Un caro amico mi ha
fatto conoscere questa stupenda poesia di Enzo Bianchi, priore di Bose:
Da Forestiero
Il forestiero
è colui che viene da altrove:
è uno
sconosciuto.
Il forestiero
è colui che passa e poi va:
è un
pellegrino.
Il forestiero
è colui che può essere accolto o respinto:
è un ospite.
Il forestiero
è colui che non possiede casa né terra:
è un povero.
Il forestiero
è colui che non ha bagagli ingombranti:
è libero per
camminare.
Un anno fa abbiamo parlato del nostro
sacco pieno di piume d’uccello; ora ci viene chiesto di viaggiare addirittura anche
senza quel sacco.
In effetti, è vero, chi si propone di
fare tanta strada a piedi sa bene quanto importante sia il viaggiare leggeri: uno
zaino pesante tiene incollati al terreno e ogni passo costa un’immensa fatica.
Ma addirittura senza zaino! Cosa vorrà
mai significare?
Il forestiero è uno sconosciuto che
porta con sé idee criticate, usi e costumi strani e non accettati; è un
pellegrino che passa di terra in terra senza mai sapere quale sarà quella che
lo accoglierà; è un ospite che entra in casa solo se gli si apre la porta; è un
povero che non possiede nulla. Ma proprio perché niente lo trattiene, il
forestiero è libero di camminare leggero (e forse anche di volare).
A ben vedere, il forestiero cammina
quasi “in punta di piedi”, accarezzando le cose per non rovinarle, sfiorando le
persone per non calpestarle. Ci viene proposto di passare sulla terra così, “da
forestieri”.
Se ci pensiamo, i bambini appena nati rappresentano
dei forestieri su questa terra e sono certamente le persone più leggere che vi
siano. Il Bambino che nasce a Natale porta di
solito tante belle emozioni, pensieri ricchi e profondi. A me basterebbe riuscire a seguire almeno un poco il suo esempio di leggerezza. Sarebbe già tanto.
Me lo auguro, e lo auguro a tutti voi.
Francesco
Callegari
20 dicembre 2012