Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

lunedì 30 maggio 2016

IL PONTE DI LUCIANO 1/5 – Mario Lancisi


Volevo scrivere un post sulla Costituzione, la giustizia, le lotte sindacali, ma mi sono imbattuto in questo bellissimo racconto di Michele Gesualdi, allievo di don Milani, pubblicato nel 2008 da Avvenire (l’intera storia è in un libro). Ve lo propongo. (Mario Lancisi)

«Ho un bambino se voi lo vedeste, piangereste tutti, perché è piccino, uno scricciolino di 11 anni. Fa un’ora e mezza di strada, solo, per venire a scuola. Viene da lontanissimo, col suo lanternino a petrolio per la notte. Avreste tutti paura a fare la strada che fa lui di notte con la neve».
Così don Lorenzo Milani parla di Luciano durante un convegno dove fu invitato a parlare della sua scuola. Luciano non era della parrocchia di Barbiana. Non era neppure di una parrocchia confinante. Abitava di là dal poggio in una casa isolata nel bosco. Arrivò a Barbiana un pomeriggio di fine giugno. Era con la mamma, una donna ancora giovane, ma invecchiata prima del tempo dal lavoro dei campi. La donna teneva il bambino per mano ed esitava a varcare il cancello della corte ove don Lorenzo stava facendo scuola sotto la pergola. Quando il priore la vide la incoraggiò sorridendo, e lei: «Sor Priore noi non siamo del suo popolo. Stiamo di là dal poggio, sono venuta a chiederle se mi prende Luciano a scuola, perché non voglio che venga su come noi, poveri ‘meschini’, che si sa fare a malapena l’O con il culo del bicchiere».
Fu così che il giorno dopo Luciano cominciò a venire a scuola a Barbiana. Il primo giorno arrivò prima di tutti. Era un po’ accaldato per la salita e reggeva sulla spalla un bastone con appeso un fagottino con dentro il desinare che la mamma gli aveva preparato, e che lui mangiava sui tavoli di scuola. Aveva camminato solo solo per un’ora e mezza nel bosco per essere lì puntuale alle 8. Luciano conosceva bene il bosco, la sua vita, i suoi segreti, i suoi rumori, le sue figure, i suoi pericoli. Sapeva che se incontrava una vipera doveva evitarla, se si imbatteva in una famiglia di cinghiali si doveva fermare e aspettare che si allontanassero, perché i cinghiali quando hanno i piccoli diventano aggressivi. Se c’era un temporale non doveva fermarsi sotto gli alberi, ma allungare il passo per uscire prima possibile dal bosco. Però, per un bambino di 11 anni, il bosco nasconde sempre qualche pericolo inaspettato. Per questo, i primi giorni, la mamma dal punto più alto vicino a casa lo accompagnava con lo sguardo fino a quando non spariva nel folto. Lo stesso la sera scrutava l’uscita del bosco fino a quando non appariva il bambino.
Mario Lancisi, dal blog Altratoscana.info


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