In questi giorni milioni di
insegnanti e di bambini stanno riprendendo il loro cammino a scuola.
Immagino le voci urlanti di quegli alunni che, desiderosi di
rivedere amici e maestre, prendono posto in classe con il sorriso. Riesco a
vedere, però, anche coloro che siedono nella propria seggiola sbuffando, con le
gambe tremanti e con lo sguardo assorto in chissà quali pensieri. Sono i
bambini che si sentono “persi nel bosco”. Quando questi bambini vanno a scuola,
è come se fossero portati nel bosco, lontani da casa: non riescono a vedere lo
spiraglio di luce del sole che filtra tra gli alberi e non riescono ad udire
voci amiche pronte ad indicare loro la giusta strada da seguire. Chiedendo loro
il motivo di tanta tristezza, ci si sentirà rispondere:
“andare a scuola è difficile!”.
Questi bambini non hanno torto. Andare a scuola è difficile,
difficilissimo! Ma allora io, in quanto maestra, mi sentirei di riprendere le
parole di Rodari e di dire
loro:
“E’ difficile fare le cose difficili:
parlare al sordo,
mostrare la rosa al cieco.
Bambini, imparate a fare le cose difficili:
dare la mano al cieco,
cantare per il sordo,
liberare gli schiavi
che si credono liberi”.
parlare al sordo,
mostrare la rosa al cieco.
Bambini, imparate a fare le cose difficili:
dare la mano al cieco,
cantare per il sordo,
liberare gli schiavi
che si credono liberi”.
Auguro a tutti i bambini che in questi giorni stanno muovendo i
loro passi tra le mura della scuola di trovare il coraggio per “fare le cose
difficili” e per riuscire, così, ad affrontare le sfide e le incertezze della
vita. Auguro, al tempo stesso, a tutti gli insegnanti di trovare la forza per
aiutare gli adulti del futuro a reagire con coscienza e convinzione alla
complessità di tutti quei problemi che stanno impregnando di lacrime il mondo.
Elena Schievano