sono quelle che sono.
P. D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Roma 1976, p. 28
domenica 29 aprile 2018
NELL’UNICO MODO POSSIBILE - Piotr Demianovich Ouspensky
Alla
gente sembra sempre che gli altri non facciano nulla come si dovrebbe, che gli
altri facciano tutto sbagliato. Invariabilmente ognuno pensa che lui potrebbe
fare meglio. Nessuno comprende né vuol comprendere che ciò che viene fatto
attualmente in un certo modo — e soprattutto ciò che è stato già fatto —
non poteva essere fatto altrimenti. Avete notato come parlano tutti della
guerra? Ognuno ha il proprio piano, la propria teoria. Ognuno è del parere che
niente viene fatto come si dovrebbe. In verità però, tutto viene fatto
nell'unico modo possibile.
P. D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Roma 1976, p. 27-28
sabato 28 aprile 2018
TUTTO ACCADE – Piotr Demianovich Ouspensky
La
suprema illusione dell'uomo è la sua convinzione di poter fare. Tutti
pensano di poter fare, vogliono fare, e la loro prima domanda riguarda sempre
ciò che dovranno fare. Ma a dire il vero, nessuno fa qualcosa e nessuno può
fare qualcosa. Questa è la prima cosa che bisogna capire. Tutto accade. Tutto
ciò che sopravviene nella vita di un uomo, tutto ciò che si fa attraverso di
lui, tutto ciò che viene da lui — tutto questo accade. E questo capita
allo stesso modo come la pioggia cade perché la temperatura si è modificata
nelle regioni superiori dell'atmosfera, come la neve fonde sotto i raggi del
sole, come la polvere si solleva con il vento.
P. D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Roma 1976, p. 27
martedì 10 aprile 2018
lunedì 25 dicembre 2017
mercoledì 20 settembre 2017
SCOGLIO O SABBIA?
Per quanto alta e minacciosa possa sembrare,
qualsiasi onda è fatta solo di acqua
che alla fine o si infrange contro gli scogli
o si disperde dolcemente sulla sabbia.
Puoi scegliere se essere scoglio o essere sabbia.
martedì 19 settembre 2017
SONO LE NOSTRE OPINIONI A TURBARCI – Epitteto (50 ca. - 138 ca.)
Gli uomini sono agitati e turbati non dalle cose, ma dalle opinioni che hanno delle cose. Per esempio, la morte non è per nulla amara; altrimenti lo sarebbe stata anche per Socrate; ma l'opinione che si ha della morte, quello è l'amaro.
Pertanto, quando siamo
agitati, afflitti, nervosi, non dobbiamo incolparne gli altri, ma solo noi
stessi, cioè le nostre opinioni. Non è filosofo chi addossa sugli altri le
colpe dei propri travagli, mezzo filosofo è l'addossarla solo a se stesso, da
filosofo è il non darla né a se stesso né agli altri.
Manuale di Epitteto
venerdì 23 giugno 2017
DOPO “SE CREDETE DI CONOSCERVI” – Patrizia Ghio
Ho letto con interesse questo brano e mi sono ritrovata
pienamente d'accordo con l'autore. "Hoc
unum scire, me nihil scire" mi insegnava un Maestro che ho fatto mio
da tempo, ma purtroppo e proprio purtroppo all'interno dei nostri corridoi
scolastici questa massima sembra dimenticata da sempre. Nel mio percorso
familiare ed esistenziale mi hanno sempre insegnato a camminare senza
preclusioni e pregiudizi con ricchi e poveri, con dotti e incolti, con "
perbene" e "per male", mentre io mi rapporto ogni giorno con
gente supponente che giudica tutto e tutti e che ancora fa di una laurea un
titolo da sbandierare in faccia alla prima occorrenza, magari millantando fedi
e frequentazioni cristiane.
