Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber
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martedì 18 ottobre 2011

IL FUTURO DI UN'IDEA - Alexander S. Neill


Credo che per molto tempo i metodi educativi di Summerhill non verranno messi in pratica, o forse non lo saranno mai. Può darsi che si trovi un metodo migliore. Solo un presuntuoso può pensare che il suo lavoro sia l’ultima parola su un argomento. Il mondo deve trovare un metodo migliore, perché non basta la politica per salvare l’umanità. Non ci è mai riuscita.

Il futuro di Summerhill di per sé ha poca importanza, ma il futuro dell’idea che essa propugna è, per la società, della massima importanza. Si deve dare alle nuove generazioni la possibilità di crescere libere. Concedere libertà significa concedere l’amore. E solamente l’amore può salvare il mondo.
Alexander S. Neill, I ragazzi felici di Summerhill, p. 105

lunedì 17 ottobre 2011

L'IMPORTANZA DEL SENTIRE - Alexander S. Neill


Quando tengo conferenze ai futuri maestri e maestre, spesso rimango stupito dell’immaturità di questi giovani pieni di conoscenze inutili. Sanno un mucchio di cose, brillano di qualità dialettiche, commentano i classici, ma la visione della vita che molti di loro hanno è quella di un bambino.
Sono abituati a imparare e non a sentire. Questi studenti sono amichevoli, simpatici, premurosi, ma qualcosa manca loro: il fattore emotivo, la capacità di subordinare il pensiero al sentimento. Io parlo loro di un mondo dimenticato e che continuano a dimenticare. I loro libri non parlano del carattere degli individui, dell’amore, della libertà, dell’autoregolazione. 
E così il sistema va avanti, mirando solo a insegnare quello che c’è nei libri, e separando la mente dal cuore.

Alexander S. Neill, I ragazzi felici di Summerhill, p. 47-48

domenica 16 ottobre 2011

L'AUTOGOVERNO DI SUMMERHILL - Alexander S. Neill


Una rigida disciplina è, per un adulto, il modo migliore per ottenere la tranquillità e la pace. Chiunque può essere un sergente di ferro. Quale possa essere il metodo alternativo ideale per assicurarsi la quiete non lo so. Il modo in cui a Summerhill si risolve la questione non permette di certo agli adulti una vita tranquilla. Ma non lascia nemmeno ai bambini la possibilità di una vita sfrenata. Credo che il criterio definitivo di giudizio debba essere la felicità. Seguendo questo criterio, Summerhill ha raggiunto un eccellente compromesso nel suo autogoverno.
Summerhill è una scuola autogovernata in forma democratica. Ogni fatto collegato alla vita sociale o di gruppo, comprese le punizioni per le offese sociali, viene deciso mediante il voto all’Assemblea Generale del sabato sera. Ogni membro del corpo insegnante e ogni allievo, senza distinzione d’età, dispongono di un voto. Il mio voto ha lo stesso peso di quello di un bambino di sei anni.
All’inizio di ogni trimestre viene eletto un presidente che dura in carica per una sola seduta. Alla fine della seduta egli nomina il suo successore e la procedura si ripete per tutto il trimestre. Chiunque abbia un’accusa, una lamentela, un suggerimento o una nuova legge da proporre, li può esporre all’Assemblea. Il corpo insegnante partecipa, come è logico, alle discussioni e così faccio io.
La funzione di autogoverno di Summerhill non è solo quella di promulgare le leggi ma anche di discutere i lineamenti sociali della comunità. All’inizio di ogni trimestre si vota l’ora in cui si deve andare a letto. Si va a letto a seconda dell’età. Poi si decidono i problemi di comportamento generale, si eleggono le commissioni sportive, le commissioni per il ballo di fine trimestre, una commissione per il teatro, i sorveglianti notturni e i sorveglianti esterni che hanno il compito di riferire i casi di cattivo comportamento in paese.
Alle Assemblee Generali si evitano le discussioni accademiche. I bambini sono eminentemente pratici e le teorie li annoiano. Amano la concretezza e non le astrazioni. Scrivo dei bambini, non come gli adulti pensano che siano, ma come sono in realtà. Il loro senso della comunità, il senso di responsabilità sociale, non si sviluppano fino ai diciotto anni o più. I loro interessi sono immediati e, per loro, il futuro non esiste.
Non si darà mai troppa importanza ai benefici, sotto il profilo educativo, dello spirito sociale messo in pratica. A Summerhill gli allievi lotterebbero a morte per il diritto di governarsi da soli. A mio parere, vale più dal punto di vista educativo una sola Assemblea, che un’intera settimana di lezioni su argomenti scolastici.  

