Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

NEWS

Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

martedì 30 agosto 2011

L'ADDIO - Kahlil Gibran


E ancora rivolto al popolo levò alta la voce e disse:
Popolo di Orfalese, il vento mi comanda di lasciarvi.
Brevi furono i miei giorni tra voi, e ancor più brevi le parole che ho detto.
Ma se la mia voce si affievolirà nel vostro orecchio e il mio amore svanirà nella vostra memoria, allora io tornerò.
E con cuore più ricco e labbra più docili allo spirito, parlerò con voi.
Se ciò che ho detto è verità, questa verità dovrà rivelarsi in una voce più chiara e in parole più somiglianti ai vostri pensieri.
I palpiti del vostro cuore erano nel mio cuore e sul mio volto soffiava il vostro respiro, e vi ho conosciuti tutti.
Sì, ho conosciuto la vostra gioia e il vostro dolore e, nel sonno, i vostri sogni erano i miei sogni.
Tra voi sovente sono stato un lago circondato da montagne.
In me si sono rispecchiate le vostre vette e i curvi pendii, e anche il lento sfilare delle greggi dei vostri pensieri e passioni.
Vi è stato detto che voi, simili a una catena, siete deboli quanto il vostro anello più debole.
Questa non è che una mezza verità. Voi siete anche forti come il vostro anello più forte.
Misurarvi dalla vostra azione più meschina è come calcolare la potenza dell'oceano dalla fragilità della sua schiuma.
Giudicarvi dai vostri errori è accusare le stagioni per la loro incostanza.
E inoltre siete come le stagioni,
E benché nel vostro inverno neghiate la vostra primavera,
La primavera che è in voi sorride intatta e assopita.
Non pensiate che io vi parli così affinché vi diciate l'un l'altro: "Ci ha ben lodato. In noi non ha visto che il buono".
Io vi ho solo tradotto in parole ciò che voi stessi conoscete in pensiero.
Qualcuno tra voi mi ha stimato superbo e troppo schivo per ricevere doni.
In verità sono troppo superbo per accettare compensi, ma non doni.
E sebbene abbia mangiato bacche sulle colline quando mi avreste invitato alla vostra mensa,
E dormito sotto il portico del tempio quando mi avreste dato asilo con gioia,
Non è stata forse la vostra amorevole preoccupazione per i miei giorni e le mie notti a rendere il cibo dolce alla mia bocca e a circondare il mio sonno di visioni?
Per tutto questo io vi benedico ancora.
Voi date molto e lo ignorate.
E alcuni di voi mi hanno giudicato distante ed ebbro della mia solitudine,
E hanno detto, "Lui tiene consiglio con gli alberi della foresta, ma non con gli uomini.
Siede solitario sulle cime dei monti e guarda dall'alto la nostra città".
E' vero, ho scalato montagne e ho camminato in luoghi remoti.
Ma come avrei potuto vedervi se non da una grande altitudine o da una grande distanza?
In verità, come si può essere vicini se non si conosce la lontananza?
E altri tra voi si sono tacitamente rivolti a me pronunziando queste parole:
"Straniero, straniero, amante di irraggiungibili altezze, perché vivi sulle cime dove le aquile costruiscono il loro nido?
Perché cerchi l'impossibile?
Quali tempeste vorresti carpire?
E quali uccelli chimerici insegui nel cielo?
Vieni, e sii uno di noi. Scendi, placa la tua fame col nostro pane e spegni la tua sete col nostro vino".
Nella solitudine dell'anima questo hanno detto; ma se la loro solitudine fosse stata più profonda avrebbero capito che ricercavo soltanto il segreto della vostra gioia e della vostra pena, e che inseguivo soltanto la vostra essenza più vasta che si libra nel cielo.
Ma il cacciatore è stato anche la preda; molte frecce hanno lasciato il mio arco solo per mirare al mio petto.
E il volatile è stato anche il rettile; quando le mie ali si dispiegavano al sole, la loro ombra sulla terra era una tartaruga.
E io, il credente, sono stato anche lo scettico, poiché sovente ho messo il dito nella mia stessa piaga, per avere di voi la conoscenza e la fede più profonde.
Se queste sono parole vaghe, non cercate di chiarirle.
Vago e nebuloso è l'inizio di ogni cosa, ma non la sua fine.
E vorrei che mi ricordaste come un inizio.
La vita, e tutto ciò che vive, è concepito nella nebbia e non nel cristallo.
E chissà se il cristallo non è la nebbia che si dilegua?
Nel ricordarmi, non scordatevi di questo: ciò che in voi sembra più fragile e confuso, è invece più forte e determinato.
Addio, popolo di Orfalese.
Questo giorno è finito.
Si chiude su di noi come il giglio acquatico sul suo domani.
Serberemo quello che qui ci è stato donato, e se non sarà sufficiente, ci ricongiungeremo per tendere ancora le mani verso colui che dà.
Addio a voi e alla giovinezza trascorsa con voi.
Appena ieri ci incontrammo.
Voi avete cantato per me nella mia solitudine e io ho costruito una torre nel cielo con i vostri desideri.
Ma ora il nostro sogno è finito, è volato via il sonno e non è più l'alba.
Il mattino volge al termine, il nostro dormiveglia si è trasformato nella pienezza del giorno, e dobbiamo separarci.
Se ancora una volta ci incontreremo nel crepuscolo della memoria, parleremo nuovamente insieme, e il canto che voi intonerete sarà allora più profondo.
E se le nostre mani si toccheranno in un altro sogno, 
costruiremo un'altra torre nel cielo.

Kahlil Gibran, Il profeta
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...