Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber
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domenica 8 aprile 2018

PREGHIERA SEMPLICE



O Signore, fa' di me uno strumento della tua Pace:
Dove è odio, fa' ch'io porti l'amore.
Dove è offesa, ch'io porti il perdono.
Dove è discordia, ch'io porti l'unione.
Dove è dubbio, ch'io porti la fede.
Dove è errore, ch'io porti la verità.
Dove è disperazione, ch'io porti la speranza.
Dove è tristezza, ch'io porti la gioia.


domenica 27 novembre 2016

GIORGIO GABER - L'ILLOGICA ALLEGRIA (LIVE)



Da solo lungo l’autostrada
alle prime luci del mattino
a volte spengo anche la radio
e lascio il mio cuore incollato al finestrino.
Lo so del mondo e anche del resto
lo so che tutto va in rovina
ma di mattina quando la gente dorme
col suo normale malumore
Mi può bastare un niente
forse un piccolo bagliore
un’aria già vissuta
un paesaggio che ne so
E sto bene
io sto bene come uno che si sogna
non lo so se mi conviene
ma sto bene che vergogna
Io sto bene
proprio ora proprio qui
non è mica colpa mia
se mi capita cosi
E’ come un’illogica allegria
di cui non so il motivo
non so che cosa sia
E’ come se improvvisamente
mi fossi preso il diritto
di vivere il presente
Io sto bene
la la la la la la
quest’illogica allegria
proprio ora proprio qui
Da solo
lungo l’autostrada
alle prime luci del mattino

1981-82

lunedì 14 dicembre 2015

IL FUOCO NEL CUORE E IL DIAVOLO IN CORPO - Josephine Baker (1906-1975)


E' dunque questo che chiamano vocazione: la cosa che fai con gioia, come se avessi il fuoco nel cuore e il diavolo in corpo?

Josephine Baker

lunedì 26 ottobre 2015

CARA FILOSOFIA - Alexandre Jollien


Alexandre Jollien, nella premessa a Cara Filosofia afferma di aver scritto questo libro per «descrivere una condizione dello spirito e individuare alcuni strumenti che consentano di progredire nella gioia» e lo fa convocando alcuni filosofi ai quali si rivolge attraverso delle lettere, alternate a sette missive alla maestra di tutti, Dama Filosofia. I destinatari sono Severino Boezio, Epicuro, Erasmo da Rotterdam, Spinoza, Schopenhauer, Etty Hillesum, cioè coloro che hanno costituito dei punti di riferimento per la sua crescita interiore, coloro che l’hanno aiutato nel suo ‘dopoguerra’ a «liberare lo spirito dalle sue catene».
Alexandre Jollien è cerebroleso dalla nascita a causa di un’asfissia provocata durante il parto dal cordone ombelicale e ha trascorso diciassette anni in un centro specializzato per handicappati. Ha gravi difficoltà a camminare, leggere e parlare, ma è riuscito, con grande tenacia, a frequentare una scuola commerciale e studiare filosofia all’Università di Friburgo e poi a Dublino. Oggi è sposato e padre di due figli.
Aveva narrato la propria vicenda interiore e umana in Elogio della debolezza e poi in Il mestiere di uomo (editi da Qiqajon), mostrando come il concetto di normalità fosse relativo e come, nella debolezza, risiedesse la forza. Jollien parla di questo tempo passato come del ‘tempo del combattimento’, in cui ha cercato instancabilmente di trovare risposte a domande importanti che la vita gli aveva messo nella mente e nel cuore. Ora, in Cara Filosofia, approfondisce il mistero della propria e altrui vita, facendo appello alla libertà interiore, nella certezza che sia possibile il passaggio dall'angosciato chiedersi «Di cosa ho bisogno per essere felice?» a un interrogativo più pacato: «Come essere felice, qui e ora?». Con l’intento, come evidenzia il sottotitolo - Un percorso per la costruzione del sé - di offrire uno strumento di riflessione per dare forma a se stessi.
Jollien nel dialogo con i sapienti, riflette sul fatto che la felicità assoluta è irraggiungibile mentre è alla portata di ciascuno la gioia, che si può provare anche nel dolore; una felicità qui e ora, da viversi nei piccoli gesti quotidiani.
L’autore si rivolge anche alla Morte, in una delle lettere più toccanti e commoventi, prendendo in considerazione il proprio atteggiamento verso la fede: «Ho l'abitudine di dire che mi sveglio credente e mi corico ateo. Che tu mi possa cogliere al mattino!».
Alexandre Jollien, Cara filosofia. Lettere di un giovane filosofo ai grandi Maestri, Angelo Colla Editore, Costabissara (Vicenza) 2008.

lunedì 5 ottobre 2015

L'ANCORA - Rabbi Nackman di Braslav


Se capita che, malgrado la vostra fame di felicità, tocchiate il fondo, richiamate a voi la forza attinta in tempi più felici. Non è escluso che la gioia ritorni.

