L’avevo amata nella
natura di primavera quando con mio padre passeggiavo lungo i filari delle viti
e lui mi faceva osservare le gemme gonfie che si aprivano impazienti nell’aria,
quasi sotto i nostri occhi, ogni mattina più larghe.
E in estate, quando l’odore
pieno del verderame ci chiudeva il respiro e tutto era immobile sotto il sole
che fa lievitare i frutti.
E nei giorni quieti
dell’autunno lungo e lento quando gli alberi, immersi in una specie di torpore
appagato, lasciano cadere le loro foglie, che prima di mescolarsi alla terra
brillano di un’ultima fiamma di colori.
E d’inverno, quando
la vita continua nel segreto e ci regala il vuoto dell’attesa in cui nascono i
pensieri e i desideri.
Mariapia
Veladiano, Il tempo è
un dio breve, p. 158.