Un anno
fa ho iniziato questo mio percorso di tirocinio riflettendo su una domanda che
Lei ha posto a noi tirocinanti durante l’incontro di inizio anno. Ci è
stato chiesto se avremmo preferito osservare una scuola fatta di bambini
competenti o una scuola animata da bambini felici.
Ho
passato i primi mesi di tirocinio chiedendomi se sia possibile dar vita alla
scuola ideale, quella dei bambini competenti in ciò che fanno e felici per
quello che fanno. Sono giunta, poi, a credere che la felicità sia la
chiave di tutto perché se un bambino sarà in grado, nella propria vita
scolastica, di apprendere anche solo una cosa ma di esser felice nell’averla
appresa, ciò gli permetterà di sviluppare una reale passione verso l’oggetto
del suo apprendimento e, così facendo, quel bambino diverrà molto più
competente di chi sa molte cose senza esser in grado di apprezzarle.
Oggi,
alla soglia di un nuovo percorso, ripensando agli sguardi dei bambini che ho
conosciuto e delle maestre che ho incontrato, mi sto chiedendo in che tipo di
scuola io abbia vissuto in questi mesi di tirocinio. Forse non è la scuola in
cui i bambini prendono sempre ottimi voti, non è la scuola in cui le maestre
svolgono il proprio lavoro senza incontrare difficoltà, non è la scuola
“perfetta” di chi crede che l’insegnamento si traduca sempre e solo
nell’accumulo di una serie di conoscenze spendibili nella vita.
Ho
visto un luogo diverso, fatto di sorrisi dei bambini, di mani tese pronte a
stringersi e a darsi forza, un luogo animato da desideri, sogni e speranze in
cui le insegnanti combattono con passione per dare un senso alla trasmissione
delle competenze, dei saperi e delle abilità.
Ho
visto una scuola, per usare le sue parole, che è “creatura viva e preziosa, che
assorbe l’odore di chi ci vive e ci lavora; una scuola che si colora della
patina dei pensieri di chi vi trascorre il tempo intenso della crescita
impregnandosi delle parole e dei suoni, delle risa e dei pianti di chi si
attende cura e attenzione ma anche di chi le chiede asilo e protezione”.
Ed
allora, considerando tutto questo, ho trovato risposta alla mia domanda.
Non
esiste la scuola fatta solo di bambini competenti, così come non esiste la
scuola fatta solo di bambini felici. Ma esiste la scuola dei bambini. Una
scuola in cui ogni passo è fatto in direzione di quell’essere unico e
irripetibile che si ha in classe.
Questa
scuola esiste e potrà continuare ad esistere perché “la scuola siamo noi (dirigenti,
insegnanti, futuri insegnanti e bambini), nelle buone pratiche e nel lavoro
quotidiano”, e solo noi possiamo costruire e migliorare questa casa abitata che
ogni giorno ha sempre più “un volto che è il nostro volto”.
Sono
convinta che finché continueranno ad esserci dirigenti ed insegnanti come Lei e
come quelli che ho conosciuto quest’anno, che lavorano ogni giorno trasmettendo
la passione per ciò che fanno, questo tipo di scuola continuerà ad esistere e
diverrà ogni giorno migliore.
Elena Schievano