Rabbi Nackman di Braslav

sabato 5 settembre 2015

VIVERE CON GIOIA – Dalai Lama


La vera serenità è radicata nell'affetto e nella compassione, e coinvolge in grado elevato la sensibilità e il sentimento. Fino a che ci mancherà la disciplina interiore, la calma interiore, non importa di quali facilitazioni esterne o condizioni godremo, non ci procureranno mai quel sentimento di gioia o felicità che cerchiamo. Se invece possediamo tale qualità interiore, cioè la calma della mente e un certo grado di stabilità interiore, anche se siamo privi delle varie facilitazioni esterne che normalmente sono considerate necessarie per una vita felice, è possibile comunque vivere felicemente e con gioia.
Dalai Lama, L’arte di essere pazienti, Neri Pozza, Vicenza 1998-2011


giovedì 3 settembre 2015

LA BELLEZZA DELLA VITA - dal film "Risvegli"



Dobbiamo ricordare a tutti come è bello! 
Cos'è che è bello, Leonard? 
Leggi il giornale, che cosa dice? Tutto male, è tutto brutto! 
Hanno dimenticato cos'è la vita, cosa significa essere vivi.

In ricordo di Oliver Sacks (9 luglio 1933 - 30 agosto 2015)

lunedì 24 agosto 2015

ARMONIA E SERENITA’ – José Saramago


Sarebbe come credere che ciò che chiamiamo felicità sia uno stato di gioia permanente, cosa che non esiste e non è mai esistita: se la gioia non è permanente ci saranno sicuramente momenti di tristezza per qualcosa che si è perduto, per qualcosa che manca, per un’assenza: tutto questo può portare ad un sentimento di tristezza.
Mi lascia indifferente il concetto di felicità, ritengo più importanti la serenità e l’armonia. Il concetto di felicità presuppone che uno sia contentissimo, che se ne vada in giro ridendo, abbracciando tutti, dicendo sono felice, che meraviglia. E’ chiaro che anche un mal di denti gli toglierà la gioia e quindi la felicità. Penso che la serenità sia una cosa diversa. La serenità ha molto dell’accettazione, ma include anche un certo autoriconoscimento dei propri limiti.
Vivere in armonia non significa non avere conflitti, ma poter convivere con gli stessi serenamente. Non voglio elevarmi ad esempio, ma io ora vivo in armonia con l’ambiente.

José Saramago, da un’intervista del 2011

domenica 10 maggio 2015

E’ PROIBITO – Alfredo Cuervo Barrero


E’ proibito piangere senza imparare,
svegliarti la mattina senza sapere che fare
avere paura dei tuoi ricordi.

E’ proibito non sorridere ai problemi,
non lottare per quello in cui credi
e desistere, per paura.
Non cercare di trasformare i tuoi sogni in realtà.

È proibito non dimostrare il tuo amore,
fare pagare agli altri i tuoi malumori.

E’ proibito abbandonare i tuoi amici,
non cercare di comprendere coloro che ti stanno accanto
e chiamarli solo quando ne hai bisogno.

E’ proibito non essere te stesso davanti alla gente,
fingere davanti alle persone che non ti interessano,
essere gentile solo con chi si ricorda di te,
dimenticare tutti coloro che ti amano.

E’ proibito non fare le cose per te stesso,
avere paura della vita e dei suoi compromessi,
non vivere ogni giorno come se fosse il tuo ultimo respiro.

E’ proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire,
dimenticare i suoi occhi e le sue risate
solo perché le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi.
Dimenticare il passato e farlo scontare al presente.

E’ proibito non cercare di comprendere le persone,
pensare che le loro vite valgano meno della tua,
non credere che ciascuno tenga il proprio cammino
nelle proprie mani.

