Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber
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giovedì 1 dicembre 2016

E’ COLPA TUA SE IO SOFFRO! - Marshall Rosenberg (1934-2015)


Se siamo un genitore che sta cercando di far sentire in colpa il figlio, potremmo dirgli: “Mi fai arrabbiare quando non metti in ordine la tua camera”. Oppure, se stiamo cercando di far sentire in colpa il nostro compagno, potremmo dirgli: “Mi fai star male quando esci tutte le sere”.
In entrambi questi esempi, stiamo implicando che lo stimolo è la causa dei nostri sentimenti.
“Mi fai sentire…”. “Mi sento… perché tu…”.
Marshall B. Rosenberg, Le sorprendenti funzioni della rabbia, Edizioni Esserci, Reggio Emilia, 2006, p. 22.


mercoledì 30 novembre 2016

IL SENSO DI COLPA - Marshall Rosenberg (1934-2015)


Per molti di noi è difficile distinguere lo stimolo della nostra rabbia dalla sua causa. Il motivo di questa difficoltà è che, nella maggior parte dei casi, siamo stati educati da persone che, per cercare di motivarci a fare le cose, hanno spesso utilizzato il senso di colpa.
Se vogliamo utilizzare il senso di colpa per manipolare gli altri, dobbiamo innanzitutto far loro credere che lo stimolo sia la causa dei sentimenti. In altre parole, se vogliamo far sentire in colpa qualcuno, abbiamo bisogno di comunicare in un modo che indica che il nostro dolore è causato dal suo comportamento; gli facciamo credere che il suo comportamento non è semplicemente lo stimolo dei nostri sentimenti, ma ne è la causa.
Marshall B. Rosenberg, Le sorprendenti funzioni della rabbia, Edizioni Esserci, Reggio Emilia, 2006, p. 22.


martedì 29 novembre 2016

LA CAUSA DELLA NOSTRA RABBIA - Marshall Rosenberg (1934-2015)


La causa della nostra rabbia è la particolare valutazione che diamo di ciò che è stato fatto.
Stiamo cioè valutando quello che ci accade in modo ‘scollegato dalla vita’ , nel senso che non lo colleghiamo direttamente ai nostri bisogni o a quelli degli altri. Pensiamo invece che le altre persone, per il comportamento tenuto, siano ‘cattive’ o siano ‘in torto’.
Marshall B. Rosenberg, Le sorprendenti funzioni della rabbia, Edizioni Esserci, Reggio Emilia, 2006, p. 18.


lunedì 28 novembre 2016

SAPER DISTINGUERE LO STIMOLO DALLA CAUSA - Marshall Rosenberg



Il primo passo nel gestire la rabbia è essere consapevoli che lo stimolo, che scatena la nostra rabbia, non ne è la causa.
In altre parole, non è quello che gli altri fanno che ci fa arrabbiare, ma la vera causa della rabbia è dentro di noi e riguarda il modo in cui reagiamo al comportamento altrui.
Marshall B. Rosenberg, Le sorprendenti funzioni della rabbia, Edizioni Esserci, Reggio Emilia, 2006, p. 16.


sabato 26 novembre 2016

LE SORPRENDENTI FUNZIONI DELLA RABBIA – Marshall Rosenberg



La rabbia è come una spia accesa sul cruscotto di un’automobile: ci dà informazioni utili su quello di cui il motore ha bisogno. Non vogliamo nasconderla, spegnerla o ignorarla. Vogliamo, invece, rallentare e cercare di capire che cosa questa spia accesa sta cercando di dirci.
Marshall B. Rosenberg, Le sorprendenti funzioni della rabbia, Edizioni Esserci, Reggio Emilia, 2006, p. 14.


sabato 22 ottobre 2016

I PENSIERI DELLE PERSONE - Marshall B. Rosenberg (1934-2015)

Ascoltare i pensieri delle persone è come fare un bagno con tutti i vestiti addosso! Sappiamo che dietro ai pensieri c’è qualcosa, e allora perché non arrivare direttamente al punto? Non perdiamo tempo con i pensieri che sono un modo per allontanarci dalla vita.

