Alcuni insegnanti provenienti da Israele mi hanno parlato dei meravigliosi centri comunitari che ci sono nel loro paese. La scuola, mi hanno riferito, fa parte di una comunità la cui prima necessità è quella di lavorare duramente. Ci sono bambini di dieci anni, mi ha detto un insegnante, che piangono se, per punizione, non gli si permette di lavorare nell'orto. Se io avessi un bambino di dieci anni che piange perché gli si proibisce di cavare patate, mi chiederei se non avesse deficienze mentali. L'infanzia è l'età del gioco, e ogni sistema comunitario che ignora questa verità educa in modo errato.
Summerhill può essere definita una scuola dove al gioco si attribuisce la più grande importanza. Non penso al gioco in termini atletici o di gioco organizzato, ma in termini di fantasia. I giochi organizzati richiedono intelligenza, spirito di competizione, intesa di gruppo; i giochi dei bambini, di solito, non richiedono intelligenza, richiedono poco spirito di competizione, e difficilmente un lavoro di gruppo. Molto prima dell'avvento del cinema i bambini giocavano ai banditi. A Summerhill, un bambino di sei anni gioca per tutto il giorno, e gioca con fantasia. Per un bambino piccolo realtà e fantasia sono molto vicine. Se un bambino di dieci anni si traveste da fantasma, i piccoli gridano di gioia; sanno che si tratta solo di Tommy; l'hanno visto indossare il lenzuolo. Ma nel momento in cui avanza verso di loro gridano tutti di terrore.
Per gli adulti, il gioco è uno spreco di tempo. Come conseguenza, in città si costruiscono grandi scuole dotate di numerose aule e di costosi apparati didattici, e spesso, tutto ciò che si offre all'istinto di giocare, è solo un piccolo cortile di cemento.
Diverse prove indicano che i bambini allevati nella libertà e che hanno giocato molto, tendono ad avere una mentalità non massificata.