La signora Judy
O'Flannagan di Ballyamosduff (Irlanda), svegliandosi una mattina dell'anno
1964, trovò la casa interamente immersa in una nube purpurea.
Assieme alla sorella
Sheena tentò di disperderla con ogni mezzo: sventolando lenzuola, gettando
secchi d'acqua e pregando in gaelico. Solo dopo qualche tempo la signora si
accorse che sopra la sua abitazione si era posata l'estremità di un arcobaleno
di eccezionale grandezza e compattezza. La nube era per l'appunto causata da
uno degli anelli iridati.
I pompieri, subito
intervenuti, riuscirono a scalare alcuni metri di arcobaleno, ma furono
costretti a desistere per via dell’umidità e della scivolosità della parete.
Fortunatamente, dopo
breve tempo, l’arcobaleno sparì, così come era venuto. Non ci fu alcuna
conseguenza spiacevole per la casa della signora O'Flannagan, se non che tutte
le camicie del marito uscirono leggermente tinte in rosa dal bagno iridato.
Un fenomeno analogo
venne registrato all’altra estremità dell’arcobaleno, e precisamente a sei
miglia di distanza in località Bailieborough, nella fattoria della signora Edna
O’Raferty. L’unica differenza fu che lì l’alone era di colore giallo e che il
marito, Paddy O’Raferty, dimostrando poca immaginazione e scarsa conoscenza
della meteorologia, non credette alla spiegazione della moglie riguardo alle
camicie.
«Per me è stato un
maledettissimo calzino che ha perso colore nel bucato» dichiarò alla stampa.
Sul posto si recò
un’équipe di scienziati dell’Università di Belfast, le cui conclusioni non sono
mai state rese note.
Stefano
Benni, L’ultima lacrima, p. 124-125.