Bene, di fronte a questo basso livello di spiritualità e di
comunicazione competente e aperta, abbasso le braccia e mi sento Ghandi. Ogni
giorno percepisco e mal sopporto la supponenza di chi ritiene di avere verità
in tasca, di chi guarda la realtà e il mondo in veloce trasformazione ancora
con lenti ristrette legate a modelli socio-comportamentali ormai e per fortuna
naufragati.
Credo che per conoscersi a fondo non basti la vita che
abbiamo, ma occorrano trasformazioni che forse vivremo in altre dimensioni. La
dimensione terrena se non si ha la fortuna ( e io grazie a Dio l'ho avuta per
moltissimo tempo della mia formazione umana ed esistenziale) di poter respirare
la libertà profonda del pensiero, a volte data anche da quella economica,
scambiando ogni giorno esperienze, colloqui, rapporti e crescite con persone
"libere da cliché" sia destinata a languire tra rapporti di ordinaria
amministrazione, fatti di qualunquismo e banalità esistenziali.
Ognuno protegge il proprio spazio vitale con comunicazioni
superficiali e ordinarie, in cui non ci si dice nulla, senza mai avere il
coraggio di comunicare sentimenti profondi, di esprimere la propria gioia senza
paura di essere invidiato, il proprio dolore senza timore di essere commiserato
che si finisce per diventare trasparenti, avvolti da una nuova placenta che ci
protegge e soffoca. Per essere se stessi ci vuole coraggio, il coraggio di
essere disposti ad amare gli altri anche quando sono così diversi da noi, così
lontani dalle nostre aspettative. E questa capacità di amare comunque e sempre
la vita, gli esseri umani, senza giudizi, limiti, preclusioni appartiene solo a
pochi, agli eletti, a coloro che vivono a pieni polmoni, che non temono di
sorridere e che generosi attraversano il loro campo esistenziale sapendo che un
giorno non saranno più.
Solo la consapevolezza quotidiana della morte ci salva e
rende aperti alla vita. Aperti alla comunicazione profonda, senza manierismi,
toni di voce fittizi, espressioni impostate, ma esseri umani veri. Aggiungo poi
il fatto che anche chi scrive o chi legge come chi tanto prega, ottimi canali
di progressione evolutiva della specie, in realtà a volte come ha sempre detto
mio padre, sia abbastanza privo di immaginazione propria. Ci sono persone e
dobbiamo riuscire a farcene sempre una ragione (senza alzare muri di mobbing da
gregge) che sono più avanti, nascono con dotazioni più significative perché
sanno anche pensare in proprio, agire in proprio, intuiscono, anticipano
pensieri, mode, tendenze, senza aver bisogno di prendere forza dalle parole
altrui o dottorati di ricerca che ne attestino la credibilità.
A volte credo occorrerebbe, specie quando se ne hanno gli
strumenti, accettare di più di essere noi stessi il cambiamento senza aspettare
di conoscere o acquisire credibilità dalle parole scritte da altri. Chi è
protagonista della propria esistenza percorre le proprie strade comode,
scomode, perigliose, luminose con la propria allure, onestamente seguendo quella " ghianda" di
platonica consistenza, ripresa da Hillman, che sottintende i nostri intrecci
esistenziali e le compagnie con cui per qualche assurda, strana,
imperscrutabile ragione ci troviamo a frequentare e con cui dobbiamo evolvere
nella samsara della nostra caduca
accidentale esistenza.
Di una cosa vado molto fiera: continuo a non considerare le
persone dalle loro certificazioni scolastiche o conti in banca o fallimenti e
cadute, ma dall'allegria, dalla generosità, sensibilità, fantasia, creatività,
disponibilità, educazione, sincerità, coerenza, onestà intellettuale con cui
sanno far bello il mondo e la realtà di tutti i giorni con l'unico linguaggio
che personalmente parlo e ricerco quello delle emozioni e dell' autenticità.
