“Ma quando e come
imparano questi giovani?”
Tutt’intorno al
perimetro del parco una serie di costruzioni a un piano, ognuna adibita a un
diverso settore del sapere “Casa della filosofia”, “Casa della geografia”,
“Casa del corpo umano”, “Casa degli animali”, “Casa della letteratura”, “Casa
delle lingue”, “Casa della matematica”, “Casa dei cibi”, Casa della Storia”,
“Casa della pittura”, “Casa dell’architettura”, “Casa della musica”, “Casa del
teatro”, “Casa del cinema”, “Casa dei sogni”.
In queste “Case” i
ragazzi e i bambini si rifugiano quando piove o quando lo desiderano.
Ho notato che
nessuno fuma. Inserire fumo nei polmoni è altrettanto insensato come mettere
nel serbatoio di un’automobile una bottiglia di acqua o di aceto. E qui nessuno
ci tiene a compiere azioni prive di senso. Ma come farò a riferirvi tutte
queste importanti conquiste, le prime di questo paese che ha iniziato la sua
evoluzione solo da dieci anni.
Sembra proprio che
l’essere umano, trovando in sé una diversa dignità, e intorno a sé un rispetto reale
per il diritto alla vita, veda svanire una serie di problemi e di crimini che,
qui da noi, nel nostro Occidente, vengono ormai vissuti come inevitabili.
“Ma dopo sedici
anni di gioco cosa accade a questi ragazzi?”
“Ognuno di loro
pratica nel lavoro la maturità che ha raggiunto visitando le varie case, in
diverse regioni del nostro Paese. Soprattutto, ovunque si trovi, dopo un
contributo di tre ore di lavoro al giorno, viene messo nelle condizioni di
avere il necessario per vivere, dunque semplicemente vive.”
È notte fonda, ma
la luminosità di ciò che ho visto oggi, insieme al sonno mi riempie gli occhi.
Vi saluto tutti, cari
amici, a presto.
Silvano
Agosti,
Lettere dalla Kirghisia, dalla Seconda lettera