Ogni docente
competente sa che deve riuscire a far emergere e a valorizzare in ogni alunno
il meglio delle proprie attitudini e capacità, a partire dal bagaglio di
esperienze che ciascuno ha fatto e continua a fare all'esterno della scuola. Ed
è qui che si gioca la differenza fra i diversi soggetti, che non deve essere né
appiattita, né negata, ma che non deve alimentare le disuguaglianze dei destini
futuri della vita lavorativa e dell'inclusione sociale. Ma è anche qui,
purtroppo, che si gioca l'incapacità della scuola di vincere sulle condizioni
sfavorevoli di partenza di molti alunni, così che la scuola stessa, anziché
diventare un fattore di promozione per tutti, rischia di diventare strumento di
ratifica delle disuguaglianze e dei destini, già tracciati, dei soggetti più
sfavoriti.
Povertà
economiche e culturali delle famiglie e delle realtà sociali da cui si
proviene, limiti oggettivi del patrimonio linguistico e delle esperienze extrascolastiche,
angustia di spazi fisici in cui si è costretti a vivere, tutti questi fattori,
fortemente condizionanti del successo scolastico di ciascun alunno devono
essere affrontati in modo molto precoce, perché non si consolidino e non
divengano limiti irreversibili al libero sviluppo delle potenzialità di
ciascuno.
L'eccellenza, nella
scuola e nell'università si raggiunge lavorando insieme agli altri e i prodotti
scolastici e della ricerca sono spesso prodotti collettivi, il cui valore
aggiunto risiede proprio nell'essere il risultato dell'impegno diversificato di
tanti. Il merito che la buona scuola deve saper promuovere è quello che
ciascuno deve, consapevolmente, offrire per raggiungere uno scopo comune. Solo
così il merito di alcuni può trascinare il gruppo e l'intera classe. La buona
scuola è luogo in cui si apprende insieme, senza competere fra compagni.
La
competizione vera, quella utile, va rivolta verso le difficoltà che si
incontrano sulla strada della ricerca, verso i nodi «duri» del confronto con i
problemi da risolvere o con gli aspetti della realtà che si devono affrontare e
il successo consiste nella capacità di trovare insieme una soluzione, di
arrivare a un prodotto di qualità, di scoprire strade non ancora percorse per
rispondere a problemi seri della società. La competizione più apprezzabile è
quella che ogni soggetto deve poi ingaggiare con se stesso, con le proprie
pigrizie e con i propri presunti limiti. I migliori insegnanti sanno
valorizzare l'apporto che ciascun alunno, a partire dalle proprie
caratteristiche di intelligenza e di abilità, sa portare alla realizzazione di
un compito comune e declinano in questa modalità collaborativa le eccellenze di
ciascun alunno.
Con un sistema
di premi e crediti, fra l'altro, è molto difficile valorizzare le eccellenze e
le doti particolari di alcuni, poiché queste attengono a campi specifici di
abilità e saperi e non si distendono, spesso, sull'intero arco della competenze
scolasticamente accertabili (non sempre l'alunno geniale in musica è anche
quello che se la cava in maniera ottimale in latino, o quello molto lento nelle
risposte a domande chiuse è, magari, un genio nel pensiero «lento» della
filosofia e quello che si distrae durante le spiegazioni di lingua o matematica
e guarda il volo di una mosca, sta, forse, vagando sulla divergenza di pensiero
che ne potrà fare un futuro cultore di scrittura letteraria o un appassionato ricercatore
in entomologia!).
La buona
scuola deve impastare pensiero ed emozioni, trasmissione dei saperi e
costruzione di nuovi saperi ed essere capace di promuovere progetti individuali
insieme a speranze collettive. Per questa scuola servono investimenti,
professionalità arricchite, rinnovamento vero dei curricola (non solo tagli
agli orari, ai laboratori, alle sperimentazioni), collegamento con la ricerca,
per uscire dalla solitudine e dall'angustia delle difficoltà della
sopravvivenza quotidiane.
Servono nuove
indicazioni programmatiche, revisione dei contenuti disciplinari che si aprano
a orizzonti europei e mondiali, formazione e aggiornamento costanti perché gli
insegnanti sappiano rinnovare le proprie conoscenze disciplinari e didattiche.
Servono
ascolto e sostegno sociale, ma anche attenzione e a valorizzazione dei
risultati che spesso docenti, studenti, genitori che ancora collaborano con
entusiasmo alla vita delle comunità educanti raggiungono, nonostante situazioni
di partenza veramente insostenibili.
Questo è il
«merito» di scuole, docenti e studenti, che vorremmo fosse riconosciuto,
promosso, reso visibile e diffuso in ogni parte del nostro territorio nazionale.
Simonetta Salacone, da Il
Manifesto on line del 7 giugno 2012