Marshall B. Rosenberg, Comunicazione e potere, Edizioni Esserci, Reggio Emilia 2010, p. 90

venerdì 21 ottobre 2016

LA QUALITA’ DI PRESENZA - Marshall B. Rosenberg (1934-2015)

La qualità di presenza è molto importante nell’empatia e richiede di mettere l’attenzione su quello che sta succedendo ora: che cosa è vivo in questo momento, in questa persona? Se la persona parla del passato, io non metto la mia attenzione sul passato, ma su ciò che di vivo in lei la porta adesso a raccontarmi del passato.
Marshall B. Rosenberg, Comunicazione e potere, Edizioni Esserci, Reggio Emilia 2010, p. 90


giovedì 20 ottobre 2016

IL SENTIRE NEL QUI E ORA - Marshall B. Rosenberg (1934-2015)

La maggior parte delle persone non sa come parlare della vita che è in loro, dei sentimenti e bisogni presenti, confondono la comprensione intellettuale con l’empatia e non capiscono la differenza. Se una persona è arrabbiata con me in questo momento, può essere perché io assomiglio a suo padre, ma per aiutare questa persona a guarire, non è necessario che io ascolti tutta la storia di come il padre ha trattato male la figlia! Se riusciamo a mettere l’attenzione su quello che la persona sente verso di me in quel momento, credo che contribuiremo molto di più alla guarigione.
Marshall B. Rosenberg, Comunicazione e potere, Edizioni Esserci, Reggio Emilia 2010, p. 89-90


mercoledì 19 ottobre 2016

NON POSSIAMO CAMBIARE IL PASSATO - Marshall B. Rosenberg (1934-2015)



Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo fare tanto riguardo alla vita presente! Purtroppo tante persone credono che sia importante raccontare tutta la propria storia per poter guarire. Credo invece che sia una cosa che blocchi la guarigione. Ci sono modi migliori per passare il tempo, che non parlare di quello che è successo in passato!
Marshall B. Rosenberg, Comunicazione e potere, Edizioni Esserci, Reggio Emilia 2010, p. 89


martedì 18 ottobre 2016

PARLARE DEL PASSATO NON AIUTA LA GUARIGIONE- Marshall B. Rosenberg (1934-2015)

Dopo la laurea in psicologia, mi hanno insegnato ad aiutare le persone facendole parlare molto del loro passato, della loro infanzia e dell’educazione ricevuta. Negli ultimi anni riesco a contribuire di più alla guarigione di una persona in un’ora rispetto a quanto facessi prima, quando ascoltavo per ore e ore le persone parlare del loro passato. Credo che ascoltare quello che è successo a una persona nel passato non contribuisca alla guarigione; più una persona parla di quello che le è successo nel passato, più profondo sembra diventare il suo dolore. Parlare del dolore con un altro ci fa sentire bene, ma non credo porti alla guarigione.
Marshall B. Rosenberg, Comunicazione e potere, Edizioni Esserci, Reggio Emilia 2010, p. 89


lunedì 17 ottobre 2016

L’EMPATIA COME PRESENZA ALLA VITA - Marshall B. Rosenberg (1934-2015)

Per me l’empatia è la completa presenza alla vita che è nella persona, nell’istante; questo richiede di ascoltare non solo le parole che la persona sta dicendo.
Le parole infatti possono essere scollegate dalla vita che c’è dentro, perché molto spesso le persone raccontano delle storie, raccontano magari quello che è successo ieri con il loro compagno. Se metto la mia attenzione su quello che è successo ieri, non sono presente alla vita che c’è in questo momento, in questa persona.
Marshall B. Rosenberg, Comunicazione e potere, Edizioni Esserci, Reggio Emilia 2010, p. 88-89


venerdì 14 ottobre 2016

SE GLI ALTRI NON SODDISFANO I NOSTRI BISOGNI - Marshall B. Rosenberg (1934-2015)

