Le nuove tecnologie, il computer, la videoconferenza ecc...
sono divenute indispensabili. Intendiamoci, esse non possono
rimpiazzare un insegnante fisicamente presente. Ha detto Platone:
«Per insegnare, occorre eros». Eros è una parola greca che
significa piacere, amore, passione. Per comunicare, non serve a
nulla dispensare il sapere a fette, ma bisogna amare ciò che si
fa e le persone che sono dinanzi a noi.
L'insegnante è colui che, attraverso ciò che professa,
può aiutarvi a scoprire le vostre proprie verità. A mio avviso,
l'insegnante è un mediatore che aiuta ciascuno a comprendersi, a
conoscersi. E la letteratura gioca in questo un grande ruolo. Io
sono di quelli che hanno riconosciuto le loro proprie verità
attraverso grandi romanzi. Dostoevskij mi ha insegnato a
comprendere i miei sentimenti riguardo la vita.
Io non credo che occorra scartare certe discipline,
col pretesto che esse hanno un pubblico di nicchia. Le belle
lettere non sono un lusso! Se tante persone leggono sulla metropolitana,
è perché si immergono in un universo di cui hanno bisogno. Perché
amiamo il cinema? Perché ci permette di vivere meglio i nostri
sentimenti d'amore, di partecipazione, di simpatia ecc... Il cinema
meriterebbe d'altronde di trovare un posto più importante nella
cultura; è un'arte fondamentale...
In realtà, così come sussistono ora, le discipline
devono essere integrate in grandi insiemi. Cosa sono la fisica,
la chimica, se non il mondo di cui siamo fatti, posto che noi
abbiamo delle cellule biologiche composte da interazioni fisico-chimiche?
La grande scoperta degli anni Cinquanta è che non c'è una
sostanza vivente diversa dalla sostanza materiale normale. Noi
siamo fatti di elementi chimici che esistono nella natura, ma che
sono organizzati in modo ben più complesso e nuovo. La fisica come
la chimica sono noi stessi! È il mondo nel quale noi siamo.
Tratto da
Avvenire, 25 ottobre 2013