Foto Intestazione di Alberto Gianfranco Baccelli

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Non insegnate ai bambini, ma coltivate voi stessi il cuore e la mente, stategli sempre vicini, date fiducia all'amore, il resto è niente - Giorgio Gaber

mercoledì 14 marzo 2012

IL CARDINALE DI PALERMO - Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Monopoli (2011)


Il Cardinale di Palermo era davvero un sant'uomo; e adesso che da molto tempo non c'è più rimangono vivi i ricordi della sua carità e della sua fede. Mentre viveva, però, le cose stavano diversamente: non era siciliano, non era neppure meridionale o romano e quindi l'attività sua di settentrionale si era molti anni prima sforzata a far lievitare la pasta inerte e pesante della spiritualità siciliana in generale e del clero in particolare.
Coadiuvato da due o tre segretari del proprio paese si era illuso, nei primi anni, che fosse possibile rimuovere abusi, poter sgombrare il terreno dalle più flagranti pietre d'inciampo. Presto si era dovuto accorgere che era come sparar fucilate nella bambagia: il piccolo foro prodotto sul momento veniva colmato dopo brevi istanti da migliaia di fibrille complici e tutto restava come prima, con in più il costo della polvere, il deterioramento del materiale e il ridicolo dello sforzo inutile.
Come per tutti coloro che, in quei tempi, volevano riformare checchessia nel carattere siciliano, si era presto formata su di lui la reputazione che fosse un fesso (il che nelle circostanze ambientali era esatto) e doveva accontentarsi di compiere passive opere di misericordia che del resto non facevano se non diminuire ancora la sua popolarità se esse esigevano dai beneficati la benché minima fatica come, per esempio, quella di recarsi al Palazzo Arcivescovile per ricevere gli aiuti.

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo, p. 264-265
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