Se
c’era una cosa che Danglard disapprovava sommamente in Adamsberg, era quel suo
modo di scambiare le proprie sensazioni per fatti assodati. Adamsberg ribatteva
che le sensazioni erano fatti, elementi materiali validi quanto un’analisi di
laboratorio. Che il cervello era il più gigantesco dei laboratori,
perfettamente in grado di individuare, classificare e analizzare i dati
ricevuti, per esempio uno sguardo, e ricavarne risultati quasi certi. Danglard
non riusciva a sopportare quella falsa logica.
Fred Vargas,
La cavalcata dei morti, Torino 2011,
p. 109