Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber
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domenica 3 giugno 2018

L’ACCETTAZIONE ALL’OTTAVA BASSA




Chi fa un lavoro su di sé, sa che esistono due «ottave» di qualsiasi concetto e di qualsiasi emozione. Per esempio, esiste l’amore all’ottava bassa, che proviene dai centri inferiori e implica possesso e sofferenza, e poi c’è l’amore all’ottava alta, che proviene dai centri superiori e implica un cuore aperto e una comunione animica.
Medesimo discorso può esser fatto per il concetto di accettazione. Spesso si confonde l’accettazione all’ottava alta (non oppongo resistenza interiore a ciò che avviene, non giudico l’evento o la persona, vivo nel flusso) con l’accettazione all’ottava bassa (qualunque cosa succeda mi deve andar bene per forza, perché io sono un essere spirituale e gli esseri spirituali si comportano così).
La differenza consiste nel fatto che l’ottava alta implica sempre la capacità di cogliere l’evento da un punto di vista animico, non mentale, ossia al di là delle apparenze, per cui le nostre reazioni saranno una conseguenza spontanea di questa nuova visione. Il fatto di accettare qualcosa nel proprio cuore, non implica però che il nostro atteggiamento debba essere fatalista o che non possiamo mandare a stendere qualcuno. L’accettazione non è sinonimo di rassegnazione e passività; questa è "l'idea dell'accettazione", non la sua realizzazione effettiva. In altre parole, non mi lascio rubare il portafogli solo perché “io sono nell’accettazione totale”.
Il mio invito di oggi è a osservare quando state veramente accettando qualcuno o qualcosa e quando invece state recitando la parte della persona spirituale. Niente paura, fra un estremo e l’altro... c’è tutto il lavoro su di sé che intanto procede.
Salvatore Brizzi

martedì 1 maggio 2018

TUTTE LE COSE SONO COLLEGATE - Piotr Demianovich Ouspensky



Cercate di, capire quel che dico: tutto dipende da tutto, tutte le cose sono collegate, non vi è niente di separato. Tutti gli avvenimenti seguono dunque il solo cammino che possono prendere. Se le persone potessero cambiare, tutto potrebbe cambiare. Ma esse sono quelle che sono, e di conseguenza le cose, anche esse sono quelle che sono.
P. D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Roma 1976, p. 28


domenica 29 aprile 2018

NELL’UNICO MODO POSSIBILE - Piotr Demianovich Ouspensky



Alla gente sembra sempre che gli altri non facciano nulla come si dovrebbe, che gli altri facciano tutto sbagliato. Invariabilmente ognuno pensa che lui potrebbe fare meglio. Nessuno comprende né vuol comprendere che ciò che viene fatto attualmente in un certo modo — e soprattutto ciò che è stato già fatto — non poteva essere fatto altrimenti. Avete notato come parlano tutti della guerra? Ognuno ha il proprio piano, la propria teoria. Ognuno è del parere che niente viene fatto come si dovrebbe. In verità però, tutto viene fatto nell'unico modo possibile.
P. D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Roma 1976, p. 27-28


sabato 28 aprile 2018

TUTTO ACCADE – Piotr Demianovich Ouspensky




La suprema illusione dell'uomo è la sua convinzione di poter fare. Tutti pensano di poter fare, vogliono fare, e la loro prima domanda riguarda sempre ciò che dovranno fare. Ma a dire il vero, nessuno fa qualcosa e nessuno può fare qualcosa. Questa è la prima cosa che bisogna capire. Tutto accade. Tutto ciò che sopravviene nella vita di un uomo, tutto ciò che si fa attraverso di lui, tutto ciò che viene da lui — tutto questo accade. E questo capita allo stesso modo come la pioggia cade perché la temperatura si è modificata nelle regioni superiori dell'atmosfera, come la neve fonde sotto i raggi del sole, come la polvere si solleva con il vento.

