Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

martedì 31 maggio 2016

IL PONTE DI LUCIANO 2/5 – Mario Lancisi


Luciano, per venire a scuola, doveva scendere giù fino al fosso dove c’era un ruscello da attraversare per poi risalire dall’altra parte verso Barbiana. Era un ruscelletto di montagna, di quelli che scorrono raso terra lasciando scoperti i sassi più grossi. Lui l’attraversava saltando di sasso in sasso. Durante i mesi invernali però l’acqua cresceva un po’ e ricopriva i sassi. Allora i ragazzi della scuola misero attraverso il ruscello un tronco di castagno fermato a valle e a monte con dei pioli perché la corrente non lo portasse via. Luciano passava dall’altra parte camminandoci sopra.
Un anno di febbraio la pioggia fu più abbondante del solito, l’acqua si alzò facendo galleggiare il tronco e, mentre Luciano lo stava attraversando, girò su se stesso; il ragazzo perse l’equilibrio e cascò nell’acqua. Si rialzò tutto inzuppato e di corsa salì a Barbiana dove arrivò tremando dal freddo, con le labbra quasi viola e i vestiti ghiacciati addosso. I ragazzi della scuola gli si strinsero intorno e rinforzarono il fuoco della stufa per asciugarlo. L’Eda trovò un po’ di roba asciutta di casa, poi fu avvolto nel mantello di don Lorenzo mentre i suoi vestiti si asciugavano stesi davanti alla stufa. Quando il ragazzo si fu completamente ripreso e raccontò cosa era successo, don Lorenzo rifletté un po’ e disse: «Non è mica giusto che i ragazzi di Vicchio abbiano il pulmino sotto casa per andare a scuola, le aule riscaldate e la refezione, mentre il mio bambino nemmeno un ponticello per venire a scuola senza rischiare di cadere nell’acqua. Ragazzi prepariamoci, andremo a Vicchio a manifestare di fronte al Comune per chiedere al sindaco di costruire il ponte per Luciano».
Mario Lancisi, dal blog Altratoscana.info


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