Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber
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sabato 11 luglio 2015

LA PARSIMONIA – Tiziano Terzani


Occorrono nuovi modelli di sviluppo. Non solo crescita, ma parsimonia. Vedi, Folco, io dico che bisogna liberarsi dei desideri.
Ma proprio per il perverso sistema del consumismo la nostra vita è tutta centrata su giochi, sport, mangiare, piaceri. Il problema è uscire da questo circolo vizioso: una cosa dopo l’altra dopo l’altra. Porca miseria, questo ti impone dei comportamenti che sono assolutamente assurdi. Tu non vuoi certe cose ma il sistema del consumismo ti convince, ti seduce a volerle. Tutta la tua vita dipende da quel meccanismo.
Se invece cominci a non parteciparvi resistendo, digiunando, allora è come se usassi la non violenza contro la violenza. La violenza che ci fa alla fine? Mica te la possono cacciare in gola, la roba!
Tiziano Terzani, La fine è il mio inizio, Longanesi, Milano 2006.


venerdì 3 ottobre 2014

CAMBIARE IL NOSTRO STILE DI VITA – Pietro Parolin


Signor Segretario Generale,
Alla base di ogni risposta politica complessa devono essere chiare le motivazioni etiche che la orientano. Si tratta, adesso, di consolidare una profonda e lungimirante reimpostazione dei modelli di sviluppo e degli stili di vita, per correggerne le numerose disfunzioni e distorsioni (Caritas in veritate , no. 32); ciò è richiesto anche dalle numerose crisi che l’attuale società sta vivendo in ambito economico, finanziario, sociale, culturale ed etico.
In tale direzione, è necessaria un’autentica svolta culturale che fortifichi i nostri sforzi formativi ed educativi, soprattutto a favore dei giovani, verso l’assunzione del senso di responsabilità nei confronti del creato e di uno sviluppo umano integrale per tutti i popoli, presenti e futuri.
Lo Stato della Città del Vaticano, per quanto piccolo, sta compiendo sforzi significativi per ridurre il suo consumo di combustibili fossili, realizzando progetti di diversificazione e di efficienza energetica. Tuttavia, come indicato dalla Delegazione della Santa Sede nella COP-19 di Varsavia, «parlare della riduzione delle emissioni è inutile se non siamo pronti a cambiare il nostro stile di vita e gli attuali modelli dominanti di consumo e di produzione». La Santa Sede attribuisce grande importanza alla necessità di diffondere un’educazione alla responsabilità ambientale che cerchi anche di tutelare le condizioni morali per un’autentica ecologia umana. Sono molte le istituzioni educative cattoliche, così come le Conferenze episcopali, le diocesi, le parrocchie e le ONG di ispirazione cattolica impegnate in tale campo, nella convinzione che il degrado della natura è direttamente legato alla cultura che plasma la coesistenza umana. Il rispetto dell’ecologia ambientale è condizione di ed è condizionata dal rispetto dell’ecologia umana nella società.
Affrontare seriamente il problema del riscaldamento globale richiede non solo di rafforzare, approfondire e consolidare il processo politico a livello globale, ma anche di intensificare l’impegno di tutti noi verso un profondo rinnovamento culturale e una riscoperta dei valori fondamentali su cui edificare un migliore futuro dell’intera famiglia umana. La Santa Sede si impegna in tale direzione, affinché in questo ambito la comunità internazionale venga guidata dall’imperativo etico di agire, ispirato dai principi di solidarietà e di promozione del bene comune, nella consapevolezza che «la dignità di ogni persona umana e il bene comune sono questioni che dovrebbero strutturare tutta la politica economica» (Papa Francesco, Esortazione Apostolica Evangelii gaudium , 203ss).

Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, Palazzo di Vetro all’Onu, intervento a margine della 69^ Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 24 settembre 2014.

martedì 30 settembre 2014

LA CUSTODIA DEL CREATO – Sorella Natura


I CAMBIAMENTI CLIMATICI
La conferenza internazionale sui cambiamenti climatici, che si è tenuta nei giorni scorsi all’ONU, è certo un evento positivo, anche se l’assenza di Paesi come la Cina e l’India ne limita fortemente la validità.
Evidenziamo però una forte contraddizione nell’affermazione che dalla crisi economica, mondiale si esce con la ripresa della produzione e dei consumi: quindi producendo più CO2 e pertanto spingendo in avanti i fattori umani che concorrono ai cambiamenti climatici.
Dall’altra parte, si raccomanda di ridurre le emissioni di CO2, quindi ridurre la produzione … è vero che si afferma che le modalità produttive debbono esser migliorate, in modo tale da renderle ecocompatibili ed è vero che scienza e tecnologia hanno fatto e faranno giganteschi passi in avanti in questo settore, ma ciò avviene ed avverrà in tempi lunghi e con costi iniziali molto alti, tanto che Paesi come la Cina e l’India, ma non solo loro, non partecipano a questo sforzo e seguitano ad inseguire gli stili di vita occidentali con modalità produttive fortemente inquinanti.
La questione essenziale è questa: dobbiamo pensare di proseguire, in Occidente, con l’attuale stile di vita: consumistico, anzi sprecone, edonistico e permissivo? Dobbiamo pensare che sia questo lo stile di vita da proporre a tutta l’Umanità?
Per Noi certo no. Occorre dare luogo a una Ecologia Umanistica: Amor Creationis!
Roberto Leoni, Presidente di Sorella Natura
FONTE: Sorella Natura, Assisi


venerdì 16 novembre 2012

LA PUBBLICITA' E' ABOLITA - Silvano Agosti



“Esiste da voi la pubblicità?”
“Esisteva. Poi i nostri esperti di economia hanno scoperto che eliminando la pubblicità tutto veniva a costare metà prezzo e allora…”
“E allora?”
“Il nostro ministero per il Miglioramento della vita ha proposto di sostituire alla pubblicità l’informazione, e per qualsiasi nostra necessità veniamo informati da un piccolo programma nel computer che ci indica dove si può trovare questo o quel prodotto, il più vicino possibile alla nostra abitazione.”
Silvano Agosti, Lettere dalla Kirghisia, dalla Quarta lettera

venerdì 9 novembre 2012

STRADE PULITE - Silvano Agosti



“Ho notato che nelle vie delle vostre città ci sono poche automobili e nessun mezzo pesante o furgone.”
“Qui da noi, le consegne delle merci ai negozi e ai ristoranti, avvengono a notte fonda, quando le strade sono deserte. I veicoli da trasporto sono elettrici e non fanno alcun rumore”.
Il mio accompagnatore d’improvviso si allontana, apre una sorta di piccolo armadio dipinto di arancione, estrae una scopa e un minuscolo raccoglitore e spazza una parte del marciapiede.
Mi rendo conto che all’esterno di ogni palazzo o abitazione c’è questo minuscolo armadio arancione. “Fa parte della ginnastica quotidiana, indispensabile per sciogliere i muscoli. Chiunque noti per terra una qualche sporcizia, apre l’armadio e dà il suo contributo.”
Ecco come si spiega l’incredibile nitore di queste strade e di queste piazze.
Silvano Agosti, Lettere dalla Kirghisia, dalla Quarta lettera