P. D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Roma 1976, p. 27


lunedì 25 dicembre 2017

mercoledì 20 settembre 2017

SCOGLIO O SABBIA?


Per quanto alta e minacciosa possa sembrare, 

qualsiasi onda è fatta solo di acqua 

che alla fine o si infrange contro gli scogli 

o si disperde dolcemente sulla sabbia. 

Puoi scegliere se essere scoglio o essere sabbia.

martedì 19 settembre 2017

SONO LE NOSTRE OPINIONI A TURBARCI – Epitteto (50 ca. - 138 ca.)


Gli uomini sono agitati e turbati non dalle cose, ma dalle opinioni che hanno delle cose. Per esempio, la morte non è per nulla amara; altrimenti lo sarebbe stata anche per Socrate; ma l'opinione che si ha della morte, quello è l'amaro.
Pertanto, quando siamo agitati, afflitti, nervosi, non dobbiamo incolparne gli altri, ma solo noi stessi, cioè le nostre opinioni. Non è filosofo chi addossa sugli altri le colpe dei propri travagli, mezzo filosofo è l'addossarla solo a se stesso, da filosofo è il non darla né a se stesso né agli altri.

Manuale di Epitteto 


venerdì 23 giugno 2017

DOPO “SE CREDETE DI CONOSCERVI” – Patrizia Ghio


Ho letto con interesse questo brano e mi sono ritrovata pienamente d'accordo con l'autore. "Hoc unum scire, me nihil scire" mi insegnava un Maestro che ho fatto mio da tempo, ma purtroppo e proprio purtroppo all'interno dei nostri corridoi scolastici questa massima sembra dimenticata da sempre. Nel mio percorso familiare ed esistenziale mi hanno sempre insegnato a camminare senza preclusioni e pregiudizi con ricchi e poveri, con dotti e incolti, con " perbene" e "per male", mentre io mi rapporto ogni giorno con gente supponente che giudica tutto e tutti e che ancora fa di una laurea un titolo da sbandierare in faccia alla prima occorrenza, magari millantando fedi e frequentazioni cristiane.
Bene, di fronte a questo basso livello di spiritualità e di comunicazione competente e aperta, abbasso le braccia e mi sento Ghandi. Ogni giorno percepisco e mal sopporto la supponenza di chi ritiene di avere verità in tasca, di chi guarda la realtà e il mondo in veloce trasformazione ancora con lenti ristrette legate a modelli socio-comportamentali ormai e per fortuna naufragati.
Credo che per conoscersi a fondo non basti la vita che abbiamo, ma occorrano trasformazioni che forse vivremo in altre dimensioni. La dimensione terrena se non si ha la fortuna ( e io grazie a Dio l'ho avuta per moltissimo tempo della mia formazione umana ed esistenziale) di poter respirare la libertà profonda del pensiero, a volte data anche da quella economica, scambiando ogni giorno esperienze, colloqui, rapporti e crescite con persone "libere da cliché" sia destinata a languire tra rapporti di ordinaria amministrazione, fatti di qualunquismo e banalità esistenziali.
Ognuno protegge il proprio spazio vitale con comunicazioni superficiali e ordinarie, in cui non ci si dice nulla, senza mai avere il coraggio di comunicare sentimenti profondi, di esprimere la propria gioia senza paura di essere invidiato, il proprio dolore senza timore di essere commiserato che si finisce per diventare trasparenti, avvolti da una nuova placenta che ci protegge e soffoca. Per essere se stessi ci vuole coraggio, il coraggio di essere disposti ad amare gli altri anche quando sono così diversi da noi, così lontani dalle nostre aspettative. E questa capacità di amare comunque e sempre la vita, gli esseri umani, senza giudizi, limiti, preclusioni appartiene solo a pochi, agli eletti, a coloro che vivono a pieni polmoni, che non temono di sorridere e che generosi attraversano il loro campo esistenziale sapendo che un giorno non saranno più.
