Un villaggio ospitale
Lasciato il pericolo
alle spalle, Mortenson si rese conto di quanto fosse stata in pericolo la sua
stessa sopravvivenza e di quanto fosse indebolito. Riuscì solo con grande
fatica a scendere lungo il sentiero tortuoso che conduceva al fiume e una volta
lì, nell’acqua gelida, quando si tolse la maglietta per lavarsi, rimase
scioccato dal proprio aspetto. “Le braccia sembravano ridotte a stecchi, quasi
appartenessero a qualcun altro” racconta.
Giorno dopo giorno,
il nurmadhar osservava le condizioni
di Mortenson con attenzione, così ordinò la macellazione di uno dei preziosi chogo rabak, o grandi arieti, del
villaggio.
Quaranta persone
strapparono dalle ossa del magro animale tutta la carne arrostita, fino
all’ultimo brandello, poi spaccarono le ossa con le pietre per affondare i
denti nel midollo. Osservando la bramosia con cui la carne veniva divorata,
Mortenson si rese conto di quanto fosse rara per la gente di Korphe, che era
prossima alla fame.
Greg
Mortenson, David Oliver Relin, Tre tazze di tè, Milano 2008, p. 46-47