venerdì 5 ottobre 2012

IO, FRANCESCO - Carlo Carretto



Il discorso della non violenza è oggi recepito da tutti: è chiaro, semplice e potreste veramente con la sua dinamica cambiare la faccia della terra.
Parlate molto oggi di diritti dell’uomo ed è giusto.
Il primo diritto dell’uomo è di non essere violentato da nessuno, di essere lasciato in pace.
Il discorso è di un’ampiezza biblica e dovete viverlo fino in fondo.
Intanto diciamo subito che incomincia da lontano, molto lontano.
La non violenza riguarda innanzitutto la natura, i cieli, i mari, le miniere, i boschi, l’aria, l’acqua, la casa.
Sono le prime cose da non violentare e purtroppo è un peccato che avete commesso largamente e non so se riuscirete a salvarvi.
Avete violentato le foreste, sporcato i mari, saccheggiato ogni cosa come dei banditi.
Non c’è limite alla vostra prepotenza sulla natura.
Se ci fosse un tribunale del cielo, del mare e delle miniere sareste tutti o quasi tutti condannati a morte.
Ma forse c’è questo tribunale, anche se invisibile; difatti incominciate a pagare.
L’aria diventa irrespirabile, il cibo si fa cattivo, il cancro vi attacca con precisione.
Ora che avete quasi tutto distrutto mi avete nominato il santo della difesa ecologica, ma è un po’ tardi, dovete ammetterlo.
Non so cosa potremo fare.
Il male è che a governare sono sempre gli stessi: i potenti, i ricchi, i politici di mestiere.
Provate a mettere al governo i piccoli, i semplici, i poeti.
Ma chi crede ai poeti!
Fatevi governare da coloro che sono ancora capaci di guardare di notte le stelle o di passare un’ora a contemplare uno scarafaggio sotto una foglia secca nel bosco e a sognare dietro una lucciola in un campo di grano a maggio.
Questi vedrebbero meglio i problemi degli uomini, per lo meno non compirebbero tante nefandezze.
Siete arrivati a un limite insostenibile e non avete ragione a lamentarvi: siete degli incoscienti.
Continuate a fabbricare macchine che vi consumano materie prime e immensi capitali e non date il minimo aiuto a chi lavora in campagna dove sta la vera ricchezza del mondo e dove tutto va in rovina.
Fabbricate laureati che resteranno disoccupati, annoiati e sfiduciati in città e non cercate di formare giovani che amino il lavoro costruttivo, semplice, artigianale, agricolo e che prima dei soldi amino un oggetto ben fatto o un pezzo di pane integrale.
Il vostro errore di fondo è quello di mettere il denaro in cima alla scala dei valori invece di mettervi la verità e l’amore.
Fate della terra un giardino e il giardino vi darà ciò che cercate: il pane e la pace.
Ma ora capisco che sto dicendo ancora cose da “fioretti” che vi faranno solo sorridere e in cui non crederete.
Sono un sognatore.
Sono Francesco d’Assisi.

Carlo Carretto, Io, Francesco, Assisi 1980, p. 144-150

martedì 5 giugno 2012

PARADISE OR OBLIVION - The Venus Project



Il documentario analizza l’origine, le cause e i sintomi della distorsione dei valori determinata dal sistema in cui viviamo. La presentazione di questo video mira a promuovere un nuovo sistema socio-economico aggiornato alle conoscenze attuali e basato sul lavoro di una vita dell'ingegnere sociale, futurista, inventore e progettista industriale Jacque Fresco che, lui stesso, definisce Economia Basata sulle Risorse (Resource-Based Economy).

Il film indaga la necessità di superare i metodi datati e inefficienti del sistema politico, legislativo ed economico o qualsiasi altra struttura istituzionalizzata per la gestione della società. Grazie all’utilizzo del metodo scientifico, associato all’applicazione della tecnologia odierna, è possibile provvedere non solo ai bisogni di ogni essere umano sulla Terra, ma anche offrire abbondanza a tutti. Il film non si basa sulle opinioni di élite politico-finanziarie o su illusorie democrazie, ma su studi scientifici per il mantenimento di un equilibrio dinamico con il pianeta.
“Paradiso o Autodistruzione” introduce lo spettatore a un sistema di valori più adeguati, per attuare un approccio olistico e razionale che sia a beneficio della civiltà umana. Vuole essere un’alternativa alla realtà sociale odierna basata sul denaro, controllata e orientata verso la scarsità fittizia.


