I vantaggi per i
singoli cittadini e per il sistema scolastico nel suo complesso sono evidenti. Innanzitutto,
di fronte a scuole private assai costose come sono quelle inglesi e a una
scuola pubblica che arranca difficoltosamente soprattutto nei grandi centri
metropolitani, le free school
rispondono al bisogno concreto di una educazione di qualità a costi contenuti.
Secondariamente, ne
giova moltissimo la possibilità di integrazione di classi sociali ed etnie
diverse. In una nazione come il Regno Unito dove le differenze sociali e
culturali sono molte, pensare che lo stesso tipo di approccio educativo possa
funzionare in un paesino del Nord così come in un quartiere popolare di Londra abitato
in prevalenza da immigrati è astratto e ideologico.
Netto è anche il
risparmio per le finanze pubbliche. Secondo i dati diffusi dal National Audit
Office, l'istituto parlamentare indipendente che valuta la spesa pubblica, il
costo medio per l'apertura di una free
school è di 6,6 milioni di sterline contro i 25 milioni di una scuola
pubblica. A questi dati vanno aggiunti quello dell'Ofsted (l'ufficio
responsabile di controllare il livello educativo scolastico) che recentemente
ha dichiarato che la qualità offerta dalle scuole libere è tra la più alta del
sistema scolastico nazionale e che l'impatto di queste si avverte in modo
positivo anche nelle scuole pubbliche che sono nelle vicinanze perché per
ragioni di concorrenza sono spinte a migliorarsi.
Senza contare un
ultimo particolare: l'aumento dell'offerta di posti di lavoro, specie in aree
particolarmente depresse del paese.
Per capire
l'aspetto principale di questa rivoluzione paritario-educativa, può aiutare l'esperienza
di Matteo Rossetti, un italiano laureato a Oxford, preside di un liceo inglese,
che ha aperto una di queste scuole nel 2014, la Thomson House School e vi opera
da volontario insieme alla moglie. Rossetti, che sarà ospite del prossimo
Meeting di Rimini, ha spiegato in un recente incontro organizzato
dall'associazione studentesca Help Point all'Università di Milano Bicocca che
"in una scuola concepita come una grande famiglia, l'interesse per il
singolo studente è il pilastro fondamentale. Per questo la formazione è individualizzata
per ciascun alunno".
Da queste parole si
capisce anche come non siano le riforme, i cambiamenti organizzativi e neanche
l'autonomia, di per sé, a garantire che un impegno educativo abbia buon esito. Esso
infatti è sempre imprevedibile come ogni cammino umano. Però anche un rapporto
educativo virtuoso avviene in un contesto più o meno facilitante.
E' davvero
difficile immaginare una libertà di educazione analoga anche nel nostro Paese?