E’ proibito non creare la tua storia,
non avere neanche un momento per la gente che ha bisogno di te,
non comprendere che ciò che la vita ti dona,
allo stesso modo te lo può togliere.

E’ proibito non cercare la tua felicità,
non vivere la tua vita pensando positivo,
non pensare che possiamo solo migliorare,
non sentire che, senza di te,
questo mondo non sarebbe lo stesso.
non sentire che, senza di te, questo mondo non sarebbe lo stesso.

Originale spagnolo
QUEDA PROHIBIDO
¿Qué es lo verdaderamente importante?
Busco en mi interior la respuesta,
y me es tan difícil de encontrar.

Falsas ideas invaden mi mente,
acostumbrada a enmascarar lo que no entiende,
aturdida en un mundo de falsas ilusiones,
donde la vanidad, el miedo, la riqueza,
la violencia, el odio, la indiferencia,
se convierten en adorados héroes.

Me preguntas cómo se puede ser feliz,
cómo entre tanta mentira se puede vivir,
es cada uno quien se tiene que responder,
aunque para mí, aquí, ahora y para siempre:

Queda prohibido llorar sin aprender,
levantarme un día sin saber qué hacer,
tener miedo a mis recuerdos,
sentirme sólo alguna vez.

Queda prohibido no sonreír a los problemas,
no luchar por lo que quiero,
abandonarlo todo por tener miedo,
no convertir en realidad mis sueños.

Queda prohibido no demostrarte mi amor,
hacer que pagues mis dudas y mi mal humor,
inventarme cosas que nunca ocurrieron,
recordarte sólo cuando no te tengo.

Queda prohibido dejar a mis amigos,
no intentar comprender lo que vivimos,
llamarles sólo cuando les necesito,
no ver que también nosotros somos distintos.

Queda prohibido no ser yo ante la gente,
fingir ante las personas que no me importan,
hacerme el gracioso con tal de que me recuerden,
olvidar a toda la gente que me quiere.

Queda prohibido no hacer las cosas por mí mismo,
no creer en mi dios y hacer mi destino,
tener miedo a la vida y a sus castigos,
no vivir cada día como si fuera un último suspiro.

Queda prohibido echarte de menos sin alegrarme,
olvidar los momentos que me hicieron quererte,
todo porque nuestros caminos han dejado de abrazarse,
olvidar nuestro pasado y pagarlo con nuestro presente.

Queda prohibido no intentar comprender a las personas,
pensar que sus vidas valen más que la mía,
no saber que cada uno tiene su camino y su dicha,
pensar que con su falta el mundo se termina.

Queda prohibido no crear mi historia,
dejar de dar las gracias a mi familia por mi vida,
no tener un momento para la gente que me necesita,
no comprender que lo que la vida nos da, también nos lo quita.



Alfredo Cuervo Barrero

mercoledì 17 dicembre 2014

RESPIRARE L’ARIA, CHE DELIZIA! – Walt Whitman (1819-1892)


Respirare l’aria, che delizia!
Parlare, passeggiare, afferrare qualcosa con la mano!
Essere questo incredibile Dio che io sono!
O meraviglia delle cose, anche delle più piccole particelle!
O spiritualità delle cose!
Io canto il sole all’alba e nel meriggio, o come ora nel tramonto:
tremo commosso della saggezza e della bellezza della terra
e di tutte le cose che crescono sulla terra.
E dico che la Natura è eterna, la gloria è eterna.
Lodo con voce inebriata
perché non vedo un’imperfezione nell’universo,
non vedo una causa o un risultato che, alla fine, sia male.

