Un
leggerissimo spostamento del punto di osservazione può portare a risultati
profondamente diversi. Una delle più importanti scoperte della scienza medica
di tutti i tempi, quella del vaccino contro il vaiolo, avvenne quando Edward
Jenner, che stava cercando le cause di questa malattia, spostò la sua
attenzione sull’immunità che le contadine parevano godere a questo riguardo. E
fu grazie alla scoperta che il vaccino indebolito immunizza da quello virulento
che venne introdotta la vaccinazione e che il mondo occidentale fu libero dal
flagello del vaiolo.
Edward De Bono, Il pensiero laterale. Come diventare creativi, BUR, Milano
1997, p. 85
Una
delle cose che insegno ai miei studenti è questa: prendete un libro appena
uscito di un autore che sapete che è bravo. Leggete per primo l’ultimo
capitolo. Fate congetture sul contenuto del capitolo precedente. Fate
congetture in tutte le direzioni possibili. Vi sbaglierete in molte delle
vostre congetture. Poi leggete quel capitolo e fate congetture su quello ancora
precedente. Si può leggere un buon libro dall’ultimo al primo capitolo, facendo
congetture per tutto il percorso. Così infrangete la rigidità del pensiero. E’
estremamente utile.
Milton H. Erickson, La mia voce ti accompagnerà, Astrolabio,
Roma 1983, p. 170.
Se
desiderate divenire creativi o pensare in modo creativo, dovete esercitarvi in
quello che è stato chiamato ‘pensiero divergente’, per contrapporlo al ‘pensiero
convergente’ che gli adulti tendono sempre più ad adottare via via che il loro
comportamento diviene sempre più restrittivo. Nel pensiero convergente, un
certo numero di racconti o un certo numero di temi convergono tutti quanti in
uno solo. Nel pensiero divergente, una singola idea si estende in molte
direzioni diverse, come le ramificazioni di un albero.
Milton H. Erickson, La mia voce ti accompagnerà, Astrolabio,
Roma 1983, p. 77.
Milton
Hyland Erickson è stato uno psichiatra e psicoterapeuta statunitense. È
riconosciuto come uno dei più importanti psicoterapeuti e ipnoterapeuti del
Novecento.
La sincronicità
richiede che si affermino le proprie sensazioni come modalità cruciale dell’esperienza
di vita, che le si consideri importanti quanto i pensieri e in determinate
situazioni anche di più.
Le sensazioni che
proviamo sono la sorgente delle nostre storie e nel contempo la forza che muove
l’intreccio.
Robert
H. Hopcke, Nulla
succede per caso, Milano 2003, p. 38-39.
Un modo diverso di
pensare, in particolare secondo l’approccio che ci viene offerto dalla
sincronicità, consente invece di fare i conti con la possibilità che eventi
casuali siano significativi e non semplicemente privi di significato.
Quest’idea può
rivelarsi un brutto colpo per il nostro io poiché mette in dubbio la sensazione
di potere e di controllo assoluto che noi tutti creiamo per noi stessi.
La possibilità che
accadano a noi eventi acausali,
incontrollabili e in grado di avere effetti profondi, suscita una certa ansia.
Come sostiene Marie-Louise von Franz, collaboratrice di Jung, “è il caso il
nemico, il caso va eliminato…”; questa formulazione sintetica ben descrive
l’atteggiamento generale sul ruolo degli eventi acausali nella vita di ciascuno
di noi.
Robert
H. Hopcke, Nulla
succede per caso, Milano 2003, p. 31-32.
La sincronicità ci
costringe a liberarci della tirannia inconscia di un pensiero fondato sul
principio di causa ed effetto. Perché mai, ci si potrebbe chiedere, abbiamo
così radicata una visione dell’esistenza come catena di azioni e reazioni? Che
vantaggio possiamo trarre dal credere che ogni legame dipenda necessariamente
da rapporti di causa ed effetto?
Ritengo che il
pensiero causale ci dia l’illusione di avere un potere assoluto su ciò che ci
circonda e rafforzi in noi la sensazione di controllare il nostro destino,
fornendo una visione piuttosto lusinghiera del nostro io. Il pensare in termini
di causa ed effetto ci consente infatti di sentirci in grado di controllare la
situazione, di staccarci dal mondo “esterno” e di agire su di esso.
Secondo questa
prospettiva, a limitarci sono soltanto le conseguenze delle nostre azioni, ma
se le accettiamo saremo in grado di agire, e anche liberamente.
Robert
H. Hopcke, Nulla
succede per caso, Milano 2003, p. 31.
Ascoltare
i pensieri delle persone è come fare un bagno con tutti i vestiti addosso!
Sappiamo che dietro ai pensieri c’è qualcosa, e allora perché non arrivare
direttamente al punto? Non perdiamo tempo con i pensieri che sono un modo per
allontanarci dalla vita.
Marshall
B. Rosenberg, Comunicazione
e potere, Edizioni Esserci, Reggio Emilia 2010, p. 90
Non
so se avete mai preso in esame il modo in cui ascoltate, non importa che cosa,
se il canto di un uccello, il vento tra le foglie, lo scorrere dell’acqua
impetuosa o come ascoltate un dialogo con voi stessi, o nelle conversazioni con
gli amici intimi, con vostra moglie o vostro marito.
Quando
tentiamo di ascoltare, lo troviamo estremamente difficile, perché proiettiamo
sempre le nostre opinioni e idee, i nostri pregiudizi, i contesti da cui
proveniamo, le nostre inclinazioni, i nostri impulsi; quando sono questi
elementi a dominare, ascoltiamo a mala pena quello che viene detto.
Questa
condizione non ha alcun valore.
E’
solo ascoltando che uno impara, solo in uno stato di attenzione, in uno stato
di silenzio in cui tutto questo contesto è sospeso, è quieto.
Solo
allora, credo, è possibile comunicare...
La
vera comunicazione... può avvenire solo quando c'è silenzio.