Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber
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lunedì 25 dicembre 2017

sabato 31 dicembre 2016

PREGHIERA PER IL NUOVO ANNO - Arley Tuberqui


Signore,
alla fine di questo anno voglio ringraziarti
per tutto quello che ho ricevuto da te,
grazie per la vita e l’amore,
per i fiori, l’aria e il sole,
per l’allegria e il dolore,
per quello che è stato possibile
e per quello che non ha potuto esserlo.
Ti regalo quanto ho fatto quest’anno:
il lavoro che ho potuto compiere,
le cose che sono passate per le mie mani
e quello che con queste ho potuto costruire.
Ti offro le persone che ho sempre amato,
le nuove amicizie, quelli a me più vicini,
quelli che sono più lontani,
quelli che se ne sono andati,
quelli che mi hanno chiesto una mano
e quelli che ho potuto aiutare,
quelli con cui ho condiviso la vita,
il lavoro, il dolore e l’allegria.
Oggi, Signore, voglio anche chiedere perdono
per il tempo sprecato, per i soldi spesi male,
per le parole inutili e per l’amore disprezzato,
perdono per le opere vuote,
per il lavoro mal fatto,
per il vivere senza entusiasmo
e per la preghiera sempre rimandata,
per tutte le mie dimenticanze e i miei silenzi,
semplicemente… ti chiedo perdono.
Signore Dio, Signore del tempo e dell’eternità,
tuo è l’oggi e il domani, il passato e il futuro, e, all’inizio di un nuovo anno,
io fermo la mia vita davanti al calendario
ancora da inaugurare
e ti offro quei giorni che solo tu sai se arriverò a vivere.
Oggi ti chiedo per me e per i miei la pace e l’allegria,
la forza e la prudenza,
la carità e la saggezza.
Voglio vivere ogni giorno con ottimismo e bontà,
chiudi le mie orecchie a ogni falsità,
le mie labbra alle parole bugiarde ed egoiste
o in grado di ferire,
apri invece il mio essere a tutto quello che è buono,
così che il mio spirito si riempia solo di benedizioni
e le sparga a ogni mio passo.
Riempimi di bontà e allegria
perché quelli che convivono con me
trovino nella mia vita un po’ di te.
Signore, dammi un anno felice
e insegnami e diffondere felicità.
Nel nome di Gesù, amen.
Arley Tuberqui

sabato 7 maggio 2016

TENGO PULITO QUESTO PIAZZALE – Luciano Mazzocchi


Un uomo sessantenne è solito sostare e chiedere l'elemosina all'ingresso della chiesa di San Babila a Milano. Venerdì pomeriggio della settimana scorsa ho assistito al rito che l'uomo sessantenne compie appena arriva in sede. Depone un grosso zaino al lato dell'ingresso, lo apre e ne trae una scopa dal manico corto. Quindi si mette a spazzare il piazzale davanti la chiesa, liberando i canaletti del selciato dai mozziconi buttati dai passanti vestiti in giacca e cravatta. Li raccoglie in una lattina e quindi li riversa nel cassonetto. Poi stende una tappetino su cui siede e da cui tende la mano a chi entra per la preghiera.
Ieri (martedì) gli ho detto grazie per il quotidiano servizio ecologico che compie. "Sono sardo e lavoravo in un'autofficina a Cagliari. La ditta un bel giorno chiuse i cancelli e sono rimasto disoccupato. Ho lasciato la Sardegna e sono venuto a Milano per cercare lavoro. Se puoi, aiutami a trovare anche un piccolo lavoro. Nel frattempo tengo pulito questo piazzale: è il lavoro che posso fare. Qualche passante si ferma e mi dà un euro... ".

Luciano Mazzocchi

sabato 30 gennaio 2016

SPERANZA – Mariapia Veladiano

C’è qualcuno che mi aspetta.
Una corsa possibile, che potrebbe fare e farà, per venire e insieme resistere, una giornata ancora, tutta nuova, nessun gesto distratto ancora fatto, non una parola sgarbata ancora detta, nessun appuntamento saltato.
Certo non è qui ora. Né lui né lei. Mi rimane il segno di un profilo, visto certamente, l’impronta di una voce sentita un tempo chiara, era una promessa, non sei sola, non lo sei mai stata ma ora lo sai.
Fa la differenza averlo sentito. Poterlo ricordare.
C’è forse un tenere estremo, così timoroso di apparire che non vuole farsi sentire. Ma a me è stato detto.
So che nemmeno il silenzio è un addio. Che l’assenza è un impedimento, suo, o un’incapacità, o un’impossibilità. Ricordo quel che è stato e lo sento parte di me, per sempre dentro come cosa buona.
Vista da sempre. Sono stata vista da sempre. Pensata e voluta e poi desiderata come compimento di una vita amata.
Mi si dimentica, oggi, così penso nel mio bisogno.
Ma una promessa mi è stata fatta. Era qualcuno che le promesse le mantiene. Anche quelle a cui nessuno ha creduto. Ha detto che sarebbe tornato. Ed è tornato.
C’è qualcuno che mi aspetta, oggi. Devo alzarmi, devo andare. Ho promesso. Ricordo bene di aver promesso.
Mariapia Veladiano, Ma come tu resisti, vita, p. 18-19

