La fede c’è o non c’è.
Non è un fatto di buona volontà. Non credere non è il risultato di un rifiuto
colpevole. E nemmeno di una colpevole indifferenza, o pigrizia, o mancanza di
disposizione.
E’ un segreto delle
nostre impossibilità. E’ un’invocazione al silenzio del mondo. Chi non crede in
Dio forse non lo ha incontrato in un amore abbastanza grande e rassicurante da
suggerire qualcosa dell’amore di Dio. Non credere è dolore o rabbia o anche
indifferenza, per qualcosa che non si è mai avuto.
La storia ci dice che
a volte l’amore di Dio può raggiungere anche chi non ha sperimentato un amore
umano che, per così dire, lo rappresenti. Ma si tratta di eccezioni, miracoli
per alcuni, che vengono dal desiderio d’amore, di cui siamo intessuti.
Giudicare che chi non
crede sia pigro o in malafede, è non sapere nulla del cuore dell’uomo.
Mariapia
Veladiano, Il tempo è
un dio breve, p. 19-20.