Walt Whitman, Foglie d’erba, Milano, Mondadori, 1991

domenica 8 giugno 2014

GIOIA – Mariapia Veladiano


A volte la vita trabocca. Su di noi, con noi, attraverso di noi. Allora arriva la gioia, che ci prende e ci solleva in alto, sguardo largo sul mondo, sopra la fatica, che certamente o forse ritroveremo, ma sarà parte del nostro camminare, non avrà più il peso del tutto.
Non sempre si vede da dove arriva, può essere un lampo, vita che illumina altra vita, oppure un lento costruirsi di minuscoli eventi, parole date e ricevute, attenzioni, incontri che non manchiamo, risposte dalle quali non scappiamo. E, l’ultimo di questi frammenti, per caso, senza apparire in alcun modo, ricompone la nostra storia.
Improvvisamente la vita basta a se stessa, non c’è attesa vaga di un oltre. C’è un nascere nuovo che non sa la sua ragione ma sa di aver valore. Non una qualsiasi felicità d’ombra e polvere, come ci capita di vivere, intravvedendo già il suo confine. Magari cercata, inseguita e poi scappata. C’è una gioia che non ha prima e dopo. Non ricorda nulla della pena dei giorni, ma solo, per lo spazio di quello sguardo largo sul mondo, solo l’incanto di esser parte di una cosa buona. Molto buona. Sentire che tutto può essere coltivato, come una vita appena nata.
Gioia è scoprirsi parte della creazione. Creatori anche noi.
Mariapia Veladiano, Ma come tu resisti, vita, Torino, Einaudi, 2013, p. 13.


giovedì 3 aprile 2014

PER UNA VOLTA - Alexandre Jollien


Per una volta ho apprezzato la gioia, ho vissuto la semplicità dell'istante, ho sposato il corso naturale delle cose senza fissarmi, senza attaccarmi, senza cercare al di fuori una ricompensa, una consolazione o un'approvazione.
Leggero, ho gustato l'esistenza senza che il pensiero sia intervenuto a giudicare o condannare.

Alexandre Jollien, Il filosofo nudo, p. 152

domenica 12 gennaio 2014

LA GENTE QUE ME GUSTA - Mario Benedetti (1920-2009)



Mi piacciono le persone che vibrano, quelle che non devi continuamente sollecitare e a cui non devi dire di fare le cose, ma che al contrario sanno quello che c’è da fare e lo fanno.
Mi piacciono le persone che coltivano i loro sogni fino a quando tali sogni diventano realtà.
Mi piacciono le persone capaci di assumersi le conseguenze delle proprie azioni, le persone che rischiano il certo per l’incerto pur di andare dietro a un sogno, le persone che si permettono di fuggire i consigli sensati lasciando la soluzione in mano al nostro padre Dio.
Mi piacciono le persone che sono giuste con gli altri e con loro stesse, le persone che apprezzano il nuovo giorno, le cose buone della loro vita, le persone che vivono ogni ora allegramente facendo del loro meglio, grate di essere vive, di poter regalare sorrisi, di offrire le loro mani e aiutare generosamente, senza aspettarsi nulla in cambio.
Mi piacciono le persone capaci di criticarmi costruttivamente e di fronte, senza ferirmi. Le persone che hanno tatto. Mi piacciono le persone che hanno il senso della giustizia.
Questi io li chiamo “amici”.
Mi piacciono le persone che conoscono l’importanza dell’allegria e la diffondono, le persone che attraverso gli scherzi ci insegnano a prendere la vita con buon umore. Le persone che non dimenticano mai il loro lato bambino.
Mi piacciono le persone che contagiano con la loro allegria.
Mi piacciono le persone sincere e franche, capaci di opporsi con argomenti ragionevoli alle decisioni degli altri.
Mi piacciono le persone fedeli e testarde, che non si arrendono quando si tratta di raggiungere obiettivi e idee.
Mi piacciono le persone di buon senso, che non si vergognano di riconoscere di essersi sbagliate o di non sapere qualcosa. Mi piacciono le persone che, nell’accettare i propri errori, si sforzano di non commetterli più.
Mi piacciono le persone che lottano contro le avversità, le persone che cercano soluzioni.
Mi piacciono le persone che pensano e che meditano. Le persone che danno valore ai propri simili non per il loro aspetto esteriore o secondo gli stereotipi sociali.
Mi piacciono le persone che non giudicano e che non permettono agli altri di giudicare.
Mi piacciono le persone che hanno personalità.
Mi piacciono le persone in grado di capire che l'errore più grande dell'uomo sta nel cercare di tirare fuori dalla testa ciò che non viene dal cuore.
La sensibilità, il coraggio, la solidarietà, la bontà, il rispetto, la tranquillità, i valori, l’allegria, l’umiltà, la fede, la felicità, il tatto, la fiducia, la speranza, la riconoscenza, la sapienza, i sogni, il pentimento e l’amore verso gli altri e verso se stessi, sono cose fondamentali per chiamarsi “persone”.
Con persone come queste mi impegno su qualsiasi cosa per il resto della mia vita, dal momento che, per il semplice fatto di tenerle al mio fianco, mi sento ben ricompensato.
Mario Benedetti

