Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

lunedì 12 agosto 2013

LE RIFLESSIONI DEL COMMISSARIO ADAMSBERG - Fred Vargas

Adamsberg era capace di riflettere solo camminando. Se lo si poteva definire riflettere. Già da tempo aveva ammesso che per lui pensare non aveva niente a che fare con l’abituale definizione di questa abilità. Formare, articolare idee e giudizi. Non che non avesse provato, standosene seduto su una bella sedia, appoggiando i gomiti su un tavolo sgombro, prendendo carta e penna, stringendosi la fronte con le dita, tutti tentativi che gli avevano semplicemente disconnesso i circuiti logici. La sua mente destrutturata gli ricordava una carta muta, un magma in cui nulla riusciva a isolarsi, a identificarsi come Idea. Tutto sembrava sempre raccordabile con tutto, per viottoli obliqui dove si intrecciavano rumori, parole, odori, frammenti, ricordi, immagini, echi, granelli di polvere. Ed era così, solo così, che lui, Adamsberg, doveva dirigere ventisette agenti dell’Anticrimine e ottenere, come diceva abitualmente il capo divisione, dei Risultati.

Fred Vargas, Nei boschi eterni, Torino 2007, p. 88-89
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