giovedì 28 gennaio 2016

COME UNA CLESSIDRA – Dale Carnegie (1888-1955)


Vorrei che pensasse alla sua vita come se fosse una clessidra. Lei sa che ci sono migliaia di granelli di sabbia nella parte superiore della clessidra; e tutti passeranno attraverso il foro che sta nel mezzo.
Nessuno di noi potrà nulla, allo scopo di far passare più di un granello alla volta, tranne che non si voglia fermare il meccanismo.
Tutti noi, lei e io, assomigliamo a quella clessidra. Quando ci alziamo, la mattina, ci sono centinaia di compiti che ci attendono nella giornata; ma se non cerchiamo di sbrigarli uno alla volta, lasciandoli passare lentamente e con ritmo uguale, come fanno i granelli di sabbia attraverso il foro della clessidra, se non facciamo così, manderemo in crisi il nostro organismo.
Dale Carnegie, Come vincere lo stress e cominciare a vivere, 1944, ed. it. Bompiani, Milano 1994/2015, p. 26

sabato 23 gennaio 2016

ATTENDERE – Mariapia Veladiano


E’ un ponte, l'attesa. Si crede che oltre, dopo, ci sia qualcosa, anche se non vediamo bene. Ma c'è un passo da fare e lo facciamo, a volte sull'impronta segnata da un altro. C'è un desiderio che mi porta e diventa movimento e se il procedere è senza traccia alcuna capita di pensare che il ponte si costruisca sotto i nostri passi, diventati noi creatori, per grazia.
E’ buona l'attesa, ci restituisce alla nostra responsabilità. Se dopo di me non c'è l'abisso, custodisco il tempo che vivo e quello che viene. Per chi ancora viene e verrà.
Quando oltre c'è qualcuno, allora l'attesa diventa un preparare veloce, festoso e inquieto, dal vestito ai pensieri alle parole: cosa dirò? come starà? Tutto di noi diventa importante, e anche intorno a noi, lo spazio, le cose.
Non c'è debolezza, rassegnazione, pigrizia, indolenza nell'attesa. Nella promessa consegnata l'attesa è vita purissima, coltivata, difesa, progettata, infine condivisa con chi l'ha a sua volta attesa.
Non si deve aver paura di fare promesse.
Così è l'amore che sa mantenere quel che ha promesso anche nei lunghi spazi delle assenze, quelle che sappiamo capire e anche le altre che non possiamo capire.
«Assenza, più acuta presenza». Attilio Bertolucci.
Mariapia Veladiano, Ma come tu resisti, vita, p. 54-55.


mercoledì 13 gennaio 2016

SAPER VIVERE IL RISCHIO DELL’ATTESA - Gabriella Caramore



L'impazienza brucia i passaggi. Non consente costruzione, impedisce di articolare un cammino che si sviluppi passo dopo passo, imprigiona ciò che, forse, potrebbe portare al «paradiso». A causa di un desiderio, che ha preteso immediata soddisfazione, gli esseri umani sono stati cacciati dal paradiso. Per un attimo, nel primo degli aforismi citati, Kafka sembra pensare che è a causa dell'inerzia – di un'assenza di desiderio, di una lentezza nei movimenti – che non vi fanno ritorno. Ma poi prende il sopravvento l'immagine della potenza distruttiva dell'impazienza: non riuscire a fermarsi sulle cose, non patire con loro il tempo necessario, non vivere il rischio dell'attesa. Questo è impazienza. Questo è il «peccato capitale».
Gabriella Caramore, Pazienza, Il Mulino, Bologna 2014, 8-9