Solo la consapevolezza quotidiana della morte ci salva e rende aperti alla vita. Aperti alla comunicazione profonda, senza manierismi, toni di voce fittizi, espressioni impostate, ma esseri umani veri. Aggiungo poi il fatto che anche chi scrive o chi legge come chi tanto prega, ottimi canali di progressione evolutiva della specie, in realtà a volte come ha sempre detto mio padre, sia abbastanza privo di immaginazione propria. Ci sono persone e dobbiamo riuscire a farcene sempre una ragione (senza alzare muri di mobbing da gregge) che sono più avanti, nascono con dotazioni più significative perché sanno anche pensare in proprio, agire in proprio, intuiscono, anticipano pensieri, mode, tendenze, senza aver bisogno di prendere forza dalle parole altrui o dottorati di ricerca che ne attestino la credibilità.
A volte credo occorrerebbe, specie quando se ne hanno gli strumenti, accettare di più di essere noi stessi il cambiamento senza aspettare di conoscere o acquisire credibilità dalle parole scritte da altri. Chi è protagonista della propria esistenza percorre le proprie strade comode, scomode, perigliose, luminose con la propria allure, onestamente seguendo quella " ghianda" di platonica consistenza, ripresa da Hillman, che sottintende i nostri intrecci esistenziali e le compagnie con cui per qualche assurda, strana, imperscrutabile ragione ci troviamo a frequentare e con cui dobbiamo evolvere nella samsara della nostra caduca accidentale esistenza.
Di una cosa vado molto fiera: continuo a non considerare le persone dalle loro certificazioni scolastiche o conti in banca o fallimenti e cadute, ma dall'allegria, dalla generosità, sensibilità, fantasia, creatività, disponibilità, educazione, sincerità, coerenza, onestà intellettuale con cui sanno far bello il mondo e la realtà di tutti i giorni con l'unico linguaggio che personalmente parlo e ricerco quello delle emozioni e dell' autenticità. Per quanto mi riguarda io prendo le persone per come sono, non mi interessa fare introspezione, poiché sono le emozioni che mi suscitano a parlarmi, e nemmeno mi interessa capire come vengo percepita poiché io sono ed esisto semplicemente, così come sono e dimostro d'essere. Quindi per me è tutto molto semplice o si è o non si è, o si esiste o si vegeta, o si comunica o si emana aria trita, o si è vivi o si è sopravviventi.
Ti ringrazio per gli stimoli esistenziali che ci regali e che credo dovrebbero poi avere delle ricadute sincere sulle nostre relazioni fatte di maggiori frequentazioni, di maggiori aperture sia nel gruppo ristretto che nel gruppo allargato, fatte di maggior desiderio di conoscere non solo chi conosciamo o pensiamo di conoscere da sempre, ma soprattutto chi conosciamo meno e da minor tempo e per questo ha maggiormente bisogno di essere incluso in noi.
Un abbraccio da chi continua ad avere il coraggio di avere proprie opinioni, di non cantare sempre in coro, di esistere e respirare sempre a pieni polmoni indipendentemente da tutto e da tutti, dipendendo solo dall'onestà profonda della propria onestà intellettuale, sempre e comunque, perché solo avendo opinioni, manifestando con spontaneità il proprio pensiero senza retroguardie ed opportunismi si continua come diceva Faulkner in Palme Selvagge "ad essere vivi, a respirare e a saperlo".
Patrizia Ghio

martedì 30 maggio 2017

HO IMPARATO – Maya Angelou (1928-2014)




Ho imparato che qualsiasi cosa accada, o per quanto l’oggi sembri insopportabilmente brutto, la vita va sempre avanti e il domani sarà migliore.

Ho imparato che si può capire molto di una persona dalla maniera in cui affronta queste tre cose: una giornata piovosa, la perdita del bagaglio, l’intrico delle luci dell’albero di Natale.

Ho imparato, indipendentemente dal rapporto che abbiamo coi nostri genitori, che ci mancheranno quando saranno usciti dalla nostra vita.

Ho imparato che il semplice sopravvivere è diverso da vivere.

