Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

giovedì 27 ottobre 2011

TRA SUMMERHILL E BARBIANA - Francesco Callegari


Le parole di Anthony De Mello hanno veramente il potere di scompaginare i nostri modelli, mandando all’aria abitudini e certezze. Accoglierne la sfida non è facile, anche se la voglia di provarci è tanta.
Abbiamo probabilmente provato la stessa impressione leggendo di Alexander Neill e della sua scuola di Summerhill.
Forse è questo il segreto delle persone di valore: agire con una consapevolezza tale da rendere uniche e preziose le piccole cose d’ogni giorno. Un po’ come la magia suggerita da Thomas Gordon quando parla dell’insegnante-alchimista, che è in grado di cogliere il meglio da ciascun allievo. Lo vedremo insieme nei prossimi giorni.
Ripensando alla scuola di Summerhill, non possiamo non scorgere diverse analogie con quella di Barbiana:
“Barbiana, quando arrivai, non mi sembrò una scuola. Né cattedra, né lavagna, né banchi. Solo grandi tavoli intorno a cui si faceva scuola e si mangiava. D’ogni libro c’era una copia sola. I ragazzi gli si stringevano sopra. Si faceva fatica ad accorgersi che uno era più grande e insegnava. Il più vecchio di quei maestri aveva sedici anni. Il più piccolo dodici e mi riempiva di ammirazione. Decisi fin dal primo giorno che avrei insegnato anch’io”. Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, p. 12.
A suo modo, la scuola di Barbiana, come quella di Summerhill, rende felici i ragazzi. Perché la conoscenza ruota intorno a loro, anziché il contrario:
“La seconda soddisfazione fu di cambiare finalmente il programma. Voi li volevate tenere fermi alla ricerca della perfezione. Una perfezione che è assurda perché il ragazzo sente le stesse cose fino alla noia e intanto cresce. Le cose restano le stesse, ma cambia lui. Gianni non sapeva mettere l’acca al verbo avere. Ma del mondo dei grandi sapeva tante cose. Voi con i greci e i romani gli avete fatto odiare tutta la storia. Noi, sull’ultima guerra si teneva quattr’ore senza respirare”. Ibidem, p. 17.


Tutto questo mi suggerisce un'immagine. Mi vengono in mente gli splendidi mosaici di Gaudì in Parc Guell a Barcellona: una distesa variopinta di cocci irregolari, frammenti di piastrelle colorate e pezzi di vetro frantumato. Ma, grazie alla mano dell'artista, quale spettacolo alla fine!
Francesco Callegari
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