Alexander S. Neill, I ragazzi felici di Summerhill, p. 68-79

sabato 15 ottobre 2011

I PREMI E LO SPORT A SUMMERHILL - Alexander S. Neill


Talvolta sono nate accese discussioni sull'incoerenza che dimostriamo assegnando i premi nelle gare sportive. L'incoerenza starebbe nel fatto che rifiutiamo risolutamente di dare voti o riconoscimenti nelle materie scolastiche, con la motivazione che una cosa va fatta per se stessa e non in vista di un premio. Questo è indubbiamente vero: spesso ci siamo domandati perché sia giusto dare un premio in una gara di tennis e ingiusto darlo in geografia. Suppongo che la risposta sia che una partita di tennis è naturalmente competitiva e ha per scopo il superare l'avversario. Questo non vale nello studio della geografia. Se imparo la geografia, non mi importa che gli altri ne sappiano più o meno di me. In ogni caso, è un fatto che i bambini vogliono i premi nelle gare sportive e non li vogliono nelle materie di scuola, perlomeno qui da noi.
A Summerhill si attribuisce allo sport il giusto valore, ma un bambino che non gioca mai nelle partite non viene guardato dall'alto in basso e considerato inferiore. "Vivi e lascia vivere" è un motto che trova la sua ideale attuazione solo quando i bambini sono liberi di essere se stessi.

Alexander S. Neill, I ragazzi felici di Summerhill, p. 99-101

venerdì 14 ottobre 2011

LA MUSICA A SUMMERHILL - Alexander S. Neill


Quasi ogni sera, il soggiorno è pieno di bambini. Suoniamo spesso dei dischi e a questo punto nascono le discordie. I bambini vogliono Duke Ellington ed Elvis Presley, che io considero robaccia. A me piacciono Ravel, Stravinskij e Gershwin. Talvolta non ce la faccio sopportare il jazz, e stabilisco che, poiché la stanza è mia, suono quel che piace a me. In questi casi l'ambiente si rischiara con il trio de Il cavaliere della rosa di Richard Strauss o il quintetto dei Maestri cantori di Richard Wagner. Però sono pochi i bambini che amano la musica e la pittura classiche. Non faccio nessun tentativo di indirizzarli verso gusti più raffinati, posto che questa parola abbia un qualche significato.
In realtà, per essere felici nella vita non è importante amare Beethoven piuttosto che il jazz.
A Summerhill, tre studenti, ispirati dalla musica moderna, impararono suonare degli strumenti. Due scelsero il clarinetto e uno la tromba. Quando lasciarono la scuola si iscrissero all'Accademia Reale di Musica. Oggi suonano tutti e tre in un'orchestra che esegue solo musica classica. Mi piace pensare che abbiano migliorato il loro gusto musicale proprio perché, nel corso della loro permanenza a Summerhill, gli si permise di ascoltare sia di Duke Ellington sia Bach o qualsiasi altro compositore.

Alexander S. Neill, I ragazzi felici di Summerhill, p. 97-98

giovedì 13 ottobre 2011

IL TEATRO A SUMMERHILL - Alexander S. Neill


Summerhill è specializzata in quel ramo dell'arte drammatica che è la recitazione spontanea. Io assegno prove di recitazione come questa: "Indossa un cappotto immaginario, toglilo e appendilo all'attaccapanni"; "Raccogli un mazzo di fiori e trovaci in mezzo una spina"; "Apri un telegramma che ti annuncia che tuo padre è morto"; "Stai facendo un pasto frettoloso al ristorante della stazione e sei sulle spine perché hai paura che il treno parta senza di te".
La recitazione spontanea è il lato creativo del teatro scolastico, ne è l'aspetto vitale. A Summerhill, per la creatività degli allievi è stato più utile il teatro di ogni altra cosa. I ragazzi si rendono conto, anche se non chiaramente, che la tradizione di mettere in scena solo commedie 'fatte in casa' incoraggia la creatività più che l'imitazione e la riproduzione.

