L’autonomia soffre
della discriminazione sociale nella scuola, ma anche della caduta di qualità;
soffre se non si realizza l’equità, ma anche se i risultati scolastici non sono
buoni. In tal caso i ceti più deboli possono conseguire vantaggi formali, l’illusione
di inclusione, ma poi riemergono gli svantaggi; sono ammessi a scuola ma non
imparano.
Il segreto sta nel
coltivare, assicurare la qualità nella scuola per tutti. Tutti hanno diritto di
imparare al massimo delle proprie potenzialità e non al minimo. L’inclusione
non è un’elemosina, non è la carità.
Come può
realizzarsi questo?
- Ponendo al centro l’apprendimento.
- Rispettando le diversità degli allievi: vocazioni, attitudini, stili cognitivi, interessi culturali, propensioni professionali. E quindi individualizzando insegnamento e apprendimento.
- Moltiplicando la motivazione, e quindi l’impegno e il gradimento studentesco, aumentando così anche la responsabilizzazione.
- Modellando gli strumenti didattici su queste diversità e stimolando la partecipazione.
Luigi Berlinguer, L’autonomia incompiuta, “Dirigere la scuola”, XXI (2012), n. 4-5-6