Mentre
Giuseppe e Maria erano in viaggio verso Betlemme, un angelo radunò tutti gli
animali per scegliere i più adatti ad aiutare la santa famiglia nella stalla.
Per primo, naturalmente, si presentò il leone.
"Solo
un re è degno di servire il Re del mondo", ruggì "io mi piazzerò
all'entrata e sbranerò tutti quelli che tenteranno di avvicinarsi al
Bambino!".
"Sei
troppo violento" disse l'angelo.
Subito
dopo si avvicinò la volpe. Con aria furba e innocente, insinuò: "Io sono
l'animale più adatto. Per il figlio di Dio ruberò tutte le mattine il miele
migliore e il latte più profumato. Porterò a Maria e Giuseppe tutti i giorni un
bel pollo!" "Sei troppo disonesta", disse l'angelo.
Tronfio
e splendente arrivò il pavone. Sciorinò la sua magnifica ruota color
dell'iride: "Io trasformerò quella povera stalla in una reggia più bella
dei palazzo di Salomone!". "Sei troppo vanitoso" disse l'angelo.
Passarono,
uno dopo l'altro, tanti animali ciascuno magnificando il suo dono. Invano.
L'angelo non riusciva a trovarne uno che andasse bene. Vide però che l'asino e
il bue continuavano a lavorare, con la testa bassa, nel campo di un contadino,
nei pressi della grotta. L'angelo li chiamò: "E voi non avete niente da
offrire?". "Niente", rispose l'asino e afflosciò mestamente le
lunghe orecchie, "noi non abbiamo imparato niente oltre all'umiltà e alla
pazienza. Tutto il resto significa solo un supplemento di bastonate!". Ma
il bue, timidamente, senza alzare gli occhi, disse: "Però potremmo di
tanto in tanto cacciare le mosche con le nostre code". L'angelo finalmente
sorrise: "Voi siete quelli giusti!".
Bruno Ferrero,
Novena di Natale