Alexander S. Neill, I ragazzi felici di Summerhill, p. 91-96

mercoledì 12 ottobre 2011

I GIOCHI A SUMMERHILL - Alexander S. Neill


Alcuni insegnanti provenienti da Israele mi hanno parlato dei meravigliosi centri comunitari che ci sono nel loro paese. La scuola, mi hanno riferito, fa parte di una comunità la cui prima necessità è quella di lavorare duramente. Ci sono bambini di dieci anni, mi ha detto un insegnante, che piangono se, per punizione, non gli si permette di lavorare nell'orto. Se io avessi un bambino di dieci anni che piange perché gli si proibisce di cavare patate, mi chiederei se non avesse deficienze mentali. L'infanzia è l'età del gioco, e ogni sistema comunitario che ignora questa verità educa in modo errato.
Summerhill può essere definita una scuola dove al gioco si attribuisce la più grande importanza. Non penso al gioco in termini atletici o di gioco organizzato, ma in termini di fantasia. I giochi organizzati richiedono intelligenza, spirito di competizione, intesa di gruppo; i giochi dei bambini, di solito, non richiedono intelligenza, richiedono poco spirito di competizione, e difficilmente un lavoro di gruppo. Molto prima dell'avvento del cinema i bambini giocavano ai banditi. A Summerhill, un bambino di sei anni gioca per tutto il giorno, e gioca con fantasia. Per un bambino piccolo realtà e fantasia sono molto vicine. Se un bambino di dieci anni si traveste da fantasma, i piccoli gridano di gioia; sanno che si tratta solo di Tommy; l'hanno visto indossare il lenzuolo. Ma nel momento in cui avanza verso di loro gridano tutti di terrore.
Per gli adulti, il gioco è uno spreco di tempo. Come conseguenza, in città si costruiscono grandi scuole dotate di numerose aule e di costosi apparati didattici, e spesso, tutto ciò che si offre all'istinto di giocare, è solo un piccolo cortile di cemento.
Diverse prove indicano che i bambini allevati nella libertà e che hanno giocato molto, tendono ad avere una mentalità non massificata.

Alexander S. Neill, I ragazzi felici di Summerhill, p. 86-90

martedì 11 ottobre 2011

NON HO MAI VISTO UN BAMBINO PIGRO - Alexander S. Neill



Non ho mai visto un bambino pigro. Quella che viene chiamata pigrizia è mancanza di interesse o mancanza di salute. Un bambino sano non può essere pigro; ha sempre qualcosa da fare per tutta la giornata. Conoscevo un ragazzo pieno di salute che veniva considerato un pigrone. La matematica non lo interessava, ma il curricolo scolastico la richiedeva. Naturalmente, non gli andava di studiare questa materia e di conseguenza il professore lo riteneva pigro.

Ho letto di recente che una coppia che va a ballare, se ballasse per tutta la sera si troverebbe alla fine ad aver percorso circa trentacinque chilometri. Ma non ci sarebbe stanchezza o fatica, perché il divertimento le supererebbe. Lo stesso vale per i bambini. Un ragazzo che si dimostra pigro in classe è capace di correre per chilometri durante una partita di pallone.
Ho trovato che è impossibile convincere giovani di diciassette anni ad aiutarmi a piantare patate o a sarchiare le cipolle, sebbene gli stessi ragazzi passino ore e ore a smontare motori, a lavare un’automobile, a riparare una radio. Ci volle molto tempo prima che riuscissi ad accettare questo fenomeno. La verità mi balzò agli occhi un giorno in cui stavo lavorando nel giardino di mio fratello, in Scozia. Il lavoro non mi piaceva, e improvvisamente mi venne in mente che lavoravo in un giardino che per me non significava nulla. Allo stesso modo il mio giardino non significava nulla per i ragazzi, mentre contavano molto le loro radio e le loro biciclette.
Il vero altruismo nasce molto tardi, e non perde mai la sua componente egoistica.