Mario Orlando Hamlet Hardy Brenno Benedetti-Farugia, noto come Mario Benedetti (Paso de los Toros, 14 settembre 1920 – Montevideo, 17 maggio 2009), è stato un poeta, saggista, scrittore e drammaturgo uruguaiano.

venerdì 4 ottobre 2013

IL CAMPO FIORITO - Chiara Frugoni


Francesco indicava un modo di comportarsi davvero insolito, come ad esempio accogliere chiunque con bontà, fosse pure un brigante. 
Nuova è anche l’attenzione alla gioia, un tratto tipicamente francescano, che il santo espresse poeticamente nel Cantico delle creature, un inno di riconoscenza a Dio per quanto di meraviglioso ha donato all’uomo. 
Francesco sa guardare intorno a sé, anticipando di secoli il modo in cui noi moderni apprezziamo la festosità di un campo fiorito.

Chiara Frugoni, Storia di Chiara e Francesco, p. 47

lunedì 30 settembre 2013

STORIA DI CHIARA E FRANCESCO - Chiara Frugoni


Due ragazzi benestanti, colti, imbevuti di letture - soprattutto lui - di nobili cavalieri e amori cortesi. Ma quando un giorno questi due giovani, destinati a ereditare gli onori del loro stato sociale, volsero lo sguardo sulle cose degli uomini, videro un mondo che tradiva il messaggio del Vangelo e lo rifiutarono. Decisero, in momenti diversi, di spogliarsi delle loro ricchezze e, nudi, di abbracciare una nuova vita per gli ultimi.
Quelle di Chiara e Francesco furono due esistenze che si intrecciarono strettamente pur percorrendo, ciascuno dei due santi, cammini differenti. Lo scopriamo direttamente dalle loro voci, dai loro scritti, a cui Chiara Frugoni dedica in questo libro uno spazio del tutto nuovo. Facendo parlare direttamente i protagonisti, la Frugoni fa del lettore un compagno di strada di Chiara e Francesco, permettendogli di accostarsi al loro generoso progetto e alle resistenze, ai tradimenti, ai compromessi con cui i due dovettero fare i conti per rendere reale la loro utopia.
Del resto è una storia, quella di Chiara e Francesco, che col passare dei secoli nulla ha perso della sua travolgente novità. Al contrario, è come se il tempo trascorso non smettesse di sottolinearne la radicale modernità: il rapporto con i poveri, e quindi col denaro e il potere; il ruolo non subalterno della donna; la funzione dei laici nell'istituzione religiosa; l'importanza del lavoro manuale in servizio del prossimo e come garanzia di libertà; la relazione con fedi diverse.
Poche altre figure storiche sono riuscite a forgiare un modello di comportamento capace di contrapporsi all'esistente con una radicalità pari alla loro mitezza.

Chiara Frugoni, Storia di Chiara e Francesco, Torino 2011

lunedì 23 settembre 2013

COMINCIARE - Cesare Pavese (1908-1950)


L'unica gioia al mondo è cominciare. 
E' bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, a ogni istante.

Cesare Pavese, Il mestiere di vivere (1952)

venerdì 23 agosto 2013

LE GIOIE E I DOLORI - Rudolf Steiner (1861-1925)


Le gioie sono doni del destino e il loro valore è nel presente,
ma i dolori sono la sorgente della conoscenza e il loro significato si mostra nel futuro.

Rudolf Steiner (1861-1925)

mercoledì 26 giugno 2013

UN AUTENTICO INCONTRO - Alexandre Jollien


Ho il presentimento che al fondo di ogni grande gioia ci sia un cuore che si allarga, un essere che ritrova la sua dimensione: meno si fa caso a se stessi e meno si soffre.
Incontrare veramente l’altro, ascoltarlo, vi contribuisce senz’altro.
Per sfuggire a un egoismo greve, per liberarsi di ogni cosa restando nella gioia, non c’è nulla che valga quanto un autentico incontro.
Ma si tratta ancora di abbandonare i propri pregiudizi…  Infatti, finché regnano i calcoli e le paure, finché le proiezioni investono gli altri, resto sempre prigioniero di me stesso, non faccio altro che catturare l’altro per modellarlo a seconda del mio interesse.
Alexandre Jollien, Il filosofo nudo, p. 53, 55
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