Maria:
"Falegname col
martello
perché fai den den?
Con la pialla su quel
legno
perché fai fren fren?
Costruisci le
stampelle
per chi in guerra
andò?
Dalla Nubia sulle
mani
a casa ritornò?"
Il
falegname:
"Mio martello
non colpisce,
pialla mia non taglia
per foggiare gambe
nuove
a chi le offrì in
battaglia,
ma tre croci, due per
chi
disertò per rubare,
la più grande per chi
guerra
insegnò a
disertare".
La
gente:
"Alle tempie
addormentate
di questa città
pulsa il cuore di un
martello,
quando smetterà?
Falegname, su quel
legno,
quanti corpi ormai,
quanto ancora con la
pialla
lo
assottiglierai?"
Maria:
"Alle piaghe,
alle ferite
che sul legno fai,
falegname su quei
tagli
manca il sangue,
ormai,
perché spieghino da
soli,
con le loro voci,
quali volti
sbiancheranno
sopra le tue
croci".
Il
falegname:
"Questi ceppi
che han portato
perché il mio sudore
li trasformi
nell'immagine
di tre dolori,
vedran lacrime di
Dimaco
e di Tito al ciglio
il più grande che tu
guardi
abbraccerà tuo
figlio".
La
gente:
"Dalla strada
alla montagna
sale il tuo den den
ogni valle di
Giordania
impara il tuo fren
fren;
qualche gruppo di
dolore
muove il passo
inquieto,
altri aspettan di far
bere
a quelle seti
aceto".
Fabrizio De
André,
La buona novella (1970)