Tutti i contenuti del documentario sono di proprietà del The Venus Project
Traduzione testi: Linguistic Team
Doppiaggio a cura del Movimento Zeitgeist italia
Direzione doppiaggio: Ezio Coriglione
Le Voci
Narratore: Sisco
Jacque Fresco: Francesco Gobbi
Roxanne Meadows: Ester Parulli
Giornalista tv: Missione Zeitgeist

lunedì 20 febbraio 2012

UNA GRANDE RICCHEZZA - Seneca


È una grande ricchezza la povertà regolata dalla legge di natura. Li conosci i confini che ci ha fissato la legge di natura? Non patire la fame, né la sete, né il freddo. Per scacciare la fame e la sete non occorre sedere presso la soglia di superbi padroni, né sopportare una fastidiosa arroganza e una cortesia affettata e perciò offensiva, non è necessario affrontare i pericoli della navigazione o partire per la guerra. Quanto esige la natura è facile a procurarsi e a portata di mano.
E, invece, ci affanniamo per il superfluo; ecco che cosa logora la toga, cosa ci costringe a invecchiare sotto una tenda e cosa ci spinge in terre straniere, mentre quel che ci basta è a portata di mano.
Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio

venerdì 17 febbraio 2012

M'ILLUMINO DI MENO - Caterpillar Radio Due


Buone abitudini per la giornata di M’illumino di Meno (e anche dopo!)
1. spegnere le luci quando non servono
2. spegnere e non lasciare in stand by gli apparecchi elettronici
3. sbrinare frequentemente il frigorifero; tenere la serpentina pulita e distanziata dal muro in modo che possa circolare l’aria
4. mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle l’acqua ed evitare sempre che la fiamma sia più ampia del fondo della pentola
5. se si ha troppo caldo abbassare i termosifoni invece di aprire le finestre
6. ridurre gli spifferi degli infissi riempiendoli di materiale che non lascia passare aria
7. utilizzare le tende per creare intercapedini davanti ai vetri, gli infissi, le porte esterne
8. non lasciare tende chiuse davanti ai termosifoni
9. inserire apposite pellicole isolanti e riflettenti tra i muri esterni e i termosifoni
10. utilizzare l’automobile il meno possibile e se necessario condividerla con chi fa lo stesso tragitto.

sabato 11 febbraio 2012

TRE PER TRE - Luigi Memoli

Salve,
leggendo quanto da lei proposto, avverto la sofferenza di chi da tempo subisce inesorabilmente gli effetti devastanti di un sistema, quello scolastico, che molto lentamente sta vacillando. Uno sfogo, un urlo dal nostro più profondo io, che, stanco di subire, reagisce poiché avverte la necessità di non farsi sopraffare... di sopravvivere.
In un film di Mel Gibsson "L'uomo senza volto", c'è il sogno di un bambino che vorrebbe applicare nella vita reale una sorta di reazione a catena... Perché si abbia una reazione a catena è necessario che il numero delle nuove reazioni create dai prodotti di ogni singola azione sia maggiore di uno. Ebbene lui proponeva di fare tre buone azioni nei confronti di tre persone diverse. Alla riuscita di ognuna, chiedeva in premio semplicemente che la persona aiutata effettuasse a sua volta altre tre buone azioni nei confronti di altre tre persone e così via... In questo modo ci si renderebbe davvero coscienti di quanto possiamo essere preziosi l'uno verso l'altro. Da un paio di anni, ho scoperto la potenzialità di quel messaggio e da quel momento, nel mio piccolo cerco di avviare una sorta di reazione a catena in ogni persona che chiede aiuto o che semplicemente ha bisogno di un piccolo favore (per il momento mi fermo ai miei conoscenti...).
Se mi consente, questa volta sono io che le giro un articolo. Non guardi al discorso economico ma alla capacità di un popolo che urlava e che in modo compatto e responsabile, chiaro e propositivo ha iniziato a riprendersi ciò che gli apparteneva semplicemente interessandosi a quanto gli stava accadendo intorno.
Ecco il link:
Saluti
Luigi Memoli, genitore

