Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

mercoledì 23 ottobre 2013

DOPO TONUCCI - Patrizia Malachin


E' ammirevole il messaggio che rivolge, a noi genitori, il dott. Tonucci (vedi post del 15 ottobre 2013).
Una volta le famiglie erano numerose, ogni casa pullulava di pargoli da accudire e da sfamare. I padri lavoravano nei campi fino a sera, le madri governavano la casa, le sorelle maggiori badavano ai fratelli più piccoli, i ragazzini più grandicelli si arrangiavano a rendere avventurosa la loro giornata.
I genitori di un tempo erano meno presenti, meno partecipativi, meno sentinelle asfissianti, ma ugualmente educatori amorevoli.
I figli di un tempo crescevano fra la miseria, la precarietà e la scarsità delle cure mediche, ma ugualmente fanciulli vivaci, forti e carichi di emozioni.
Una volta, i figli erano più liberi, e gli adulti ci tenevano a lasciare loro uno spazio di crescita autonoma. Ma era una libertà nella sicurezza nell'ambiente in cui si viveva.
Oggi siamo genitori antagonisti rispetto ai nostri predecessori: siamo convinti di essere "genitori migliori" e maggiormente responsabili nei confronti della nostra prole solo se estendiamo la nostra presenza, ombra, in ogni loro minimo vissuto.
Se non ci comportassimo così, verremmo additati come educatori irresponsabili, disattenti, menefreghisti.
Così siamo giunti a iperproteggere i figli per proteggerci dai giudizi altrui e dalle nostre esagerate paure.
Proteggendo troppo, li soffochiamo e li priviamo di vivere anche le sensazioni dure, amare e dolorose della vita.

Patrizia Malachin, genitore
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