Ho imparato che la vita qualche volta consente una seconda chance.

Ho imparato che non si può affrontare la vita con i guantoni da baseball su entrambe le mani: si ha sempre bisogno di gettare qualcosa dietro le spalle.

Ho imparato che ogni volta che prendo una decisione col cuore, generalmente faccio la scelta giusta.

Ho imparato che anche quando ho delle sofferenze non devo essere una sofferenza.

Ho imparato che ogni giorno si dovrebbe uscire ed avere contatti con qualcuno.

Ho imparato che le persone gradiscono molto un abbraccio, o anche semplicemente una pacca sulle spalle.

Ho imparato che ho ancora molto da imparare.

Ho imparato che le persone dimenticheranno quanto hai detto, dimenticheranno quanto hai fatto, ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire.



Maya Angelou

sabato 31 dicembre 2016

PREGHIERA PER IL NUOVO ANNO - Arley Tuberqui


Signore,
alla fine di questo anno voglio ringraziarti
per tutto quello che ho ricevuto da te,
grazie per la vita e l’amore,
per i fiori, l’aria e il sole,
per l’allegria e il dolore,
per quello che è stato possibile
e per quello che non ha potuto esserlo.
Ti regalo quanto ho fatto quest’anno:
il lavoro che ho potuto compiere,
le cose che sono passate per le mie mani
e quello che con queste ho potuto costruire.
Ti offro le persone che ho sempre amato,
le nuove amicizie, quelli a me più vicini,
quelli che sono più lontani,
quelli che se ne sono andati,
quelli che mi hanno chiesto una mano
e quelli che ho potuto aiutare,
quelli con cui ho condiviso la vita,
il lavoro, il dolore e l’allegria.
Oggi, Signore, voglio anche chiedere perdono
per il tempo sprecato, per i soldi spesi male,
per le parole inutili e per l’amore disprezzato,
perdono per le opere vuote,
per il lavoro mal fatto,
per il vivere senza entusiasmo
e per la preghiera sempre rimandata,
per tutte le mie dimenticanze e i miei silenzi,
semplicemente… ti chiedo perdono.
Signore Dio, Signore del tempo e dell’eternità,
tuo è l’oggi e il domani, il passato e il futuro, e, all’inizio di un nuovo anno,
io fermo la mia vita davanti al calendario
ancora da inaugurare
e ti offro quei giorni che solo tu sai se arriverò a vivere.
Oggi ti chiedo per me e per i miei la pace e l’allegria,
la forza e la prudenza,
la carità e la saggezza.
Voglio vivere ogni giorno con ottimismo e bontà,
chiudi le mie orecchie a ogni falsità,
le mie labbra alle parole bugiarde ed egoiste
o in grado di ferire,
apri invece il mio essere a tutto quello che è buono,
così che il mio spirito si riempia solo di benedizioni
e le sparga a ogni mio passo.
Riempimi di bontà e allegria
perché quelli che convivono con me
trovino nella mia vita un po’ di te.
Signore, dammi un anno felice
e insegnami e diffondere felicità.
Nel nome di Gesù, amen.
Arley Tuberqui

martedì 11 ottobre 2016

SE TI SENTI OFFESO DA QUALCUNO – Carlos Castaneda (1925-1998)