sabato 28 novembre 2015

TACERE – Mariapia Veladiano


Ogni volta che c'è da ascoltare. Silenzio necessario per captare suoni anche lontani, richiami a cui accorrere, passi di qualcuno che è atteso, e potergli andare incontro, preparare per lui il nostro spazio.
O per non perdere parole che a volte appena muovono l'aria. Parole che rovesciano la nostra storia, o la sua.
Anche quando non si ha niente da dire si deve tacere. Sulla persona che nemmeno conosco, ma so ogni cosa, arrivata dal parlare di chi a sua volta nulla conosceva, ma non ha taciuto. E allora tutto può essere detto e chi ferma il fiume delle parole ormai scagliate?
E poi tacere quando c'è da conservare un segreto. Consegna di sé. Chi sa oggi tenere i segreti?
E davanti alla tragedia. Per sentire il morbido passaggio delle schiere di angeli che corrono, a salvare un bambino, e non sappiamo perché non li salvano tutti. E quindi tacere anche davanti al mistero assurdo e supremo della morte che ci scappa incompiuta. Per non dire parole superbe e sentire se forse una Parola arriva, di consolazione e promessa: ci sono, sono qui, risorto come tutti risorgono.
Tacere per sentire il suono della Parola che leggo.
Per ascoltare il suono del proprio esistere.
Per custodire verità che possono far crocifiggere.
Ma quando la nostra parola attesa può salvare, guai a noi per il nostro tacere.
Mariapia Veladiano, Ma come tu resisti, vita, p. 62-63.


giovedì 12 marzo 2015

CONTRO LA FRETTA – René Guénon (1886-1951)



Tutto succede necessariamente al momento adatto, e spesso in modi imprevisti e completamente indipendenti dal nostro volere. Contro questo genere di cose nulla può la fretta febbrile che i nostri contemporanei apportano a tutte le loro azioni; tale fretta, anzi, non può che produrre agitazione e disordine, cioè effetti del tutto negativi.

René Guénon, Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi, Parigi 1945, ed. it. Milano 1982, p. 12.

mercoledì 24 dicembre 2014

sabato 8 novembre 2014

POICHE' TENTAR NON NUOCE - Roberto Piumini


Non aspettare che ci sia sereno
o cada una tiepida pioggia
o l’orchestra dei fiori
incominci a suonare
o i già muti pesci
tacciano ancor di più.

Fa' che ti basti che cominci il giorno
e che sia fatto chiaro
come pagina bianca
voltata dopo
la nera.

Allora tieni la faccia
più alta che si può
e tenta

poiché tentar non nuoce.



Roberto Piumini, in "Quieto Patato", Roma 1983, p. 33


lunedì 8 settembre 2014

PAPA', - Giuseppe Capotondi



La tecnologia ci ha avvicinato. Comunicare è sempre più semplice e sempre più veloce. Ma ci sono occasioni in cui gli uomini e le donne hanno e avranno sempre bisogno di incontrarsi e comunicare così, uno di fronte all’altro.

Wind ha scelto una storia delicata, un cortometraggio firmato da Giuseppe Capotondi che con garbo e poesia ci ricorda quanto sia importante sentirsi vicini a qualcuno, aggirando una tecnologia sempre più pervasiva nella nostra vita e nei nostri affetti. 

Se stai pensando di comunicare davvero a qualcuno che ti sta a cuore, guarda questo piccolo pezzo di cinema.

martedì 19 agosto 2014

INNAMORATO - Paulo Coelho

In quel momento fu come se il tempo si fermasse, e l'Anima del Mondo sorgesse con tutta la sua forza davanti al ragazzo. Quando guardò gli occhi di lei, un paio di occhi neri, le labbra indecise fra un sorriso e il silenzio, egli comprese la parte più importante e più saggia del Linguaggio che parlava il mondo e che chiunque, sulla terra, era in grado di capire con il proprio cuore. E si chiamava Amore, una cosa più antica degli uomini e persino del deserto, che tuttavia risorgeva sempre con la stessa forza dovunque due sguardi si incrociassero come si incrociarono quei due davanti a un pozzo. Le labbra della giovane, infine, decisero di accennare un sorriso: era un segnale, il segnale che il ragazzo aveva atteso per tanto tempo nel corso della vita, che aveva ricercato nelle pecore e nei libri, nei cristalli e nel silenzio del deserto.
Paulo Coelho, L’alchimista, 1988, ed. it. Bompiani, Milano 1995, P. 107-108.


mercoledì 23 luglio 2014

LIBERTA' - Erri De Luca


Il prigioniero chiude un seme nel pugno
aspetta che germogli spaccandogli la stretta.

Erri De Luca, Solo andata, Feltrinelli, Milano 2005, ed. 2014, p. 50.
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