La Madre,
quella che come me
mangiò la terra del manicomio
credendola pastura divina,
quella che si legò ai piedi del
figlio
per essere trascinata con lui sulla
croce e ne venne sciolta
perché continuasse a vivere nel suo
dolore.
Potevano uccidere anche Maria,
ma Maria venne lasciata libera di
vedere
la disfatta di tutto il suo grande
pensiero.
Ed ecco che Dio dalla croce guarda
la madre,
ed è la prima volta che così
crocifisso
non la può stringere al cuore,
perché Maria spesso si rifugiava in
quelle braccia possenti,
e lui la baciava sui capelli e la
chiamava «giovane»
e la considerava ragazza.
Maria, figlia di Gesù
Maria non invecchiò mai,
rimase col tempo della croce
nei suoi lunghi capelli
che le coprivano il volto.
«lo credo, madre,
che qualsiasi senso del cuore
sia dentro il tuo sguardo.
Come Figlio di Dio sono un bambino
felice,
come Gesù sono colui che camminerà
con te
sulle acque dell’incredulità.
Io, madre, ho visto il tuo seno
pieno d’obbedienza
e bianco come il tuo pensiero.
E io so che l’amore di Dio è
impalpabile
come le ali di una farfalla.
Io ho creduto, madre, al tuo volto,
ma ho anche creduto al Padre.
Non potrebbe ingiuriarti nessuno
al di fuori di quella voce
che ti ha percossa come un
nubifragio:
l’addio del messaggero celeste.»
«Quante lacrime, madre, su quella
tua
visitazione.
È stato un lavacro per tutti i
peccati degli uomini,
e solo Giuseppe ha creduto che il
tuo mantello
contenesse tanto dolore.
Non ti ha mai levato di dosso quel
mantello di luce,
Maria,
con cui Dio ti ha coperta
per non far vedere
che le tue spalle tremavano d’amore.
Ma io, Maria, credo in te,
e credendo in te
credo in Lui.»
Alda Merini, Poema della croce, Frassinelli, 2004