“Un guerriero potrebbe essere ferito, ma non offeso”, disse. “Per il guerriero non c’è nulla di offensivo negli atti dei suoi simili, finché lui stesso agisce entro lo stato d’animo appropriato”.
“L’altra notte, tu non sei stato offeso dal leone. Il fatto che ci abbia dato la caccia non ti ha irritato. Non ti ho sentito maledirlo, né ti ho sentito dire che non aveva il diritto di inseguirci, Per quel che ne sapevi, avrebbe potuto essere un leone crudele e maligno. Ma tu non hai fatto una simile considerazione mentre cercavi di sfuggirgli”.
“Se tu fossi stato solo e il leone ti avesse preso e sbranato a morte, non ti sarebbe mai venuto in mente di lamentarti o di sentirti offeso dai suoi atti”.
Gli spiegai il mio modo di ragionare. Il leone e i miei simili non erano sullo stesso piano, perché conoscevo gli intimi sotterfugi degli uomini, mentre non sapevo nulla del leone. Quello che mi offendeva nei miei simili era che agivano malignamente e con consapevolezza.
“lo so, lo so”, disse pazientemente don Juan. “Raggiungere lo stato d’animo del guerriero non è cosa semplice. E’ una rivoluzione. Considerare uguali il leone, i topi d’acqua e i nostri simili è un magnifico atto dello spirito del guerriero. Per farlo ci vuole potere”.
Carlos Castaneda, Viaggio a Ixtlan. Le lezioni di don Juan, Astrolabio, Roma 1973, 118.


domenica 2 ottobre 2016

SECONDA LEGGE DELLA SPIRITUALITA’ INDIANA


Quello che succede è l’unica cosa che sarebbe potuta accadere”.
Niente, ma niente, assolutamente nulla di ciò che accade nella nostra vita avrebbe potuto essere altrimenti. Anche il più piccolo dettaglio. Non c’è un “se avessi fatto quello, sarebbe accaduto quell’altro…”. No. Quello che è successo era l’unica cosa che sarebbe potuta succedere, ed è stato così perché noi imparassimo la lezione e andassimo avanti. Ognuna delle situazioni che accadono nella nostra vita sono l’ideale, anche se la nostra mente e il nostro ego siano riluttanti e non disposti ad accettarlo.

sabato 1 ottobre 2016

PRIMA LEGGE DELLA SPIRITUALITA’ INDIANA


La persona che arriva è la persona giusta“.
Nessuno entra nella nostra vita per caso, tutte le persone intorno a noi, tutte quelle che interagiscono con noi, sono lì per un motivo.

martedì 27 settembre 2016

ACCETTARE SENZA CONDIZIONI – Marshall B. Rosenberg (1934-2015)


Un amore incondizionato non significa che ci devono piacere tutte le cose che fanno gli altri. Io credo che dimostriamo questo amore incondizionato nel modo in cui trattiamo le persone quando non fanno quello che noi vorremmo.
Marshall B. Rosenberg, Comunicazione e potere, Edizioni Esserci, Reggio Emilia 2010, p. 65


lunedì 26 settembre 2016

L’ACCETTAZIONE – Christophe André


Nella pratica, l’accettazione consiste nel dire mentalmente sì a qualcuno che è in disaccordo con noi; non sì alle sue argomentazioni (“Sì, ha ragione”), ma sì, invece, all’esistenza delle sue argomentazioni e del suo disaccordo (“Sì, vedo che non è d’accordo”), continuando ad ascoltare per capire, prima di contraddire.
Significa dire sì alla sconfitta, senza però sottomettersi; sì alle avversità, perché ci sono, ma senza abbassare la testa. Accettare vuol dire prendere il tempo necessario per esaminare ciò che accade; il tempo di respirare, in modo da capire e sentire, prima di decidere cosa fare.
L’accettazione non è mai al posto dell’azione, ma prima: prima di scegliere l’azione adeguata. La vera scelta. Senza accettazione avremmo solo azioni impulsive, che ci indurrebbero a muoverci sempre nello stesso modo, nella stessa direzione.
Che rapporto ha tutto ciò con la felicità? E’ semplice: l’accettazione ci libera da molti conflitti inutili. Conflitti contro il mondo fuori di noi, che ci sfiniscono, in cui faremmo meglio a mollare la presa; e conflitti dentro di noi, perché cercare di opporsi al reale (“No, non è possibile!”, “No, non è vero!”, “Forse è solo un brutto sogno!”) non fa che logorarci.
Christophe André, E non dimenticarti di essere felice. Esercizi di psicologia positiva, Mondadori, Milano 2015, p. 26-27


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