Adamsberg
gironzolava per la stanza con un’espressione meno fumosa del solito, il mento
in avanti, le labbra socchiuse, come se avesse il fiatone. Danglard vedeva che
era preoccupato, eppure non dava l’impressione di concentrarsi. Il commissario
precedente era l’opposto. Sempre blindato nelle sue riflessioni. Il commissario
precedente rimuginava in continuazione. Invece Adamsberg era esposto a tutti i
venti come un capanno di legno, il cervello all’aria aperta, insomma, pensò
Danglard. E’ vero, era come se tutto quello che gli entrava dalle orecchie,
dagli occhi o dal naso, che fosse fumo, colore, fruscio di carte, facesse una
corrente d’aria nei suoi pensieri impedendo loro di prendere corpo. Questo qui,
si disse Danglard, è attento a tutto, quindi non presta attenzione a niente.
Fred Vargas,
L’uomo dei cerchi azzurri, Torino
2007, p. 57