Ho letto con interesse questo brano e mi sono ritrovata
pienamente d'accordo con l'autore. "Hoc
unum scire, me nihil scire" mi insegnava un Maestro che ho fatto mio
da tempo, ma purtroppo e proprio purtroppo all'interno dei nostri corridoi
scolastici questa massima sembra dimenticata da sempre. Nel mio percorso
familiare ed esistenziale mi hanno sempre insegnato a camminare senza
preclusioni e pregiudizi con ricchi e poveri, con dotti e incolti, con "
perbene" e "per male", mentre io mi rapporto ogni giorno con
gente supponente che giudica tutto e tutti e che ancora fa di una laurea un
titolo da sbandierare in faccia alla prima occorrenza, magari millantando fedi
e frequentazioni cristiane.
Bene, di fronte a questo basso livello di spiritualità e di
comunicazione competente e aperta, abbasso le braccia e mi sento Ghandi. Ogni
giorno percepisco e mal sopporto la supponenza di chi ritiene di avere verità
in tasca, di chi guarda la realtà e il mondo in veloce trasformazione ancora
con lenti ristrette legate a modelli socio-comportamentali ormai e per fortuna
naufragati.
Credo che per conoscersi a fondo non basti la vita che
abbiamo, ma occorrano trasformazioni che forse vivremo in altre dimensioni. La
dimensione terrena se non si ha la fortuna ( e io grazie a Dio l'ho avuta per
moltissimo tempo della mia formazione umana ed esistenziale) di poter respirare
la libertà profonda del pensiero, a volte data anche da quella economica,
scambiando ogni giorno esperienze, colloqui, rapporti e crescite con persone
"libere da cliché" sia destinata a languire tra rapporti di ordinaria
amministrazione, fatti di qualunquismo e banalità esistenziali.
Ognuno protegge il proprio spazio vitale con comunicazioni
superficiali e ordinarie, in cui non ci si dice nulla, senza mai avere il
coraggio di comunicare sentimenti profondi, di esprimere la propria gioia senza
paura di essere invidiato, il proprio dolore senza timore di essere commiserato
che si finisce per diventare trasparenti, avvolti da una nuova placenta che ci
protegge e soffoca. Per essere se stessi ci vuole coraggio, il coraggio di
essere disposti ad amare gli altri anche quando sono così diversi da noi, così
lontani dalle nostre aspettative. E questa capacità di amare comunque e sempre
la vita, gli esseri umani, senza giudizi, limiti, preclusioni appartiene solo a
pochi, agli eletti, a coloro che vivono a pieni polmoni, che non temono di
sorridere e che generosi attraversano il loro campo esistenziale sapendo che un
giorno non saranno più.
Solo la consapevolezza quotidiana della morte ci salva e
rende aperti alla vita. Aperti alla comunicazione profonda, senza manierismi,
toni di voce fittizi, espressioni impostate, ma esseri umani veri. Aggiungo poi
il fatto che anche chi scrive o chi legge come chi tanto prega, ottimi canali
di progressione evolutiva della specie, in realtà a volte come ha sempre detto
mio padre, sia abbastanza privo di immaginazione propria. Ci sono persone e
dobbiamo riuscire a farcene sempre una ragione (senza alzare muri di mobbing da
gregge) che sono più avanti, nascono con dotazioni più significative perché
sanno anche pensare in proprio, agire in proprio, intuiscono, anticipano
pensieri, mode, tendenze, senza aver bisogno di prendere forza dalle parole
altrui o dottorati di ricerca che ne attestino la credibilità.
A volte credo occorrerebbe, specie quando se ne hanno gli
strumenti, accettare di più di essere noi stessi il cambiamento senza aspettare
di conoscere o acquisire credibilità dalle parole scritte da altri. Chi è
protagonista della propria esistenza percorre le proprie strade comode,
scomode, perigliose, luminose con la propria allure, onestamente seguendo quella " ghianda" di
platonica consistenza, ripresa da Hillman, che sottintende i nostri intrecci
esistenziali e le compagnie con cui per qualche assurda, strana,
imperscrutabile ragione ci troviamo a frequentare e con cui dobbiamo evolvere
nella samsara della nostra caduca
accidentale esistenza.
Di una cosa vado molto fiera: continuo a non considerare le
persone dalle loro certificazioni scolastiche o conti in banca o fallimenti e
cadute, ma dall'allegria, dalla generosità, sensibilità, fantasia, creatività,
disponibilità, educazione, sincerità, coerenza, onestà intellettuale con cui
sanno far bello il mondo e la realtà di tutti i giorni con l'unico linguaggio
che personalmente parlo e ricerco quello delle emozioni e dell' autenticità.
Per quanto mi riguarda io prendo le persone per come sono, non mi interessa
fare introspezione, poiché sono le emozioni che mi suscitano a parlarmi, e
nemmeno mi interessa capire come vengo percepita poiché io sono ed esisto
semplicemente, così come sono e dimostro d'essere. Quindi per me è tutto molto
semplice o si è o non si è, o si esiste o si vegeta, o si comunica o si emana
aria trita, o si è vivi o si è sopravviventi.
Ti ringrazio per gli stimoli esistenziali che ci regali e che
credo dovrebbero poi avere delle ricadute sincere sulle nostre relazioni fatte
di maggiori frequentazioni, di maggiori aperture sia nel gruppo ristretto che
nel gruppo allargato, fatte di maggior desiderio di conoscere non solo chi
conosciamo o pensiamo di conoscere da sempre, ma soprattutto chi conosciamo
meno e da minor tempo e per questo ha maggiormente bisogno di essere incluso in
noi.
Un abbraccio da chi continua ad avere il coraggio di avere
proprie opinioni, di non cantare sempre in coro, di esistere e respirare sempre
a pieni polmoni indipendentemente da tutto e da tutti, dipendendo solo
dall'onestà profonda della propria onestà intellettuale, sempre e comunque,
perché solo avendo opinioni, manifestando con spontaneità il proprio pensiero
senza retroguardie ed opportunismi si continua come diceva Faulkner in Palme
Selvagge "ad essere vivi, a respirare e a saperlo".
Patrizia Ghio