Era
consapevole che la sua mente gli fornisse un conglomerato confuso di pensieri
ineguali e che non funzionasse esattamente così per tutti gli altri uomini.
Aveva notato che fra i suoi pensieri e quelli del suo vice Danglard esisteva la
stessa differenza che c’è tra quello scombiccherato fondo di retino e il banco
ordinato di un pescivendolo. Cosa ci poteva fare? Alla fine, qualcosa ne cavava
comunque, se solo aveva un po’ di pazienza. Adamsberg usava così il suo
cervello, come un vasto mare fecondo nel quale hai riposto la tua fiducia ma
che hai da tempo rinunciato ad assoggettare.
Fred Vargas,
L’uomo a rovescio, Torino 2006, p. 86