Per quanto mi riguarda io prendo le persone per come sono, non mi interessa
fare introspezione, poiché sono le emozioni che mi suscitano a parlarmi, e
nemmeno mi interessa capire come vengo percepita poiché io sono ed esisto
semplicemente, così come sono e dimostro d'essere. Quindi per me è tutto molto
semplice o si è o non si è, o si esiste o si vegeta, o si comunica o si emana
aria trita, o si è vivi o si è sopravviventi.
Ti ringrazio per gli stimoli esistenziali che ci regali e che
credo dovrebbero poi avere delle ricadute sincere sulle nostre relazioni fatte
di maggiori frequentazioni, di maggiori aperture sia nel gruppo ristretto che
nel gruppo allargato, fatte di maggior desiderio di conoscere non solo chi
conosciamo o pensiamo di conoscere da sempre, ma soprattutto chi conosciamo
meno e da minor tempo e per questo ha maggiormente bisogno di essere incluso in
noi.
Un abbraccio da chi continua ad avere il coraggio di avere
proprie opinioni, di non cantare sempre in coro, di esistere e respirare sempre
a pieni polmoni indipendentemente da tutto e da tutti, dipendendo solo
dall'onestà profonda della propria onestà intellettuale, sempre e comunque,
perché solo avendo opinioni, manifestando con spontaneità il proprio pensiero
senza retroguardie ed opportunismi si continua come diceva Faulkner in Palme
Selvagge "ad essere vivi, a respirare e a saperlo".
Patrizia Ghio
martedì 30 maggio 2017
HO IMPARATO – Maya Angelou (1928-2014)
Ho imparato
che qualsiasi cosa accada, o per quanto l’oggi sembri insopportabilmente
brutto, la vita va sempre avanti e il domani sarà migliore.
Ho imparato
che si può capire molto di una persona dalla maniera in cui affronta queste tre
cose: una giornata piovosa, la perdita del bagaglio, l’intrico delle luci
dell’albero di Natale.
Ho imparato,
indipendentemente dal rapporto che abbiamo coi nostri genitori, che ci
mancheranno quando saranno usciti dalla nostra vita.
Ho imparato
che il semplice sopravvivere è diverso da vivere.
Ho imparato
che la vita qualche volta consente una seconda chance.
Ho imparato
che non si può affrontare la vita con i guantoni da baseball su entrambe le
mani: si ha sempre bisogno di gettare qualcosa dietro le spalle.
Ho imparato
che ogni volta che prendo una decisione col cuore, generalmente faccio la
scelta giusta.
Ho imparato
che anche quando ho delle sofferenze non devo essere una sofferenza.
Ho imparato
che ogni giorno si dovrebbe uscire ed avere contatti con qualcuno.
Ho imparato
che le persone gradiscono molto un abbraccio, o anche semplicemente una pacca
sulle spalle.
Ho imparato
che ho ancora molto da imparare.
Ho imparato
che le persone dimenticheranno quanto hai detto, dimenticheranno quanto hai
fatto, ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire.
Maya Angelou
venerdì 12 maggio 2017
sabato 31 dicembre 2016
PREGHIERA PER IL NUOVO ANNO - Arley Tuberqui
Signore,
alla fine di questo anno voglio ringraziarti
per tutto quello che ho ricevuto da te,
grazie per la vita e l’amore,
per i fiori, l’aria e il sole,
per l’allegria e il dolore,
per quello che è stato possibile
e per quello che non ha potuto esserlo.
alla fine di questo anno voglio ringraziarti
per tutto quello che ho ricevuto da te,
grazie per la vita e l’amore,
per i fiori, l’aria e il sole,
per l’allegria e il dolore,
per quello che è stato possibile
e per quello che non ha potuto esserlo.
Ti regalo quanto ho fatto quest’anno:
il lavoro che ho potuto compiere,
le cose che sono passate per le mie mani
e quello che con queste ho potuto costruire.
il lavoro che ho potuto compiere,
le cose che sono passate per le mie mani
e quello che con queste ho potuto costruire.
