«Il pedagogo si
contrappone al demagogo da un lato e al mercante dall'altro. Purtroppo
nella scuola non mancano i professori demagoghi, quelli che fanno
finta di essere degli adolescenti per conquistarsi la simpatia degli
allievi. È un atteggiamento che infantilizza sia i professori che gli
studenti. In realtà, i giovani hanno bisogno di confrontarsi con degli
adulti veri, la cui presenza li aiuti a costruirsi. Gli adulti
devono indicare i limiti, spingere allo sforzo intellettuale ed
esigere una certa solitudine riflessiva. Tutto ciò per insegnare ai
ragazzi a riflettere da soli. Il pedagogo è colui che riesce a far
sentire agli allievi che l'esercizio dell'intelligenza critica può
essere una fonte di piacere. I demagoghi invece propongono sempre
le soluzioni più facili e soprattutto fanno sempre appello a
un'identità collettiva, una sola per tutti, dove si annulla ogni
singolarità. A scuola, ma anche al di fuori, nella corsa al
consumismo, nella moda, nella politica e perfino nella pratica artistica.
Il demagogo è il pifferaio magico che seduce e ci conduce al disastro».
«L'autorevolezza
che nasce dall'esempio della singolarità si fa sempre più rara. È
sempre più raro trovarsi di fronte a un adulto capace di pensare
con la propria testa e di avere un comportamento indipendente, un
adulto che dia l'impressione d'essere veramente se stesso
e non il prodotto di mode e pensieri dominanti».
Intervista
di Fabio Gambaro a Daniel Pennac, La Repubblica, 23 marzo 2013