La prima ragione per cui i nostri bisogni non sono soddisfatti è che non esprimiamo il bisogno, ma una critica.
Se siamo riusciti a esprimere il bisogno, la seconda ragione per cui non viene soddisfatto è perché non abbiamo fatto seguire il bisogno da una richiesta precisa e chiara.
Marshall B. Rosenberg, Comunicazione e potere, Edizioni Esserci, Reggio Emilia 2010, p. 76


giovedì 13 ottobre 2016

QUANDO GIUDICHIAMO GLI ALTRI - Marshall B. Rosenberg (1934-2015)

Ogni giudizio che noi facciamo sull’altro, è la tragica espressione dei nostri bisogni.
Marshall B. Rosenberg, Comunicazione e potere, Edizioni Esserci, Reggio Emilia 2010, p. 73


mercoledì 12 ottobre 2016

QUANDO QUALCUNO CI INSULTA - Marshall B. Rosenberg (1934-2015)

Di solito, quando una persona alza la voce con noi, insultandoci, quello è il momento in cui ha più bisogno di empatia e, a questo punto, per noi è importante ricordare una cosa.
Non date mai ascolto a quello che l’altra persona pensa di voi. Vivrete più a lungo!
Marshall B. Rosenberg, Comunicazione e potere, Edizioni Esserci, Reggio Emilia 2010, p. 72


lunedì 10 ottobre 2016

LA CAUSA DEI MIEI SENTIMENTI - Marshall B. Rosenberg (1934-2015)


Non far mai passare il messaggio che l’altra persona possa essere la causa dei tuoi sentimenti. Tutte le volte che esprimi un sentimento, fallo seguire dalle parole “Perché io…”, perché noi siamo la causa dei nostri sentimenti e non l’altra persona.
I nostri sentimenti sono causati dai nostri bisogni; i nostri bisogni sono sempre la causa dei nostri sentimenti.
Quindi, non colleghiamo i nostri sentimenti con le azioni degli altri, colleghiamo i nostri sentimenti con i nostri bisogni.
Marshall B. Rosenberg, Comunicazione e potere, Edizioni Esserci, Reggio Emilia 2010, p. 70-71


sabato 8 ottobre 2016

IL MIO MODO DI GIUDICARE - Marshall B. Rosenberg (1934-2015)


Il mio modo di giudicare sembra significare che io sono Dio, che so cosa è giusto e che cosa le persone dovrebbero fare.
Per me, questo è esattamente l’opposto di quella che sarebbe la mia definizione dell’amore.
Marshall B. Rosenberg, Comunicazione e potere, Edizioni Esserci, Reggio Emilia 2010, p. 67


martedì 27 settembre 2016

ACCETTARE SENZA CONDIZIONI – Marshall B. Rosenberg (1934-2015)


Un amore incondizionato non significa che ci devono piacere tutte le cose che fanno gli altri. Io credo che dimostriamo questo amore incondizionato nel modo in cui trattiamo le persone quando non fanno quello che noi vorremmo.
Marshall B. Rosenberg, Comunicazione e potere, Edizioni Esserci, Reggio Emilia 2010, p. 65


sabato 10 settembre 2016

L’INSEGNANTE E’ COME UN AGENTE DI VIAGGI - Marshall Rosenberg (1934-2015)


