Cara scuola,
il tuo cuore ha delle
ragioni che la razionalizzazione non conosce.
Le ragioni del tuo
cuore chiedono la generosità del tempo.
Chiedono la fiducia
della semina e la sapienza della potatura, non la banalità dei tagli.
Chiedono più legami
fra le persone, più legami fra i pensieri, più legami fra le idee.
Chiedono di non
perdere la conoscenza nella frantumazione delle informazioni.
Chiedono di non
perdere il sapere nello specialismo delle conoscenze.
Chiedono più cura
della fragilità, della mancanza, dell’incompiutezza, perché è grazie alla
fragilità, alla mancanza, all’incompiutezza che si generano gli apprendimenti e
si formano le capacità.
Chiedono più pazienza
nell’attendere l’inatteso.
Chiedono più
curiosità nell’ascoltare l’inedito.
Chiedono più
compassione per comprendere se stessi attraverso gli altri.
Chiedono di entrare
nel merito, di tutti e di ciascuno.
Chiedono parole belle
per parlare di te, e quindi di noi.
Cara scuola, grazie
per essere oggi la casa in cui possono abitare insieme tutte le età delle
nostre vite.
Cara scuola, grazie
per essere la casa in cui possiamo comprendere che la diversità è il tesoro
dell’unità umana, e che l’unità è il tesoro della diversità umana.
Con riconoscenza e
affetto.
Mauro Ceruti,
“Scuola e formazione”, n. 7-8 (2013)