Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

domenica 21 agosto 2011

LA CONGIURA DEI POETI - Tiziano Terzani



"Mi piaceva pensare che i problemi dell'umanità potessero essere risolti un giorno da una congiura di poeti: un piccolo gruppo si prepara a prendere le sorti del mondo perché solo dei poeti ormai, solo della gente che lascia il cuore volare, che lascia libera la propria fantasia senza la pesantezza del quotidiano, è capace di pensare diversamente.
Ed è questo di cui avremmo bisogno oggi: pensare diversamente".
Intervista a Tiziano Terzan - Anam, il Senzanome, Parte 4/7; dal minuto 4.55



“Quello era dunque l'ultimo viaggio di una delle poche navi che battevano ancora bandiera italiana.
Seduto a poppa, mi chiedevo quanto ancora potrà durare un mondo così, retto esclusivamente dai criteri incolti, disumani e immorali dell'economia. Scorgendo l'ombra di isole lontane me ne immaginavo una ancora abitata da una tribù di poeti tenuti in serbo per quando, dopo il Medioevo del materialismo, l'umanità dovrà ricominciare a mettere altri valori nella propria esistenza."
Tiziano Terzani, Un indovino mi disse, p. 376



“Mi sono spesso chiesto, strada facendo, da dove sarebbe arrivata la soluzione al problema che affrontiamo, quello dell’umanità che mi sembra stia annaspando nella sua ricerca di una soluzione a quello che non va.
Una volta, attraversando in nave lo stretto di Malacca, in una di quelle belle serate in cui si stava sulla tolda della nave a guardare il tramonto, vidi all’orizzonte decine di splendide isolette e mi venne la divertente idea che la soluzione sarebbe arrivata da una congiura di poeti. Perché soltanto la poesia mi pareva potesse ridarci una spinta di speranza. Identificai un’isola lontanissima, insignificante, che non era segnata su nessuna carta, ma in cui immaginavo crescesse una generazione di giovani poeti che aspettavano il momento di prendere in mano le sorti del mondo. Avevo in qualche modo il sentimento che non c’era una soluzione nei partiti, nelle istituzioni, nelle chiese, dove tutti ripetono le stesse cose, oggi per giunta senza neanche più quella carica ideologica che c’è stata nel passato.
(…) Ma il bello è che non è una organizzazione. E’ la cosa più disorganizzata, più informale, più inesistente che ci sia, che però attraverso strane vie lega tutta una serie di persone a delle stesse idee, delle stesse intenzioni, delle stesse aspirazioni. E questo mi pareva coincidere anche con la mia congiura dei poeti. Un gesto, un darsi la mano in un certo modo, una sorta di mistica massoneria, nel mondo dei giovani in particolare, in cui in qualche modo si trovano nuove vie o si sente che c’è qualcosa di nuovo nell’aria.
L’Organizzazione è anche una bella chiave, perché spiega la fine della politica, cioè spiega perché la politica non risponde più ai problemi, e perché si sta andando verso altre soluzioni: la religione, la spiritualità, eccetera. Infatti non c’è più un partito a cui uno va e dice «Eccomi! Voglio la tessera, voglio lavorare con voi. Ditemi cosa posso fare. Devo attaccare i volantini per le prossime elezioni?» Questo non c’è più. Ma c’è la sensazione che tutti partecipano a una cosa misteriosa di cui ci sono i fili, ci sono i capi, ci sono i coetanei, gli amici. Lo trovo molto bello e fa parte di una visione positiva che voglio lasciare ai giovani.
(…) C’è questa voglia di appartenere a qualcosa che valga la pena. A una cosa grande.
(…) E il bello è che questa Organizzazione non c’è. È buffo, no? Ma è bella la storia, la trovo bella, È il segno, forte, di un’aspirazione, della speranza che da qualche parte ci sia la soluzione; che esiste un legame segreto, non fondato su regole; che c’è gente che non ha rinunciato agli ideali, che non ha rinunciato a qualcosa di più grande della vita quotidiana e che improvvisamente sente che non è sola. Questa è la cosa importante. È in queste piccole cose che ci sono i segnali di qualcosa di nuovo”.
Tiziano Terzani, da La fine è il mio inizio
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