giovedì 9 febbraio 2012

LE COSE CHE SI ROMPONO – Calendario della Decrescita Felice


L’obsolescenza è l'invecchiamento di un oggetto  che lo porta al termine del suo ciclo di vita utile.
L'obsolescenza programmata è la progettazione di un prodotto affinché si rompa o non funzioni più in poco tempo. Ciò si può ottenere costruendo con materiali di qualità inferiore, con difetti appositi, e molto difficile da riparare.
Obsolescenza percepita: è un modo molto più subdolo per costringerci  a comprare un altro prodotto. Rendere prematuramente obsoleto un prodotto che ancora funziona, per immetterne sul mercato dopo poco tempo una nuova versione dotata di maggiori optional, preferibilmente dopo una adeguata campagna pubblicitaria che induca nel consumatore finale l’idea che la sua “vecchia versione” del prodotto sia ormai sorpassata ed inadeguata.
La grande macchina della pubblicità tiene in piedi l'obsolescenza percepita, ovvero ci fa sembrare che ciò che abbiamo sia vecchio e inadeguato, e ci fa sembrare indispensabili cose per noi inutili. Il meccanismo è semplice ci fa sentire inadeguati, dicendoci che non siamo felici perché non abbiamo certe cose.
E' etico, giusto, morale costruire o acquistare cose che si rompono subito o buttare cose ancora utilizzabili?
Direi proprio di no! Per costruire quelle cose abbiamo consumato risorse, abbiamo costretto persone, probabilmente nel terzo mondo a rinunciare alla propria felicità, sfruttandole nelle fabbriche, abbiamo consumato energie non rinnovabili, abbiamo intasato le strade per trasportarle, abbiamo inquinato per produrle e trasportarle. Abbiamo costretto i nostri amici e vicini a lavorare per vendercele. Dopo un istante effimero e falso di soddisfazione, le abbiamo tenute per un po’ e poi le abbiamo buttate!
Se le cose non si rompessero, o non le buttassimo perché la pubblicità ce le fa sembrare vecchie, ci servirebbero molti meno soldi, quindi dovremmo lavorare meno e avremmo più tempo per fare ciò che ci rende felici. 

lunedì 6 febbraio 2012

DlSCORSO SUL P.I.L. - Robert Kennedy



"Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto nazionale lordo (PIL).
Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti.
Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese.
Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere Americani."

Discorso di Robert Kennedy, 18 marzo 1968, Università del Kansas

venerdì 16 dicembre 2011

IL CLUB DEL 99 - Bruno Ferrero


C'era una volta un re molto triste che aveva un servo molto felice che circolava sempre con un grande sorriso sul volto. «Paggio», gli chiese un giorno il re, «qual è il segreto della tua allegria?».
«Non ho nessun segreto. Signore, non ho motivo di essere triste. Sono felice di servirvi. Con mia moglie e i miei figli vivo nella casa che ci è stata assegnata dalla corte. Ho cibo e vestiti e qualche moneta di mancia ogni tanto».
Il re chiamò il più saggio dei suoi consiglieri: «Voglio il segreto della felicità del paggio!».
«Non puoi capire il segreto della sua felicità. Ma se vuoi, puoi sottrargliela».
«Come?».
«Facendo entrare il tuo paggio nel giro del novantanove».
«Che cosa significa?».
«Fa' quello che ti dico...».
Seguendo le indicazioni del consigliere, il re preparò una borsa che conteneva novantanove monete d'oro e la fece dare al paggio con un messaggio che diceva: «Questo tesoro è tuo. Goditelo e non dire a nessuno come lo hai trovato».
Il paggio non aveva mai visto tanto denaro e pieno di eccitazione cominciò a contarle: dieci, venti, trenta, quaranta, cinquanta, sessanta...novantanove! 
Deluso, indugiò con lo sguardo sopra il tavolo, alla ricerca della moneta mancante. «Sono stato derubato!» gridò. «Sono stato derubato! Maledetti!». Cercò di nuovo sopra il tavolo, per terra, nella borsa, tra i vestiti, nelle tasche, sotto i mobili... Ma non trovò quello che cercava. Sopra il tavolo, quasi a prendersi gioco di lui, un mucchietto di monete splendenti gli ricordava che aveva novantanove monete d'oro. Soltanto novantanove. «Novantanove monete. Sono tanti soldi», pensò. «Ma mi manca una moneta. Novantanove non è un numero completo» pensava. «Cento è un numero completo, novantanove no».
La faccia del paggio non era più la stessa. Aveva la fonte corrugata e i lineamenti irrigiditi. Stringeva gli occhi e la bocca gli si contraeva in una orribile smorfia, mostrando i denti. Calcolò quanto tempo avrebbe dovuto lavorare per guadagnare la centesima moneta, avrebbe fatto lavorare sua moglie e i suoi figli. Dieci dodici anni, ma ce l'avrebbe fatta!
Il paggio era entrato nel giro del novantanove...
Non passò molto tempo che il re lo licenziò. Non era piacevole avere un paggio sempre di cattivo umore.

