Il mio ideale era racchiuso in questa parola: il bello, di così
ardua definizione a onta di tutte le evidenze dei sensi e della vista. Mi
sentivo responsabile della bellezza del mondo. Volevo che le città fossero
splendide, piene di luce, irrigate d’acque limpide, popolate da esseri umani il
cui corpo non fosse deturpato né dal marchio della miseria o della schiavitù,
né dal turgore di una ricchezza volgare; volevo che gli alunni recitassero con
voce ben intonata lezioni non fatue; che le donne al focolare avessero nei loro
gesti una sorta di dignità materna, una calma possente; che i ginnasi fossero
frequentati da giovinetti non ignari dei giochi e delle arti; che i frutteti
producessero belle frutta, i campi le messi più abbondanti.
Marguerite Yourcenar
(1903-1987), Memorie di Adriano
[1951], Milano 1981, p. 127