Sempre più il
lavoro oggi ha bisogno del valore aggiunto della conoscenza. La cultura non
deve patire strumentalizzazione alcuna, deve essere indipendente da
condizionamenti. Ma ciò non significa rifiutare la contaminazione del reale.
Chi studia, e pensa
al suo lavoro di domani, è più motivato a studiare se è indotto a capire che
avrà vita più soddisfacente, che troverà un lavoro migliore se aumentano le sue
competenze, se sa di più, e potrà accedere a un lavoro qualificato. Ma questo
non si risolve in una predica paternalistica all’allievo: va evidenziato il
nesso tra più sapere e più qualità professionale. La società della conoscenza
non deve fondarsi sul lavoro tout court, ma sul lavoro ad alta qualifica.
Dobbiamo sostituire la parola “lavoro” con “lavoro qualificato”.
Imparare significa
studiare con fatica sul libro, ma anche vedere, sperimentare, osservare il
mondo.
Ma c’è di più! Lo
studente deve sperimentare il lavoro, perché lavoro e sapere sono due facce
della stessa medaglia. Lavoro professionale qualificato significa lavoro
arricchito dal valore aggiunto della conoscenza.