Ti offro le persone che ho sempre amato,
le nuove amicizie, quelli a me più vicini,
quelli che sono più lontani,
quelli che se ne sono andati,
quelli che mi hanno chiesto una mano
e quelli che ho potuto aiutare,
quelli con cui ho condiviso la vita,
il lavoro, il dolore e l’allegria.
le nuove amicizie, quelli a me più vicini,
quelli che sono più lontani,
quelli che se ne sono andati,
quelli che mi hanno chiesto una mano
e quelli che ho potuto aiutare,
quelli con cui ho condiviso la vita,
il lavoro, il dolore e l’allegria.
Oggi, Signore, voglio anche chiedere perdono
per il tempo sprecato, per i soldi spesi male,
per le parole inutili e per l’amore disprezzato,
perdono per le opere vuote,
per il lavoro mal fatto,
per il vivere senza entusiasmo
e per la preghiera sempre rimandata,
per tutte le mie dimenticanze e i miei silenzi,
semplicemente… ti chiedo perdono.
per il tempo sprecato, per i soldi spesi male,
per le parole inutili e per l’amore disprezzato,
perdono per le opere vuote,
per il lavoro mal fatto,
per il vivere senza entusiasmo
e per la preghiera sempre rimandata,
per tutte le mie dimenticanze e i miei silenzi,
semplicemente… ti chiedo perdono.
Signore Dio, Signore del tempo e dell’eternità,
tuo è l’oggi e il domani, il passato e il futuro, e, all’inizio di un nuovo anno,
io fermo la mia vita davanti al calendario
ancora da inaugurare
e ti offro quei giorni che solo tu sai se arriverò a vivere.
tuo è l’oggi e il domani, il passato e il futuro, e, all’inizio di un nuovo anno,
io fermo la mia vita davanti al calendario
ancora da inaugurare
e ti offro quei giorni che solo tu sai se arriverò a vivere.
Oggi ti chiedo per me e per i miei la pace e l’allegria,
la forza e la prudenza,
la carità e la saggezza.
la forza e la prudenza,
la carità e la saggezza.
Voglio vivere ogni giorno con ottimismo e bontà,
chiudi le mie orecchie a ogni falsità,
le mie labbra alle parole bugiarde ed egoiste
o in grado di ferire,
apri invece il mio essere a tutto quello che è buono,
così che il mio spirito si riempia solo di benedizioni
e le sparga a ogni mio passo.
chiudi le mie orecchie a ogni falsità,
le mie labbra alle parole bugiarde ed egoiste
o in grado di ferire,
apri invece il mio essere a tutto quello che è buono,
così che il mio spirito si riempia solo di benedizioni
e le sparga a ogni mio passo.
Riempimi di bontà e allegria
perché quelli che convivono con me
trovino nella mia vita un po’ di te.
perché quelli che convivono con me
trovino nella mia vita un po’ di te.
Signore, dammi un anno felice
e insegnami e diffondere felicità.
e insegnami e diffondere felicità.
Nel nome di Gesù, amen.
Arley Tuberqui
martedì 11 ottobre 2016
SE TI SENTI OFFESO DA QUALCUNO – Carlos Castaneda (1925-1998)
“Un guerriero
potrebbe essere ferito, ma non offeso”, disse. “Per il guerriero non c’è nulla
di offensivo negli atti dei suoi simili, finché lui stesso agisce entro lo
stato d’animo appropriato”.
“L’altra notte, tu
non sei stato offeso dal leone. Il fatto che ci abbia dato la caccia non ti ha
irritato. Non ti ho sentito maledirlo, né ti ho sentito dire che non aveva il
diritto di inseguirci, Per quel che ne sapevi, avrebbe potuto essere un leone
crudele e maligno. Ma tu non hai fatto una simile considerazione mentre cercavi
di sfuggirgli”.
“Se tu fossi stato
solo e il leone ti avesse preso e sbranato a morte, non ti sarebbe mai venuto
in mente di lamentarti o di sentirti offeso dai suoi atti”.
