Non è di moda,
non lo fa più quasi nessuno, dalle scarpe ai rapporti. Funziona o non funziona
e buttare è un gesto distratto, una piccola parabola in discesa che attraversa
clandestina la coda dell'occhio intanto che facciamo il caffè. E che non si
veda dove finisce. È fastidio intollerabile la Geenna cittadina dei rifiuti
fumanti.
Anche i
rapporti. Le storie stampate ci insegnano: è amore, naturalmente eterno, se
dura cento pagine, poi diventa indifferenza a scomparsa e odio, quello sì
eterno. Perché un altro amore, naturalmente eterno, si fa largo nelle prossime
pagine.
Persone
appaiono e dispaiono. Amici, nemici, lontani, nessuno. Come se il mondo fosse
solo deserto o giardino, ineluttabile abitare quel che capita, perché così va
la vita, non c'è niente da fare, bisogna prender quel che viene, ma
dove-vive-lei, la gente è così, a esser sognatori ci si perde sempre, come se
non si potesse coltivare il deserto, e anche il giardino.
È un'arte il
riparare, se ben coltivata può far nuove tutte le cose, e non perderne neanche
una, né una persona mai, perché bisogna aver vicino quel che si ripara e così,
semplicemente, non si dimentica il suo valore. In tutta la Bibbia è un'arte
divina, come il creare.
«La terra, che
era desolata, è diventata ora come il giardino dell'Eden». (Ez 36,35)
Mariapia
Veladiano, Ma come tu
resisti, vita, Torino, Einaudi, 2013, p. 58-59