Viaggiando
nello spazio, il Piccolo Principe scende in un minuscolo pianeta dove incontra il
Lampionaio, un uomo che ha il compito di accendere e spegnere l’unico lampione.
Questa consegna, apparentemente semplice e chiara, meccanica e ripetitiva, risulta
però talmente rigida da non cambiare neppure quando le condizioni esterne
variano a tal punto da renderne quasi impossibile l’esecuzione. Il mondo gira
sempre più velocemente, ma al Lampionaio è chiesto di rispettare comunque la
consegna, trovando i modi e le strategie affinché il lampione sia acceso quando
serve e sia spento quando non occorre più. Solo e isolato, il Lampionaio si
ritrova a essere l’unico responsabile dell’operazione che garantisce luce e
sicurezza a tutto il pianeta. Questo onere lo spinge a condurre affannosamente
il suo lavoro, ad agire senza mai trovare un attimo di pace.
Una volta, questo mestiere era
ragionevole: si accendeva il lampione di sera e lo si spegneva al mattino,
avendo il tempo per riposare. Ora che il pianeta fa un giro al minuto, le cose
sono diventate molto più complicate e il Lampionaio non ha più tregua, mentre
avrebbe tanto bisogno di coricarsi.
Al Piccolo Principe, quest’uomo
fedele al compito, ma stanco da morire, fa pena. Sente di amarlo e, nella sua
sfortuna, vorrebbe aiutarlo. Tra tutti i personaggi incontrati nel suo
viaggiare, questo è il solo che non gli sembri ridicolo e di cui avrebbe potuto
diventare amico. Forse perché è l’unico che spende il suo tempo per gli altri e
non per se stesso.
La metafora del Lampionaio
rappresenta bene la figura del Dirigente scolastico e aiuta a comprenderla nei
modi in cui è vissuta oggi. Allo stesso modo in cui ricade sul Lampionaio la completa
responsabilità della luce del pianeta, così nessuna scuola italiana può
rimanere nemmeno per un giorno senza un titolare cui attribuire ogni
responsabilità, civile, penale, morale, amministrativa... per tutto ciò che
succede in una struttura che in molti casi presenta le dimensioni di un piccolo
comune e conta il personale di una media azienda.
Non servono tante parole per
descrivere la tensione sopportata da quello che ormai può essere considerato
l’anello debole della catena. Con un’immagine potente e significativa, il poeta
polacco Stanisław Jerzy Lec mette tutti in guardia dicendo
che l'anello più debole è anche il più
forte, perché è quello che spezza la catena.