Gli spiegai il mio
modo di ragionare. Il leone e i miei simili non erano sullo stesso piano,
perché conoscevo gli intimi sotterfugi degli uomini, mentre non sapevo nulla
del leone. Quello che mi offendeva nei miei simili era che agivano malignamente
e con consapevolezza.
“lo so, lo so”,
disse pazientemente don Juan. “Raggiungere lo stato d’animo del guerriero non è
cosa semplice. E’ una rivoluzione. Considerare uguali il leone, i topi d’acqua
e i nostri simili è un magnifico atto dello spirito del guerriero. Per farlo ci
vuole potere”.
Carlos
Castaneda, Viaggio
a Ixtlan. Le lezioni di don Juan, Astrolabio, Roma 1973, 118.
domenica 2 ottobre 2016
SECONDA LEGGE DELLA SPIRITUALITA’ INDIANA
“Quello che succede è l’unica cosa che sarebbe
potuta accadere”.
Niente,
ma niente, assolutamente nulla di ciò che accade nella nostra vita avrebbe
potuto essere altrimenti. Anche il più piccolo dettaglio. Non c’è un “se avessi
fatto quello, sarebbe accaduto quell’altro…”. No. Quello che è successo era
l’unica cosa che sarebbe potuta succedere, ed è stato così perché noi
imparassimo la lezione e andassimo avanti. Ognuna delle situazioni che accadono
nella nostra vita sono l’ideale, anche se la nostra mente e il nostro ego siano
riluttanti e non disposti ad accettarlo.
sabato 1 ottobre 2016
PRIMA LEGGE DELLA SPIRITUALITA’ INDIANA
“La persona che arriva è la persona giusta“.
Nessuno entra nella nostra vita per caso, tutte le persone
intorno a noi, tutte quelle che interagiscono con noi, sono lì per un motivo.
martedì 27 settembre 2016
ACCETTARE SENZA CONDIZIONI – Marshall B. Rosenberg (1934-2015)
Un amore incondizionato non significa che ci
devono piacere tutte le cose che fanno gli altri. Io credo che dimostriamo
questo amore incondizionato nel modo in cui trattiamo le persone quando non
fanno quello che noi vorremmo.
Marshall
B. Rosenberg, Comunicazione
e potere, Edizioni Esserci, Reggio Emilia 2010, p. 65
lunedì 26 settembre 2016
L’ACCETTAZIONE – Christophe André
Nella pratica, l’accettazione
consiste nel dire mentalmente sì a qualcuno che è in disaccordo con noi; non sì
alle sue argomentazioni (“Sì, ha ragione”), ma sì, invece, all’esistenza delle
sue argomentazioni e del suo disaccordo (“Sì, vedo che non è d’accordo”),
continuando ad ascoltare per capire, prima di contraddire.
Significa dire sì
alla sconfitta, senza però sottomettersi; sì alle avversità, perché ci sono, ma
senza abbassare la testa. Accettare vuol dire prendere il tempo necessario per
esaminare ciò che accade; il tempo di respirare, in modo da capire e sentire,
prima di decidere cosa fare.
L’accettazione non
è mai al posto dell’azione, ma prima: prima di scegliere l’azione
adeguata. La vera scelta. Senza accettazione avremmo solo azioni impulsive, che
ci indurrebbero a muoverci sempre nello stesso modo, nella stessa direzione.
Che rapporto ha
tutto ciò con la felicità? E’ semplice: l’accettazione ci libera da molti
conflitti inutili. Conflitti contro il mondo fuori di noi, che ci sfiniscono,
in cui faremmo meglio a mollare la presa; e conflitti dentro di noi, perché cercare
di opporsi al reale (“No, non è possibile!”, “No, non è vero!”, “Forse è solo
un brutto sogno!”) non fa che logorarci.
Christophe André,
E non dimenticarti di essere felice.
Esercizi di psicologia positiva, Mondadori, Milano 2015, p. 26-27
sabato 25 giugno 2016
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