Bruno Ferrero, in Ma noi abbiamo le ali

E se ci rendessimo conto, così di colpo, che le nostre novantanove monete sono il cento per cento del tesoro. E che non ci manca nulla, nessuno ci ha portato via nulla, il numero cento non è più rotondo del novantanove. È soltanto un tranello, una carota che ci hanno messo davanti al naso per renderci stupidi, per farci tirare il carretto, stanchi, di malumore, infelici e rassegnati. Un tranello per non farci mai smettere di spingere.

lunedì 12 dicembre 2011

LA PIETRA AZZURRA - Bruno Ferrero


Il gioielliere era seduto alla scrivania e guardava distrattamente la strada attraverso la vetrina del suo elegante negozio.
Una bambina si avvicinò al negozio e schiacciò il naso contro la vetrina. I suoi occhi color del cielo si illuminarono quando videro uno degli oggetti esposti.
Entrò decisa e puntò il dito verso uno splendido collier di turchesi azzurri.
“E’ per mia sorella. Può farmi un bel pacchetto regalo?”
Il padrone del negozio fissò incredulo la piccola cliente e le chiese: “Quanti soldi hai?”
Senza esitare, la bambina, alzandosi in punta di piedi, mise sul banco una scatola di latta, la aprì e la svuotò. Ne vennero fuori qualche biglietto di piccolo taglio, una manciata di monete, alcune conchiglie, qualche figurina.
“Bastano?”, disse con orgoglio. “Voglio fare un regalo a mia sorella più grande. Da quando non c’è più la nostra mamma, è lei che ci fa da mamma e non ha mai un secondo di tempo per se stessa. Oggi è il suo compleanno e sono certa che con questo regalo la farò molto felice. Questa pietra ha lo stesso colore dei suoi occhi”.
L’uomo entra nel retro e ne riemerge con una stupenda carta regalo rossa e oro con cui avvolge con cura l’astuccio.
“Prendilo” disse alla bambina. “Portalo con attenzione”.
La bambina partì orgogliosa tenendo il pacchetto in mano come un trofeo.
Un’ora dopo entrò nella gioielleria una bella ragazza con la chioma color miele e due meravigliosi occhi azzurri. Posò con decisione sul banco il pacchetto che con tanta cura il gioielliere aveva confezionato e dichiarò:
“Questa collana è stata comprata qui?”
“Sì, signorina”.
“E quanto è costata?”
“I prezzi praticati nel mio negozio sono confidenziali: riguardano solo il mio cliente e me”.
“Ma mia sorella aveva solo pochi spiccioli. Non avrebbe mai potuto pagare un collier come questo”.
Il gioielliere prese l’astuccio, lo chiuse con il suo prezioso contenuto, rifece con cura il pacchetto regalo e lo consegnò alla ragazza.
“Sua sorella ha pagato. Ha pagato il prezzo più alto che chiunque possa pagare: ha dato tutto quello che aveva”.