Alcuni insegnanti mi hanno espresso una diversa preoccupazione: il timore che affidare a uno studente il compito di insegnare stimoli la competizione, in quanto ciò darebbe maggior potere a questo studente. Ma, in una classe in cui gli obiettivi di apprendimento sono diversi, in cui non c’è una gerarchia di voti, è possibile che uno studente possa insegnare un certo argomento, ma abbia bisogno di essere aiutato in un altro, e quindi che offra e riceva aiuto contemporaneamente.
Per descrivere una classe di questo tipo mi piace fare un’analogia tra l’insegnante e un agente di viaggi, e tra gli studenti e i viaggiatori, forse perché viaggio molto e parlo spesso con le agenzie di viaggi.
Un agente di viaggi non mi dice dove devo andare, però a volte, se gli spiego quali sono le mie esigenze, può consigliarmi qualche località che non conosco o a cui non avevo pensato. Analogalmente, l’insegnante può offrire consigli, incoraggiare, ma non dice agli studenti dove devono andare. E uno studente/viaggiatore può raccontare a un altro di essere stato in un posto meraviglioso e invogliarlo ad andarci anche lui.
Marshall B. Rosenberg, Educazione che arricchisce la vita, Edizioni Esserci, Reggio Emilia 2005, p. 139-140


venerdì 9 settembre 2016

NESSUNO IMPARA MEGLIO UNA MATERIA DI CHI LA INSEGNA - Marshall Rosenberg (1934-2015)


Strutturando delle esperienze di apprendimento in cui gli studenti lavorano individualmente o a gruppi, l’insegnante ha tempo per risolvere particolari problemi che si presentano. Questo può voler dire prestare attenzione individuale a uno studente, oppure passare del tempo con degli studenti che sembrano aver bisogno di parlare con qualcuno più che di imparare qualcosa di specifico. Questo può anche voler dire lavorare con studenti che non stanno progredendo con l’apprendimento, per stabilire quali siano i loro bisogni.
Alcuni insegnanti mi hanno espresso le loro perplessità su questo approccio, in quanto temono che gli studenti che insegnano agli altri possano essere penalizzati nel loro apprendimento. Tuttavia, la maggior parte degli insegnanti concorda nel dire che nessuno impara meglio una materia di chi la insegna, e dunque si rendono conto che lo studente che insegna trae da questa esperienza altrettanto beneficio di chi impara.
Gli insegnanti che praticano questo approccio nelle loro classi mi hanno confermato che gli studenti hanno acquisito maggiore consapevolezza del processo di apprendimento e questo a sua volta li ha aiutati a imparare meglio.
Marshall B. Rosenberg, Educazione che arricchisce la vita, Edizioni Esserci, Reggio Emilia 2005, p. 138-139


giovedì 8 settembre 2016

TUTTI IMPEGNATI A DARE E RICEVERE AIUTO - Marshall Rosenberg (1934-2015)


Questo insegnamento reciproco può avvenire in modi diversi. Ad esempio, studenti che hanno già sviluppato una certa capacità possono insegnarla agli altri. E’ stato ampiamente dimostrato che gli studenti possono insegnare ad altri studenti in modo efficace, come se lo facessero insegnanti qualificati. Del resto, questo concetto non sarà nuovo a che ha lavorato in scuole di campagna, in scuole basate sul metodo Montessori, o in classe che comprendono bambini di età diverse. In questi contesti, in cui studenti di varie età sono riuniti in una sola classe, è abbastanza comune che alcuni studenti insegnino agli altri.
Ho avuto occasione di osservare una classe di questo tipo in Israele. Qui, ho notato che una ragazzina stava dando istruzioni a un bambino più o meno coetaneo. Poi, mentre lui svolgeva alcuni problemi che lei gli aveva assegnato, la ragazzina si voltava dall’altra parte per ricevere a sua volta istruzioni su un altro argomento da parte di uno studente più grande. Tutti gli studenti nella classe erano impegnati a dare e ricevere aiuto reciproco, tranne quattro di loro che stavano lavorando direttamente con l’insegnante. Questi quattro avevano esigenze di apprendimento particolari, e l’insegnante aveva tempo per occuparsi personalmente dei loro bisogni in quanto gli altri studenti stavano comunque imparando senza che dovesse essere coinvolta.
Marshall B. Rosenberg, Educazione che arricchisce la vita, Edizioni Esserci, Reggio Emilia 2005, p. 137-138


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