Cari amici,
alcune vostre
lettere esprimono sempre più stupore e incredulità, nei confronti
dell’esperimento sociale che vi vado raccontando. Chiedersi se sia o non sia
reale, se esista davvero o no la Kirghisia, non deve in alcun modo sovrapporsi
alla gioia che molti di voi hanno provato, anche solo di fronte a una
descrizione esteriore e parziale di questa grande avventura sociale.
La vostra
difficoltà a credere che sia possibile organizzare la società a favore degli
esseri umani e non dei gruppi di potere, testimonia la sottomissione che vi
imprigiona, impedendovi di vivere.
Molti, in
occidente, sembrano non accorgersi, o aver dimenticato, che le nuove tecnologie
hanno diminuito enormemente i tempi di produzione, mentre gli orari di lavoro
sono rimasti immutati.
Ancor meno ci si
accorge che da oltre mezzo secolo i bambini, i ragazzi e i giovani vengono obbligati
a starsene seduti, tra scuola e compiti, circa otto ore al giorno, e che, alla
fine dei loro corsi di studi, a qualsiasi domanda culturale, il loro sguardo
vaga smarrito o si esprime in un “boh!”.
Chi rifiuterebbe di
avere ogni giorno più tempo per “fare” finalmente ciò che desidera, o per ampliare
e gestire il proprio territorio di conoscenza o di amore?
Silvano
Agosti, Lettere dalla Kirghisia, dalla
Terza lettera