Quando tengo conferenze ai futuri maestri e maestre, spesso rimango stupito dell’immaturità di questi giovani pieni di conoscenze inutili. Sanno un mucchio di cose, brillano di qualità dialettiche, commentano i classici, ma la visione della vita che molti di loro hanno è quella di un bambino.
Sono abituati a imparare e non a sentire. Questi studenti sono amichevoli, simpatici, premurosi, ma qualcosa manca loro: il fattore emotivo, la capacità di subordinare il pensiero al sentimento. Io parlo loro di un mondo dimenticato e che continuano a dimenticare. I loro libri non parlano del carattere degli individui, dell’amore, della libertà, dell’autoregolazione.
E così il sistema va avanti, mirando solo a insegnare quello che c’è nei libri, e separando la mente dal cuore.