C'era un grande maestro zen, chiamato Ryokan. Costui abitava ai piedi di una montagna e conduceva una vita molto semplice. Un giorno, durante la sua assenza, un ladro entrò in casa sua, ma non trovò nulla da rubare. Mentre il ladro stava rovistando, il maestro tornò e colse sul fatto lo scassinatore.
Ryokan gli disse: “Hai fatto un lungo viaggio per derubarmi. Non puoi ripartire a mani vuote”. E gli diede tutti i suoi vestiti e la coperta! Il ladro, completamente stordito, prese i vestiti e sparì. Dopo che se ne fu andato, il maestro si sedette sulla soglia di casa, guardò la luna splendente e pensò:
“Poveretto! Come mi sarebbe piaciuto potergli dare questa stupenda luna!”.
Primo esercizio. Provate a dire: “Come sono fortunato! Come sono grato per tutto ciò!”. Sapete una cosa? È impossibile essere riconoscenti e non essere felice.
Un giorno un uomo corse dal suo rabbi e gli disse: “Rabbi, devi aiutarmi! La mia casa è un inferno! Viviamo in un'unica stanza io, mia moglie, i miei figli e la famiglia di mia moglie. È un inferno! Non c'è spazio per tutti”.
Il rabbi sorrise e disse: “Va bene, ti aiuto, ma devi promettermi di fare quello che ti dirò”.
E l'uomo: “Te lo prometto, te lo prometto! Te lo prometto solennemente!”.
Il rabbi chiese: “Quanti animali hai?”.
L'uomo rispose: “Una mucca, una capra e sei galline”.
Il rabbi disse: “Rinchiudi gli animali nella stanza e torna tra una settimana”.
L'uomo non credette alle sue orecchie, ma una promessa è una promessa.
Quindi, tornò a casa abbattuto. La settimana successiva tornò sconsolato e disse al rabbi: “Sto impazzendo! Finirò con l'avere un infarto. Per favore, fai qualcosa...”.
Il rabbi con calma replicò: “Torna a casa e riporta in cortile gli animali. Torna da me tra una settimana”.
L'uomo corse a casa sua. Ora, quando tornò la settimana successiva, i suoi occhi brillavano; esclamò: “Rabbi, la casa è una meraviglia, così pulita! È un paradiso!”.
Avete capito?
“Mi lamentavo sempre di non avere scarpe, finché ho conosciuto una persona senza piedi!”.
Mettetevi al posto di quella paralitica di cui vi ho parlato in precedenza. Mettetevi al suo posto! Potreste anche gettarvi per terra per provare meglio questa sensazione. Immaginatevi paralizzati e dite: “Posso fare le cose più belle del mondo. Ho le cose più belle del mondo!”.
Scoprite quali sono le cose più belle della vita. Allora scoprirete cosa significa realmente amare, gustare, odorare, vedere, sentire. Vi capiterà di udire il canto degli uccelli, il vento tra gli alberi e la voce degli amici, vedrete il loro volto. Scoprirete tutte queste cose e potrete assaporare il segreto della gratitudine.
Secondo esercizio. È molto semplice: pensate alla giornata di ieri. Ricordate cosa è successo, un episodio dopo l'altro, e per ognuno esprimete la vostra gratitudine. Ringraziate. Dite: “Grazie” “Che fortuna che mi sia capitato questo!”. Con ogni probabilità vi ricorderete anche di qualche fatto spiacevole. Allora fermatevi. Pensate. “Quello che mi è capitato è stato messo lì per il mio bene”.
Pensate così, dite: “Grazie”, e continuate.
Anthony De Mello, Istruzioni di volo per aquile e polli, p. 29-31