A Delfi, nell’antica Grecia, c’era un tempio dedicato al dio
Apollo e, sulla facciata dell’ingresso principale, i visitatori, prima di
entrare, potevano leggere una scritta scolpita sulla pietra: “Conosci te
stesso!”.
Sembra,
infatti, che sia stata incisa lì come un saluto del dio a chi entra, invece del
solito "salve". Un saluto inusuale, detto in modo enigmatico. Tra di
noi ci salutiamo nei modi abituali, come ad esempio: "ciao",
"buona giornata", "come stai?".
Una
tale iscrizione potrebbe suonare anche come ammonimento per chi entra nel
tempio: cioè che non sarà facile mettersi in comunicazione con dio fintantoché
non si sarà percorso il cammino che conduce alla conoscenza di noi stessi.
Scoprire
quale sia la nostra meta, quale il nostro destino sono enigmi che ci
accompagnano per tutta la nostra esistenza.
"Conosci
te stesso" è dunque l'augurio del dio all'uomo di trovare quello che sta
da tempo ricercando, senza perdere mai la distinzione tra bene e male.
Non
è un augurio da poco; spesso rischiamo di inseguire e di affaticarci per un
falso-bene che si rivela in conseguenze inattese, spiacevoli e irrimediabili.
Un
genitore alla ricerca di se stesso