Alexander S. Neill, I ragazzi felici di Summerhill, p. 84

lunedì 10 ottobre 2011

I RAGAZZI FELICI DI SUMMERHILL - Alexander S. Neill



Ritengo che lo scopo della vita sia la felicità, ed essere felici significa provare interesse per qualcosa. L’educazione dovrebbe preparare alla vita.
Quanta parte del nostro sistema educativo è basata sulla realtà? Per lavoro manuale spesso si intende solo fare un oggetto di nessuna importanza sotto gli occhi di un assistente. Ogni volta che succede, togliamo al bambino una delle gioie della vita: il piacere della scoperta, il piacere di superare un ostacolo. Peggio ancora! Facciamo sentire al bambino che ci è inferiore e che deve dipendere dal nostro aiuto.
Alexander S. Neill, I ragazzi felici di Summerhill, p. 46

domenica 9 ottobre 2011

ALEXANDER S. NEILL (1883-1973) - Francesco Callegari

Inizia da domani in questo blog la presentazione del libro “I ragazzi felici di Summerhill”, (Red Edizioni, Novara, 1990, 2004) dove si racconta l’esperienza della scuola non repressiva più famosa al mondo. La scuola di Summerhill fu fondata negli anni Venti del Novecento in Inghilterra da Alexander Neill allo scopo dichiarato di educare i ragazzi alla felicità. A Summerhill vigeva, e vige tuttora, il principio pedagogico della libertà, principio che si svolge all’interno di un orizzonte educativo dove la paura non trova né tempo né spazio.
Nella Prefazione del libro, Erich Fromm sottolinea come il lavoro di Neill fosse sostenuto da alcune precise convinzioni:
1.    Neill nutre una sicura fiducia nella bontà di fondo di ogni fanciullo.
2.    Lo scopo dell’educatore, come lo scopo della vita, è quello di lavorare con gioia e di trovare la felicità. La felicità, secondo Neill, significa provare interesse per la vita non solo con il cervello, ma con l’intera personalità. Nella società moderna riscontriamo una sempre maggiore distanza tra intelletto e sentimento. Le esperienze dell’uomo odierno sono in gran parte mediate dal pensiero (si veda il precedente post “I pensieri del Papalagi”) e non riflettono una percezione di ciò che il cuore sente, l’occhio vede, l’orecchio ascolta.
3.    L’educazione deve adattarsi alle capacità e alle necessità psicologiche del fanciullo, che non è altruista. L’amore, per lui, non è il sentimento maturo dell’adulto. E’ un errore attendersi dai bambini un comportamento che potrebbero dimostrare solo in maniera ipocrita.
4.    La disciplina imposta dogmaticamente e le punizioni provocano paura; dalla paura nasce l’ostilità.
5.    Libertà non significa licenza.
6.    L’insegnante deve essere assolutamente sincero con gli allievi.
7.    Il bambino dovrà imparare a contare su se stesso e non cercare la propria sicurezza nell’attaccamento agli adulti.
8.    Non bisogna far nascere nel bambino sentimenti di colpa. I sensi di colpa fanno nascere la paura, e con essa nascono l’ostilità e l'ipocrisia.
Erich Fromm descrive Alexander Neill come una persona coraggiosa, una persona che mostra un rispetto incondizionato per la vita e la libertà, e manifesta una disapprovazione totale per l’uso della forza.  
E’ chiaro che Summerhill propone una esperienza molto particolare e difficilmente ripetibile. Sta di fatto, però, che alcuni suggerimenti di Alexander Neill possono essere meditati e, per quanto possibile, fatti nostri. L’esito non potrà che essere quello di una scuola dove il rispetto per ciascuno si concretizza in un maggior benessere per tutti.
Francesco Callegari
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