sabato 26 novembre 2011

PICCOLO IL MIO, GRANDE IL NOSTRO - Tiziano Terzani


La soluzione è dentro di noi, si tratta di conquistarla facendo ordine, buttando via tutto ciò che è inutile e arrivando al nocciolo di chi siamo. Più che assaltare le cittadelle del potere, si tratta ormai di fare una lunga resistenza. Bisogna resistere alle tentazioni del benessere, alla felicità impacchettata; bisogna rinunciare a volere solo ciò che ci fa piacere. Non bisogna abbandonare la ragione per darsi alla follia, ma bisogna capire che la ragione ha i suoi limiti, che la scienza salva, ma anche uccide e che l'uomo non farà alcun vero progresso finché non avrà rinunciato alla violenza. Non a parole, nelle costituzioni e nelle leggi che poi ignora, ma nel profondo del suo cuore.
La strada da percorrere è ovvia: dobbiamo vivere più naturalmente, desiderare di meno, amare di più e anche i malanni come il mio diminuiranno. Invece che cercare le medicine per le malattie cerchiamo di vivere in maniera che le malattie non insorgano. E soprattutto, basta con le guerre, con le armi. Basta coi «nemici». Anche quello che faceva impazzire le mie cellule non era tale. Al momento siamo noi i nemici di noi stessi.
Bisogna riportare una dimensione spirituale nelle nostre vite ora intrappolate nella pania della materia. Dobbiamo essere meno egoisti, meno presi dall'interesse personale e più dedicati al bene comune. Bisogna riscoprire il senso di quel meraviglioso, lapidario messaggio sulla facciata del duomo di Barga in Garfagnana che lessi da ragazzo durante una gita scolastica e che da allora m'è rimasto impresso nella memoria.
«Piccolo il mio, grande il nostro.»
Tiziano Terzani, Un altro giro di giostra, p. 571-572

sabato 12 novembre 2011

QUANTE COSE DI CUI NON HO BISOGNO! - Tiziano Terzani

 Foto di Tiziano Terzani
Con la sua pretesa scientificità, l'economia si sta mangiando la nostra civiltà creando attorno a noi un deserto dal quale nessuno sa come uscire. Meno di tutti gli economisti.
Ma il modo c'è, dico io. E, tanto per restare nel tema di questi giorni, ripropongo la mia vecchia idea: essendo fallite tutte le rivoluzioni, l'unico modo per non farsi consumare dal consumismo è quello di digiunare, digiunare da qualsiasi cosa che non sia assolutamente indispensabile, digiunare dal comprare il superfluo. Se venissi ascoltato sarebbe la fine dell'economia. Ma se l'economia continua a imperversare come fa, sarà la fine del mondo. Basta guardare questa piccola isola dove nel giro di pochi anni le foreste sono state tagliate e le spiagge cementificate in nome del progresso e dello sviluppo economico!
Per l'economia è una «buona notizia» che la gente compri di più, costruisca di più, consumi di più. Ma l'idea degli economisti che solo consumando si progredisce è pura follia. E’ così che si distrugge il mondo, perché alla fine dei conti consumare vuol dire consumare le risorse della Terra. Già oggi usiamo il 120 per cento di quel che il globo produce. Ci stiamo mangiando il capitale. Che cosa resterà ai nostri nipoti?
Gandhi nel suo mondo semplice, ma preciso e morale, lo aveva capito quando diceva: «La Terra ha abbastanza per il bisogno di tutti, ma non per l'ingordigia di tutti».
Grande sarebbe oggi l'economista che ripensasse l'intero sistema tenendo presente ciò di cui l'umanità ha davvero bisogno. E non solo dal punto di vista materiale.
Siccome il sistema non cambierà da sé, ognuno può contribuire a cambiarlo... digiunando. Basta rinunciare a una cosa oggi, a un'altra domani. Basta ridurre i cosiddetti bisogni di cui presto ci si accorge di non aver affatto bisogno. Questo sarebbe il modo di salvarsi. Questa è la vera libertà: non la libertà di scegliere, ma la libertà di essere. La libertà che conosceva bene Diogene che andava a giro per il mercato di Atene borbottando fra sé e sé: «Guarda, guarda, quante cose di cui non ho bisogno!»
Quello di cui oggi abbiamo tutti bisogno è la fantasia per ripensare la nostra vita, per uscire dagli schemi, per non ripetere ciò che sappiamo essere sbagliato.
Tiziano Terzani, Un altro giro di giostra, p. 245-246
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